Il programma 2020 del MAN di Nuoro. Intervista al direttore Luigi Fassi
Continua il ciclo di interviste che Artribune ha dedicato ai musei e alle fondazioni italiane nel difficile anno che stiamo vivendo. Andiamo in Sardegna e parliamo con Luigi Fassi, direttore del MAN di Nuoro.
Dopo una difficile estate in Sardegna il MAN di Nuoro riparte con una serie di attività e la rinnovata voglia di incontrare pubblico e studenti. Il Museo è aperto dal 29 maggio e ha registrato buone visite ed è pronto ad inaugurare a dicembre una mostra dedicata alla fotografa genovese, classe 1924, Lisetta Carmi e ai suoi scatti realizzati in Sardegna. Ci racconta tutto il direttore Luigi Fassi in questa intervista.
Come saranno i mesi che verranno per il tuo museo?
Il pubblico ha voglia di tornare con più frequenza e regolarità al museo e intendiamo proseguire il programma previsto. A inizio dicembre inaugureremo un’ampia retrospettiva di Lisetta Carmi che racconterà parti inedite del suo lavoro tra i sessanta e i settanta, come nel caso delle inedite fotografie in Sardegna, realizzate tra la Barbagia e la Costa Smeralda: un palpitante raccolto delle realtà sociali in trasformazione dell’isola.
Che aspettative hai?
L’auspicio è una ritrovata serenità per gli artisti, gli operatori museali e il mondo culturale. Assieme allo stimolo più sentito che mai a mostrare il valore dei progetti che il Paese sa realizzare in questo ambito. Mi aspetto progetti nuovi e coraggiosi da parte di tutti, rilanciando particolare modo il ruolo di committenza e produzione dei musei. Penso che mediante un ruolo autoriale forte che metta in primissimo piano gli artisti e le loro ricerche i musei potranno aumentare il loro impatto nella comunità di appartenenza e trovare un maggiore valore come suscitatori di idee, vocazioni e desideri.
Cosa invece ti preoccupa di più?
La difficoltà di mantenere rapporti stretti e continuativi tra colleghi a livello europeo e globale a casa delle difficoltà a muoversi. E il rischio di chiudersi su progettualità a basso rischio che rinuncino a rilanciare in avanti il ruolo stesso delle istituzioni museali quali propositrici di nuovi modelli.
Che attività hai in programma?
Dopo la Carmi ci concentreremo ancora su mostre di produzione e di ricerca, intensificando anche la cura e l’attività editoriale di pubblicazione di volumi e cataloghi. L’obiettivo è produrre nuova conoscenza artistica e culturale lasciando sedimenti di rilievo che permangano nel tempo.
Farai delle modifiche ai tuoi progetti iniziali per adattarli alla situazione in corso?
Non faremo modifiche sostanziali ma porteremo avanti un più forte impegno nell’attività digitale, rilanciando così anche la fruizione della collezione del museo.
Quali pensi che saranno le sfide che i musei dovranno affrontare nel prossimo futuro?
Rimanere sostenibili, efficienti e innovativi per tutti i tipi di pubblico, pur con risorse contenute. E tornare a valorizzare maggiormente il rapporto fisico con le opere, a partire dalle collezioni permanenti. Bisogna risvegliare i sensi e gli stimoli sensoriali verso l’opera dopo tanti mesi di tanta distanza digitale, che seppur fondamentale per tenere vive le azioni e la vita del museo, ha generato anche frustrazione.
Diamo i numeri: come è andata dalla riapertura in termini di pubblico?
Dal 29 di maggio abbiamo ripreso spediti con buoni flussi di visitatori da tutta la Regione. Abbiamo registrato un prevedibile calo dei visitatori stranieri nel corso dei tre mesi estivi. Ora contiamo di riprendere appena possibile il rapporto diretto con le scuole.
Quale è stata la cosa più bella da quando hai riaperto?
L’immediata fiducia del pubblico nei confronti del MAN, anche quello anagraficamente più avanti negli anni. Si è reso evidente il lavoro in profondità di oltre venti anni del museo e il senso di una tradizione che va curata e accompagnata verso il prossimo futuro, continuando ad esempio a far crescere la sensibilità delle più giovani generazioni verso l’arte e il suo valore di costruzione di comunità.
Cosa chiedi alla politica in questo momento comunque difficile?
Una presenza fisicamente diretta e regolare al museo, per comprenderne a fondo il lavoro e il suo impatto in Regione. Trasparenza, curiosità e fiducia reciproca.
Consigliaci un libro per inaugurare la stagione.
Morfina di Friedrich Glauser, grande scrittore svizzero austriaco che ha raccontato se stesso e il novecento dal basso, dal fatica e dall’orlo continuo del baratro. Fondamentale per pensare al molto della vita a partire dal poco.
–Santa Nastro
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