Umani e non umani. Giulia Cenci a Pistoia
Umanità e tecnologia s’incontrano e si scontrano in “fango”, l’installazione di Giulia Cenci già presentata alla Biennale de Lyon e per la prima volta visibile in Italia, allo SpazioA di Pistoia. Un linguaggio artistico ibrido e inquietante per raccontare lo spaesamento dell’era contemporanea.
Argilla, agglomerati di polvere, scarti di congegni meccanici, elementi del paesaggio urbano sono l’eterogeneo materiale con cui Giulia Cenci (Cortona, 1988) costruisce un inquietante e futuristico microcosmo, a metà fra l’umano, il ferino e il robotico. Un universo installativo di cui, aggirandosi al suo interno, si percepisce la costrittività.
CAOS E PERTURBANTE NELL’OPERA DI GIULIA CENCI
È duplice la lettura di questa suggestiva opera: da un lato, l’artista riflette sul caos di elementi, materiali e immateriali, che dominano il vissuto quotidiano di ognuno, condizionandone azioni e pensieri; dall’altro, questo affollamento crea un senso di disagio, di spaesamento, e conduce a un inevitabile, patologico, senso di distanza, incomunicabilità, angosciante non appartenenza. Rievocando un po’ Blade Runner, un po’ Il pianeta delle scimmie, Cenci ricrea un metaforico ambiente ibrido, sottilmente ingannevole, forse persino aggressivo. Una convincente ricostruzione del “gran teatro del mondo” in versione contemporanea.
‒ Niccolò Lucarelli
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