Apre a Milano la nuova TEMPESTA Gallery. Intervista al fondatore Simone Becchio
La nuova galleria di Foro Buonaparte apre con una serie di mostre di artiste mid-carrier a confronto con figure storicizzate. Si parte con Lucia Leuci in dialogo con Carol Rama
Inaugura il 24 settembre 2020 in Foro Buonaparte 68 a Milano TEMPESTA Gallery, una nuova apertura che certifica il ritorno di un certo fermento artistico in città anche nell’epoca post quarantena (vi abbiamo parlato recentemente del trasferimento di LOOM Gallery in una significativa sede di Porta Venezia). Alle redini del nuovo spazio, il giovane gallerista Simone Becchio assieme al suo socio Stefano Bonzano, designer e architetto, che avvieranno una programmazione inizialmente tutta al femminile, ospitando una serie di mostre in cui artiste mid-carrier vengono messe a confronto con altre storicizzate del passato. Si comincia con una personale di Lucia Leuci, le cui opere dialogheranno con quelle di Carol Rama nella mostra La Ragazza di città. Ci ha spiegato tutto Becchio in questa intervista.
Qual è la tua formazione?
Ho sempre avuto una certa vicinanza all’arte, partendo con la pittura e poi accostandomi a fotografia, scultura e diversi linguaggi della contemporaneità. Ho iniziato a collezionare all’età di 16 anni, comprendendo che avrei voluto lavorare come mercante d’arte. Ho cominciato con l’arte antica e moderna, uno dei miei primissimi acquisti furono proprio dei disegni di Carol Rama dei quali mi ero innamorato. Ho studiato arte contemporanea, oltre che antica e moderna, in vista di aprire una galleria che potesse spaziare tra le diverse epoche.
Tempesta Gallery: che significato ha questo nome?
Il nome “tempesta” è nato dall’idea di far incontrare energie creative che possano concentrarsi ed esaltarsi a vicenda.
La galleria sorge in una zona importante di Milano, Foro Buonaparte: puoi dirci qualcosa a proposito della sua sede?
Abbiamo scelto il centro di Milano, a metà tra il Duomo e Castello Sforzesco, perché rappresenta da sempre un crocevia di storia e sviluppo, di tradizioni e innovazioni in continuo fermento.
Aprire una galleria d’arte in un periodo minato dall’incertezza: un atto di coraggio, di speranza o altro?
Era nostro intento aprire ad aprile 2020 ma siamo stati costretti a rimandare; sono felice di poter offrire al pubblico qualcosa di interessante in un periodo di transizione e incertezze come quello che stiamo vivendo. Una tempesta può spaventare ma anche fornire nuovo nutrimento.
Sulla presentazione leggiamo “un’innovativa linea progettuale che espone in modo dinamico e inaspettato il dialogo tra artisti storici e d’alta epoca con artisti contemporanei”: ci puoi spiegare di cosa si tratta?
La programmazione artistica della galleria porterà l’accento soprattutto su temi di attualità – come il rapporto fra società e ambiente e il ruolo da pacificatore che l’arte può svolgere fra questi. Ci vogliamo focalizzare su poche artiste rappresentandole e sostenendole nella produzione di nuovi progetti site specific. Ciò che vedrete nella main section sono tutte nuove opere di artiste nel fiore della loro carriera messe in dialogo, nella viewing room, con opere iconiche di maestri del secolo scorso. La selezione delle artiste si è basata sulla loro presenza e il loro coinvolgimento sulla scena contemporanea, ma presenteremo anche progetti curatoriali trasversali con esempi d’arte dal 1400 fino ad oggi.
La mostra di apertura è Ragazza di Città di Lucia Leuci: come mai questa artista è stata accostata alle opere di Carlo Rama?
Il progetto espositivo di apertura vede coinvolte due artiste di differenti periodi storici in cui ritrovo degli spunti di riflessione consonanti. Nel lavoro di Lucia Leuci e Carol Rama gli oggetti utilizzati, benché sottoposti a un complesso procedimento di traslazione della realtà nel manufatto finale, non perdono mai i connotati affettivi che ne hanno motivato la scelta originaria. Ho colto nella natura di queste due artiste il desiderio di esprimersi non soltanto attraverso l’idea di un oggetto ma mediante l’oggetto stesso che diviene il cardine su cui si basa il processo estetico.
Raccontaci di più.
Le opere di Leuci esposte ne La ragazza di città traggono spunto dal focolaio domestico: l’artista ha ricostruito l’interno di una cucina e le figure antropomorfe che quotidianamente lo abitano alla ricerca di ricucire un rapporto sostenibile tra l’individuo e lo scenario rurale lontano. Il racconto finale non sarà privo di frizioni e pause sospese. Leuci riformula attraverso il suo sguardo tagliente alcuni oggetti familiari, così come Rama nei suoi bricolage, presentati nella viewing room al piano di sopra, ricordandoci come alcuni momenti della vita possano essere episodi in bilico tra ironia e aggressività.
– Giulia Ronchi
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