Il Novecento di Margherita Sarfatti in mostra a Roma
La Galleria Russo ospita una mostra-omaggio a Margherita Sarfatti, figura controversa che ha contribuito alla definizione della storia dell’arte italiana della prima metà del Novecento.
Da Medardo Rosso a Mario Sironi, da Adolfo Wildt a Gino Severini, da Achille Funi a Corrado Cagli, gli artisti del primo Novecento vanno in mostra a Roma attorno alla figura di una donna forte ed enigmatica: Margherita Sarfatti (Venezia, 1880 – Cavallasca, 1961).
La storica Galleria Russo, che opera dal 1898 nei pressi di Piazza di Spagna, ospita l’esposizione Margherita Sarfatti e l’arte in Italia fra le due guerre, aperta fino al 31 ottobre. Una parte delle opere dovrebbe poi partire per Torino, dove verrà presentata nel corso della fiera Flashback che, se confermata, si svolgerà dal 5 all’8 novembre prossimi. A Roma sono presenti più di cinquanta dipinti e sculture, che raccontano il mondo di colei che è stata definita la Peggy Guggenheim italiana: il legame con Venezia, la solida cultura, la passione per il collezionismo e gli artisti, nel corso di due vite spregiudicate, sono fra i tratti che accomunano le due figure. Il nome della Sarfatti ricorre spesso al fianco di quello ingombrante di Mussolini, per il quale fu una sorta di pigmalione al femminile e ne forgiò la personalità, prima, e la linea politica, poi. Fino al drammatico epilogo che vide la critica d’arte allontanata dal duce per motivi personali e politici e, infine, in esilio in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, nel 1938.
MARGHERITA SARFATTI E GLI ARTISTI
Degna di un museo in quanto a pregio e valore storico delle opere esposte, la maggior parte delle quali provenienti dalla Collezione Sarfatti, l’esposizione romana si snoda in cinque sale e quattro vetrine, nell’ambiente raccolto tipico di una galleria. Davanti all’ingresso campeggia il rosa sfolgorante della tela di Giacomo Balla S’è rotto l’incanto (1922), simbolica dell’atmosfera futurista dell’epoca d’oro della Sarfatti. Un’intera piccola sala raccoglie undici opere di Adolfo Wildt, amico fraterno della collezionista. “Nell’opera di Wildt la materia si affina senza sforzo palese…”, commenta Margherita in una delle citazioni riportate sulle pareti della galleria. Ben più che fraterno fu il rapporto della Sarfatti con Mario Sironi, con il quale ebbe una lunga e appassionata relazione sotto gli occhi del marito. A Sironi è dedicata un’intera sala e di Sironi è il Ritratto di Margherita Sarfatti (1916-17), immagine simbolo della mostra. Medardo Rosso è presente con la delicata e suggestiva scultura in cera Ecce puer, fra le opere che a novembre dovrebbero partire per Torino in occasione di Flashback 2020. Esposta in una delle vetrine è la sedia rossa in legno disegnata da Marcello Piacentini, dono dell’architetto alla figlia di Margherita, Fiammetta.
LA DEDICA DI DE CHIRICO
Particolarmente significativa è la presenza del Ritratto (1927) di Giorgio de Chirico, che segna il riavvicinamento del pittore all’ambiente artistico italiano, dopo una presa di distanza a favore di quello francese, ritratto corredato dalla dedica autografa dell’autore “Alla Gentilissima Signora Margherita Sarfatti”.
E per approfondire la conoscenza della Signora sono esposte fotografie e libri legati alla sua vita: uno su tutti, la prima biografia di Mussolini (1925), best seller internazionale dal titolo Dux.
PAROLA AL GALLERISTA FABRIZIO RUSSO
Il catalogo delle opere, con l’introduzione di Corrado Augias, contiene un corposo saggio del curatore Fabio Benzi sulla figura della Sarfatti e un altro di Rachele Ferrario (autrice della prima biografia sulla critica d’arte) sul rapporto umano e artistico con Sironi.
Il titolare della galleria, Fabrizio Russo, già da tempo aveva in mente questa mostra: “Dopo le due grandi esposizioni del Mart di Rovereto e del Museo del Novecento di Milano, mi aspettavo che anche Roma allestisse una mostra su Margherita Sarfatti. Ma così non è stato, quindi ho pensato di organizzarla io. In realtà la Sarfatti è anche una figura di famiglia, era la prozia di mia madre”. Russo, uno dei più importanti galleristi italiani, ha qualche ricordo legato ai racconti familiari: “I miei nonni frequentavano il salotto di casa Sarfatti, nei pressi di Villa Torlonia, dove ogni venerdì si riunivano le persone più in vista della città. E l’argomento preferito era sparlare di Mussolini”. Prosegue Russo: “Grazie all’amicizia dei miei zii Ettore e Antonio con de Chirico, a partire dagli Anni Quaranta la nostra galleria si è specializzata nell’arte italiana dei primi del Novecento, un periodo oggi poco conosciuto all’estero, per via delle normative che impediscono la circolazione di opere realizzate da oltre settant’anni”.
‒ Letizia Riccio
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