È morta la curatrice e critica d’arte Lea Vergine
È morta all'età di 82 anni, un giorno dopo la scomparsa del compagno di una vita, Enzo Mari, la critica e curatrice Lea Vergine.
È mancata all’età di 82 anni la critica d’arte e curatrice Lea Vergine, un giorno dopo la scomparsa del compagno di una vita Enzo Mari. Nata a Napoli nel 1938, al secolo Lea Buoncristiano, è stata una delle figure di spicco dell’arte degli ultimi cinquant’anni. Eloquio arguto, personalità spiccata ed uno sguardo attento e partecipe della contemporaneità, la Vergine è stata una figura all’avanguardia nel panorama femminile della critica, insieme a figure del calibro della quasi coetanea Carla Lonzi.
BODY ARTE E STORIE SIMILI
Come la Lonzi, Lea Vergine ha dato una scossa al panorama artistico culturale italiano dominato da una visione patriarcale. Famosi i suoi studi sulla fisicità e l’azione performativa nell’arte confluiti nel 1974 in un saggio come Il corpo come linguaggio del 1974 pubblicato da un editore coraggioso come Giampaolo Prearo in una collana a cura di Tommaso Trini, ma anche sul ruolo protagonista, anche se dimenticato delle donne nell’arte (L’altra metà dell’avanguardia). Anche la sua biografia è stata contrassegnata da gesti liberi e indipendenti. Sposatasi giovanissima, conosce negli anni ’60 il designer Enzo Mari, al quale è stata legata fino alla fine. In tempi ben diversi da quelli odierni comincia con lui a Napoli una convivenza (lo ricorda in una lunga intervista rilasciata ad Angela Puchetti per La Repubblica di Milano nel 2012). Accusati entrambi di concubinaggio sono costretti a lasciare la città campana e a trasferirsi in via Magenta dove convolano a nozze nel 1978.
L’INCONTRO CON ENZO MARI
Comincia per loro una storia comune che li vede insieme seppur distanti nelle soluzioni e nei punti di arrivo, attorniati però da illustri compagni di strada quali il compianto Gillo Dorfles, Arturo Schwartz, Camilla Cedernaper citarne solo alcuni. Importantissimo il suo apporto alla storia dell’arte, seppur non riconosciuto in maniera del tutto adeguata, almeno fino ad oggi: sui saggi di Lea Vergine a proposito della body art si sono formate intere generazioni di studenti. Da Body art e storie simili (2000, Skira), ad Ininterrotti transiti(2001, Rizzoli) fino a L’arte non è faccenda di persone perbene. Conversazione con Chiara Gatti,sempre di Rizzoli, 2016 del quale Marco Senaldi vi parla diffusamente qui. E naturalmente a Necessario è solo il superfluo, uscito per postmediabooks e Sartoria editoriale, a cura di Stefania Gaudiosi, scaturito da una lunga intervista condotta e uscita per Artribune nell’ambito della serie L’arte è un delfino.“L’arte non è necessaria”, diceva Lea Vergine.“È il superfluo. E quello che ci serve per essere un po’ felici o meno infelici è il superfluo. Non può utilizzarla, l’arte, nella vita. ‘Arte e vita’ sì, nel senso che ti ci dedichi a quella cosa, ma non è che l’arte ti possa aiutare. Costituisce un rifugio, una difesa. In questo senso è come una benzodiazepina” La videointervista la ritrovate qui.
IL CORDOGLIO DEL MONDO DELL’ARTE E DELLA CULTURA
“Un giorno dopo la scomparsa del compagno di una vita, Enzo Mari, se ne va Lea Vergine. Un altro pilastro della cultura italiana viene a mancare, ma il suo lavoro nella critica d’arte e nella curatela di innumerevoli mostre lascia un segno profondo”, è il commento Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini. “Lea Vergine, addio. Talvolta l’amore è così potente che spegne insieme la vita. Non ci sono parole per il romanticismo tragico di questa notizia: la struggente meraviglia di questo dolore”, scrive Leonardo Caffo, filosofo. Ma c’è anche chi commenta con un semplice “No” o con un “Ciao”, come Stefano Boeri, che la saluta insieme al suo immenso amore, Enzo Mari. “Dopo la morte di Enzo Mari, uno dei più grandi designer del ‘900, siamo addolorati oggi per la scomparsa di Lea Vergine”, dichiarano infine Laura Valente, presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee e Kathryn Weir, direttrice artistica del Madre. “Donna dell’avanguardia e critica straordinaria, era dotata di grande sensibilità unita ad uno spirito curioso e indomito, sempre attento alle espressioni artistiche più innovative. Napoletana di nascita e milanese di adozione, ha sempre mantenuto un costante rapporto con la sua terra d’origine; proprio per il suo impegno, la sua professionalità e il suo contributo, la attendevamo nel museo d’arte contemporanea della sua città per attribuirle il Matronato alla Carriera 2020 della Fondazione. Lascia un immenso vuoto, ma, allo stesso tempo, l’impegno a conservare e non disperdere la sua grande eredità intellettuale”.
– Santa Nastro
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