Eugenio Tibaldi – Habitat 01
Aquapetra Parco d’Arte e Collezione Agovino inaugurano un nuovo progetto artistico all’interno degli spazi espositivi di Aquapetra Resort & Spa, in questa occasione con la collaborazione della galleria napoletana Umberto Di Marino.
Comunicato stampa
Aquapetra Parco d’Arte e Collezione Agovino inaugurano, dal 1 ottobre al 31 dicembre 2020, un nuovo progetto artistico all’interno degli spazi espositivi di Aquapetra Resort & Spa, in questa occasione con la collaborazione della galleria napoletana Umberto Di Marino. Ideato nel 2018 insieme al collezionista napoletano Fabio Agovino, il progetto Aquapetra Parco d’Arte nasce per accogliere e incentivare l’arte contemporanea all’interno del resort, con l’obiettivo di decontestualizzarla dagli spazi usuali di fruizione in favore di nuovi luoghi espressivi dedicati ad artisti e galleristi. Luoghi immersi nella natura, dove la collocazione spazio-temporale delle opere consente al pubblico di sperimentare un turismo culturale “lento” e contemplativo, e a chi offre opere e servizi legati all’arte uno spazio di relazione completamente orientato al piacere polisensoriale, in una modalità di dialogo inedita tra opera e visitatore, tra visitatore e spazi espositivi, tra spazi espositivi e ambiente circostante.
Il nuovo progetto vedrà la presentazione dell’installazione HABITAT 01 dell’artista Eugenio Tibaldi, lavoro site specific, ideato per gli spazi della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, in occasione della mostra Notturno con Figura. Primo corollario sulla vibrazione a cura di Lucrezia Longobardi.
Da sempre impegnato in una acuta osservazione e documentazione delle aree periferiche, Eugenio Tibaldi nel corso degli anni ha maturato una vera e propria ricerca sulla complessa idea del margine, sulla condizione culturale e sulle dinamiche mentali che genera il vivere in periferia. In modo particolare nei suoi oramai 20 anni di studio, l’artista piemontese si è sempre più focalizzato sulle istanze estetiche e sul rapporto fra i diversi fattori che generano l’immaginario e la narrazione delle aree del margine.
Allontanandosi drasticamente dall’identificazione della periferia in quanto luogo del “brutto”, nel lavoro di Tibaldi risulta sempre tangibile un’astensione dal giudizio estetico, anzi ricordando le parole del filosofo Giuseppe D’Anna: Eugenio Tibaldi ha sviluppato forse l’unico atteggiamento corretto nei confronti del “diverso dell’altrove”, ovvero senza immaginarlo.
La processualità artistica di Tibaldi evita una rappresentazione fedele di questi luoghi e, mutuandone unicamente il metodo progettuale, istituisce un modello che sia imprevedibile, precario, dinamico e in continua espansione che si pone come l’unica possibilità per la sopravvivenza di estetiche imperfette.
Il risultato è apparentemente caotico, difficilmente definibile. Così come il modello di costruzione di una casa abusiva - la cui genealogia si deve adattare ai limiti temporali, economici e territoriali e anche al livello culturale del committente - allo stesso modo la metodologia lavorativa di Tibaldi si basa su una continua forzatura delle sue stesse meccaniche di funzionamento, si adegua costantemente all’imprevisto, alla disponibilità dei materiali e alle diverse singolarità che prendono parte al processo di creazione. Contemplando sempre la possibilità del fallimento, questo metodo lascia all’artista ben poco controllo sull’opera finale, facendo di Tibaldi il primo fruitore del suo stesso lavoro. La periferia raccontata da Tibaldi è quindi tutt’altro che un luogo residuale, rifugge la definizione di “non luogo”, anzi potrebbe essere definito come un “super luogo”, ferocemente dinamico, dove da necessità continue nascono metodi sempre più creativi al fine di valicare ostacoli e aggirare regole prestabilite. Da qui scaturisce l’idea che questo margine non possa rappresentare solo un luogo fisico, quanto soprattutto uno spazio mentale. Un luogo intimo e privato dove tutte queste meccaniche continuano costantemente a mettersi in discussione e che strutturano in un lento processo l’identità del luogo e di chi lo abita.
Ed ecco che HABITAT 01 prende forma come un percorso all’interno della psiche di un “attore” di cui non ci è dato sapere nulla. Piccoli dispositivi, prodotti comuni, apparentemente un caos di oggetti trova posto sui rami di un albero spoglio sospeso dal suolo. Come una complessa rete neurale l’elemento naturale connette gli elementi di una vita, diventa la struttura portante di questo spazio mentale, ne stabilisce il ritmo, si piega su sé stesso, prende direzioni innaturali e non prevedibili. Perfetta metafora del luogo periferico, questa scultura diventa il teatro di tutta l’azione. Questo è il luogo della creazione, di quei processi in continuo divenire che non seguono una linea retta, che non ade- riscono alla trionfante idea di un costante progresso lineare. No, questo è lo spazio di un’esistenza che non può non assumere quel carattere a tratti ossessivo, ma costantemente precario.
Ed è in quest’ottica che il contesto del resort Aquapetra, immerso nel verde dei boschi del Sannio, si sovrappone, come un ulteriore livello, al processo creativo di Eugenio Tibaldi. Aggiungendo un nuovo tassello all’opera dell’artista, continua così ad alimentare questo infinito processo di “post-produzione”.
L’opera HABITAT 01 di Eugenio Tibaldi resterà in esposizione ad Aquapetra fino a alla fine dell’anno, più recente tassello di una serie di eventi e servizi dedicati al mondo dell’arte e ai suoi operatori: gallerie, collezionisti, pubblico e critica in cerca di un nuovo modo di offrire e fruire l’arte contemporanea.
Eugenio Tibaldi (1977)
Nato ad Alba, nel 2000 si trasferisce nell’hinterland napoletano dove inizia un lavoro che indaga uno dei territori più plastici e dinamici d’Italia e traccia una sorta di mappa dell’informalità. Ha lavorato a Istanbul, il Cairo, Roma, Salonicco, Berlino, Verona, l’Avana, Bucarest, Torino, Caracas, Bruxelles, Tirana, Addis Abeba.
Fra le esposizioni : Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2007), Manifesta 7, Bolzano (2008), International Centre of Contemporary Art, Bucarest (2009), Museo Madre, Napoli (2010) Thessaloniki Biennale of Contemporary Art (2013), XII Biennale de L’Avana (2015), Museo Ettore Fico, Torino (2016), Palazzo del Quirinale (2017), Museum MCDA Manila, (2017), IIC new York (2017), Museo MAXXI, Roma (2018), Biennale di Venezia, Padiglione Cuba (2019), Museo del 900 Milano (2019), GNAM Roma (2020).
Ha frequentato (CSAV), Fondazione Antonio Ratti, Como, Domus Academy ad Istanbul, è stato Affiliated Fellowship
presso l’American Academy di Roma.
Sue opere sono esposte in istituzioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Attualmente Vive e lavora a Torino. Dal 2001 collabora in modo continuativo con la galleria Umberto di Marino di Napoli.