Harriet Riddell / Michaela Younge
Doppia personale delle due giovani artiste Harriet Riddell (Gloucester, 1990) e Michaela Younge (Cape Town, 1993) che espongono per la prima volta in una mostra personale a Milano.
Comunicato stampa
Harriet Riddell - Meditation in Color
Michaela Younge - An Introduction
testo di Lorenzo Bruni
Inaugurazione 17 settembre 2020 dalle ore 15.00 alle ore 20.00 su appuntamento
Prenota la tua visita su [email protected]
17.09.2020 – 16.10.2020
C+N CANEPANERI è lieta di presentare il giorno 17 settembre 2020 la doppia personale delle due giovani artiste Harriet Riddell (Gloucester, 1990) e Michaela Younge (Cape Town, 1993) che espongono per la prima volta in una mostra personale a Milano. Il progetto dal titolo 'meditation in color' è accompagnato da un testo del critico Lorenzo Bruni.
'Meditation in Color' – ‘An Introduction’ è una doppia personale in cui, in maniera differente, le due artiste si confrontano con il medium del cucire su stoffa per dare vita ad immagini figurative che narrano di scene tra il surreale e il vulnerabile. Harriet Riddell dell'Oxfordshire con la sua macchina da cucire si reca a confronto diretto con i luoghi o con le persone che ritrae nelle sue stoffe, creando a tutti gli effetti delle performance non annunciate, per stabilire attraverso una conversazione reale un'evocazione dell'essere più che dell'apparire sia del soggetto che del paesaggio con cui si mette in gioco.
Michaela Younge del Sud Africa, cucendo con ago su porzioni di lana merino, realizza scene splatter o grottesche che travalicano nel comico per mettere in evidenza le dinamiche sociali che governano la realtà, per smascherarne le convenzioni obsolete e per creare un nuovo spunto collettivo di analisi e trasformazione delle stesse.
Lorenzo Bruni, autore del testo introduttivo alla doppia mostra personale, suggerisce che: “meditation in color è un titolo che chiama in causa vari aspetti anche contraddittori rispetto alle opere figurative in mostra. Ad esempio il fatto di osservare delle storie realizzate con il materiale soffice della stoffa e, soprattutto, riprendendo il gesto meditativo e intimo del cucire, che rimanda naturalmente ad un mondo arcaico fatto di piccoli gesti che non esiste più, per lo meno nel mondo occidentale digitale e iper-connesso. Inoltre la stessa tecnica obsoleta e che caratterizzava in passato il ruolo della donna come detentrice dell'organizzazione del focolare domestico è adottata dalle due artiste con implicazioni differenti. L'autore continua poi parlando del lavoro di Harriet Riddell: “È come se, nel confrontarsi con le scene pubbliche che sceglie di incontrare e fermare disegnando in estemporanea, usando la macchina da cucire, desse più importanza ai vuoti. È come se la traccia sottile del filo creasse una composizione come per sottrazione. Approccio particolare che viene sintetizzato perfettamente dall'affermazione dell'artista: amo lavorare partendo dalla vita reale. Il mio lavoro consiste nell’immediatezza, la spontaneità, l’avventura, l’interazione e l’ottenere fiducia e accoglienza da parte di tutti i tipi di pubblico. Amo lavorare partendo dalla vita perché il soggetto è reale, vero e presente nel mondo. Amo celebrare sia il banale che lo straordinario.” […] Nel caso del
lavoro di Michaela Younge l'autore del testo mette in evidenza che “il suo è un lavorare sulla saturazione delle varie parti dell'immagine tramite un cucire con ago su porzioni di feltro. Si tratta di un collage morbido che contrasta con le scene grottesche che mette in scena: ci sono alcune figure che si sono ripresentate nei miei lavori nel corso del tempo come l’Hobby Horse e la testa di cavallo.
È stato mentre utilizzavo la lana prodotta industrialmente che mi è venuto in mente che mi sarebbe piaciuto crearne una mia. Aveva senso. Ho sempre adorato gli arazzi medievali e, in un certo qual senso, questa è la mia interpretazione di un arazzo.”