Giuliana Caporali e la Scuola romana. Il tempo sospeso
La preziosa collezione del museo, fondato negli anni ’30 da alcune delle più importanti personalità dell’arte italiana, si rivela contesto ideale per la ricerca di una continuità tra i temi della “Scuola romana” e la ricerca della pittrice.
Comunicato stampa
«...a quella Quadriennale notai un quadro di Giuliana Caporali, giovanissima, credo allora sui quindici anni, e ricordo i consensi unanimi che la sua pittura ebbe da tutti noi. Come pittore, mi sento attratto dalla misura e dal rigore di questi paesaggi urbani dipinti con nitidezza, dove la geometria delle case è pretesto di armonie pittoriche; di quella geometria su cui posa tutto il creato».
Questo commento di Eliano Fantuzzi del 1955 sul lavoro di Giuliana Caporali racconta con efficacia l'esordio dell’artista, avvenuto in un momento cruciale della storia dell'arte italiana. E di questa artista, di quel tempo e degli esiti che ebbe nella sua carriera si vuole dar conto nella mostra che si presenta al Civico Museo di Arte moderna e contemporanea di Anticoli Corrado, un anno dopo la monografica dedicata a Emanuele Cavalli.
La preziosa collezione del museo, fondato negli anni '30 da alcune delle più importanti personalità dell’arte italiana, si rivela contesto ideale per la ricerca di una continuità tra i temi della “Scuola romana” e la ricerca della pittrice.
Nata nel 1932 a Roma, grazie al padre – il pianista Rodolfo Caporali, egli stesso amante dell'arte e collezionista – poté entrare in contatto con alcuni dei protagonisti della pittura del Novecento. Mario Mafai, Antonio Donghi, Riccardo Francalancia, Arturo Tosi, Virgilio Guidi, Mino Maccari sono amici di famiglia. Appena adolescente diventerà allieva di Roberto Melli, grazie al quale avvierà l’attività artistica, partecipando per la prima volta nel 1956 alla Biennale di Venezia e alle successive edizioni della Quadriennale d'arte di Roma. Melli riuscirà a infondere nel linguaggio pittorico di Giuliana Caporali la propria predilezione per gli accordi cromatici in chiave tonalista, prestando particolare attenzione al rapporto tra valori compositivi e resa della luce. Parte del progetto espositivo è dunque centrato su una selezione di dipinti, realizzati tra il 1947 e il 1959, inerenti al periodo della formazione presso il maestro ferrarese. Si tratta di delicate vedute urbane di una Roma colta nella luce chiara dell'immediato dopoguerra, ma di cui l'artista, benché giovanissima, sa già presentare una personale versione. Fatta di spazi disabitati, solitari, immersi in un tempo astratto, dominato da quella speciale sensazione di irrealtà, in bilico fra pittura figurativa e sintesi geometrica tipica del lessico della Caporali.
Partendo da un nucleo di dipinti di maestri della Scuola romana, provenienti dalle collezioni dell'artista e direttamente connessi a episodi della vita familiare, la mostra scandisce cronologicamente l'intero percorso di Giuliana Caporali, che con alcune interruzioni è proseguito fino agli anni 2000. Dal tonalismo della Scuola romana si passerà via via al racconto delle fasi creative dei decenni successivi: dalla piccola dimensione urbana a tele di sempre maggiori dimensioni, raffiguranti gigantesche metropoli immaginarie.
Il percorso vedrà quindi l'artista impegnata in un lento ritorno verso il figurativo, con gli imponenti lavori sull'Altare di Pergamo, le architetture medievali, e una scelta di temi sempre più inclini all'interesse per l'archeologia, il mito e la storia. Fino alla conclusione aspra e quasi scarnificata dei Musées Imaginaires dell'ultimo decennio.