Primavera dei Teatri, il festival performativo calabrese

Un bilancio del festival teatrale che ha sfidato la pandemia, accendendo i riflettori sulle arti performative nella cornice di Castrovillari.

Dicono che l’autunno sia una seconda primavera, per questo abbiamo deciso – in un anno così particolare e delicato per il nostro mondo – di collocarci in ottobre, mai per un attimo pensando di poter saltare l’edizione numero 21. Negli anni siamo riusciti a fare della città ai piedi del Pollino un punto di riferimento dei nuovi linguaggi scenici, luogo di confronto tra generazioni di artisti. Animati da una smisurata perseveranza, tentando di tessere un filo che lega la programmazione artistica alla politica culturale in senso largo – per sette giorni – faremo anche quest’anno di Castrovillari il piccolo centro del dibattito teatrale contemporaneo”.
Queste (e altre) parole introducono, nella brochure dalla grafica misurata, il programma del 21esimo festival sui nuovi linguaggi della scena contemporanea di Castrovillari, che avrebbe dovuto tenersi tra fine maggio e inizi di giugno e che, come molti eventi culturali, è slittato in autunno. Dall’8 al 14 ottobre, per la precisione.

FAR RIVIVERE LA PRIMAVERA CON IL TEATRO

Un fatto insolito perché il progetto è Primavera dei Teatri e il titolo rimanda allo “sbocciare” di nuove drammaturgie, come accade a primavera per i fiori.
Insolito ma non impossibile per Dario, Saverio e Settimio, come si firmano nell’apertura, abituati alle difficoltà di chi opera in un territorio, la Calabria, che soffre della lontananza dai grandi centri e delle difficoltà di un’economia in eterno stand-by. In un settore, quello teatrale e culturale in senso lato, da sempre poco considerato dalla politica nazionale.
Ma se la difficoltà aguzza l’ingegno, Dario De Luca e Saverio La Ruina, ideatori e direttori artistici di Primavera dei Teatri, e Settimio Pisano, responsabile organizzativo, di ingegno ne hanno tanto, e anche determinazione, al punto da fare di Primavera dei Teatri l’unico grande evento teatrale calabrese che ha ottenuto il riconoscimento del MiBACT.
Spiega De Luca: “Rispetto all’edizione di maggio qualcosa è cambiato. La Compagnia Òyes, ad esempio, era già nella programmazione ma con un altro spettacolo. In questo periodo si sono resi conto della necessità di parlare di cosa ci era successo e Stefano [Cordella, N.d.R.] ha avuto l’intuizione di spostare l’asse. Quando ce l’hanno detto noi abbiamo subito detto di sì, senza rete, affidandoci alla loro bravura e alla stima che abbiamo per loro. E anche perché potevamo contribuire alla comprensione di quel terrore di rimanere in casa e l’ansia di ricominciare che loro raccontano”.

Primavera dei Teatri 2020. Compagnia Òyes, Vivere è un’altra cosa. Photo Angelo Maggio

Primavera dei Teatri 2020. Compagnia Òyes, Vivere è un’altra cosa. Photo Angelo Maggio

VIVERE È UN’ALTRA COSA

Lo spettacolo a cui fa riferimento è Vivere è un’altra cosa, una prima nazionale presentata al Castello Aragonese il 10 ottobre in un allestimento serale all’aperto dove all’ingresso insieme al biglietto veniva consegnato anche un plaid.
Cinque attori sul palcoscenico, in abiti da casa (pigiami, tute, vestaglie), per cinque esperienze di confinamento e convivenza in bilico fra l’accettazione, improntata allo stimolo di fare di necessità virtù, la condivisione spontanea di un sentimento di (presunta) fratellanza che ha caratterizzato i primi mesi del lockdown e lo svelamento graduale di una fragilità umana intrinseca che ha condizionato (e ancora influenza) i rapporti familiari e lavorativi di ognuno.
Il pubblico ha mostrato di apprezzare le performance di Martina De Santis, Francesca Gemma, Dario Merlini, Francesco Meola e Umberto Terruso sotto la guida di Stefano Cordella, anche se forse un po’ lente e troppo frammentate.
Applaudita anche la recitazione di Serena Balivo nel doppio ruolo di moglie e amante nella pièce Spezzato è il cuore della bellezza, della Piccola Compagnia Dammacco, successiva allo spettacolo di Òyes ma al teatro Sybaris, nel Protoconvento francescano. La storia di un triangolo amoroso raccontato dalle voci delle protagoniste con il sarcasmo e l’amarezza di un’illusione in cui l’uomo è una comparsa, una figura instabile e mascherata a cui danno corpo Maurizio Dammacco, anche drammaturgo e regista dello spettacolo, ed Erica Galante.
Il pubblico, appunto, ha provato a mantenere le distanze e indossato sempre la mascherina sul viso che non bastava a coprire, secondo De Luca, lo sguardo luminoso del ritrovarsi in un’atmosfera diversa, più attenta, ma sempre nel piacere di esserci perché, come sostiene La Ruina, “il festival è la dimostrazione che il teatro, seguendo il protocollo, è un luogo dove si può andare senza ansie. I luoghi ‘pericolosi’ sono altri”.

Primavera dei Teatri 2020. Piccola Compagnia Dammacco, Spezzato è il cuore della bellezza. Photo Angelo Maggio

Primavera dei Teatri 2020. Piccola Compagnia Dammacco, Spezzato è il cuore della bellezza. Photo Angelo Maggio

TEATRO-ARCHITETTURA, LA NOVITÀ

Innovazione molto apprezzata di questa 21esima edizione ‒ che come ogni anno si compone anche di laboratori, spazi dedicati ai bambini, incontri a tema e mostre ‒ è stato il progetto di teatro-architettura curato da Giancarlo Cauteruccio Alla luce dei fatti. Fatti di luce. Cinque installazioni simultanee in altrettanti luoghi della città – il municipio, la cattedrale dei Sacri Cuori, il castello Aragonese, l’ospedale e palazzo Cappelli – che per tutta la durata del festival hanno proiettato spettacolari disegni di luce su note musicali appropriate che non potevano passare inosservate.
Forse non tutti vengono a teatro” – dicono sorridendo a Primavera dei Teatri ‒ “ma abbiamo trovato il modo per portare l’arte sotto casa, da contemplare anche passando con l’auto”.
Una menzione la merita anche il progetto Europe Connection, congiunzione fra la nuova drammaturgia europea e la produzione artistica regionale. Lo studio Corpo/Arena, prima parte di un trittico che indaga bisogni primari e momenti esistenziali su testo di Joana Bértholo e regia di Gianluca Vetromilo, affronta, attraverso le interpretazioni di Francesco Rizzo, Mauro Failla e Riccardo Lanzarone, il tema del cibo e di ciò che implica a livello identitario e sociale.

UN BILANCIO (PARZIALE) DEL FESTIVAL

Nonostante tutto, è andata bene. Già il fatto di esserci è stato significativo” – sostiene Pisano.
Il mondo dello spettacolo ha sofferto molto e continuerà purtroppo a soffrire, ma ci siamo resi conto di essere un punto di riferimento per il teatro indipendente che nel nostro festival ha sempre trovato uno spazio. E, nel nostro piccolo, crediamo ancora di dare un contributo alla crescita culturale, sociale e democratica del nostro territorio”.

Franca Ferrami

https://www.primaveradeiteatri.it/

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Franca Ferrami

Franca Ferrami

Franca Ferrami, cremonese trapiantata in Calabria da quarant'anni, è giornalista, addetta stampa, copywriter e grafica. Laurea in Dams all'Università della Calabria e corso di alta formazione in Human Resourses, scrive sul quotidiano "Gazzetta del Sud" e si occupa di teatro…

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