Una collettiva di giovani artisti in una antica cascina milanese
Un’antica cascina poco lontana dal centro di Milano ospita una collettiva di giovani artisti che collaborano attivamente alla vitalità di un luogo unico, da preservare.
Scendendo dal tram 27 appena dopo la fermata di Forlanini ci troviamo in un contesto urbano particolare: un mix di fatiscenti architetture industriali incornicia una realtà ben lontana dall’industrializzazione. Qui sorge la cascina Sant’Ambrogio, classica realtà storica lombarda. Cascinet è un luogo in cui i bambini sperimentano il metodo Munari e gli adulti gestiscono un orto condiviso libero da qualsiasi vincolo di proprietà.
Nel mezzo di questa irreale pace agreste milanese s’insedia la mostra Pensieri ancora possibili, a cura di Sofia Baldi, installata nel giardino, che vede la partecipazione di giovani artisti con un unico intento: mostrare l’importanza e il mantenimento di queste realtà nell’ottica di un futuro compromesso dai ritmi dell’Antropocene, che sta causando la morte degli ecosistemi globali e i loro equilibri.
VERYSERI E FEDERICO DE LORENTIS
L’opera che apre il percorso è quella del collettivo VerySeri intitolata Se solo potessimo; si tratta di un’installazione composta da sedici tele che riportano serigrafie del Potos, una pianta che segnala le variazioni di agenti inquinanti nell’aria. In mezzo a questa foresta serigrafata troviamo una figura umana che cammina verso di noi, un essere che cerca di ripartire dalle macerie della contemporaneità per reinventare il proprio ruolo nel mondo.
Lasciandosi trasportare lungo il percorso troviamo la chiesa risalente al periodo romanico e dal suo caratteristico raccordo del tirante (titolo dell’opera) Federico De Lorentis trae ispirazione per raccontare il legame di questo territorio con la città. L’artista ha creato dei QR code adesivi – posizionati nei luoghi d’attesa della città come le fermate dei mezzi ‒ che collegano lo spettatore alla mappa di Milano in cui è segnalata la cascina.
CAMILLA ALBERTI E TSAMANI TOVAR
Rimanendo sul tema di coesione è Camilla Alberti a interfacciarsi con la terra degli orti di Cascinet. Nell’installazione Fuochi di mezza estate posiziona una serie di oggetti scartati dal mondo umano: si tratta di macerie di produzione inserite armonicamente nel paesaggio. Lo scopo è innestare dei meccanismi di coesione tra gli oggetti e gli ecosistemi circostanti in maniera non invasiva: gli insetti e le piante interagiscono con la struttura modificandone l’assetto.
Tornando verso la cascina si notano dei lenzuoli stesi ai lati della chiesa, si tratta dell’installazione di Tsamani Tovar intitolata Ecosistema-re che celebra una realtà lontana da noi. L’esposizione in pubblico delle lenzuola è sempre stata accostata a una vita popolare, e l’artista mostrandole pubblicamente vuole ricordare l’importanza dell’unità nella società; inoltre vuole omaggiare la storia di Cascinet fondata da suore e gestita oggi da ragazzi che garantiscono il rispetto per la natura circostante, e non solo.
IL COLLETTIVO LOBO
La natura è umana è l’ibrido tra psicologia e arte presentato dal collettivo Lobo che rimanda alla geografia situazionista e con la performance ideata appositamente per Cascinet invita gli spettatori a ri-pensare le regole dello spazio condiviso e il rapporto tra i corpi pubblici.
I ragazzi del gruppo hanno inoltre ideato una serie di workshop legati a questi importanti temi della contemporaneità. L’invito a scoprire questo paesaggio incontaminato urbano è la principale volontà della mostra che si pone come dispositivo di ri-comprensione dei luoghi condivisi come via di fuga da un futuro inesorabilmente condannato all’autodistruzione umana.
‒ Lucrezia Arrigoni
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