Festival Utopian Hours 2020
Si chiamerà The City at Stake (La città è a rischio), la quarta edizione del festival Utopian Hours 2020, ideato e organizzato dall’associazione culturale Torino Stratosferica.
Comunicato stampa
Da luogo primario dove vivere, alle vulnerabilità messe in luce della crisi globale. La città è trafitta, la città trema. Si chiamerà The City at Stake (La città è a rischio), la quarta edizione del festival Utopian Hours 2020, ideato e organizzato dall’associazione culturale Torino Stratosferica.
La rassegna internazionale dedicata al “city making”, che si terrà alla Centrale della Nuvola Lavazza di Torino, dal 23 al 25 ottobre – con ospiti in presenza e altri in modalità streaming, offrendo una soluzione sia responsabile, ma al contempo coraggiosa in questo particolare periodo storico – sarà dedicata al tema delle città, con un titolo che risulta più che mai calzante, anche alla luce della recente pandemia, e che ha l’obiettivo non solo di stimolare una riflessione, ma anche di preservare l’attitudine di immaginare, costruire, vivere e pensare gli spazi urbani.
Al centro i grandi temi della contemporaneità: dalla fuga dalle metropoli alla rinnovata attenzione per le aree interne e la campagna, dalle città sull’acqua a quelle a misura di donna, dalla mobilità del futuro alle nuove strategie di sviluppo del territorio.
Comunità. Campagna. Waterfront In aiuto grandi nomi della scena internazionale. Si dialogherà di comunità e innovazione con Sanne van der Burgh, direttrice di Next, la task force creata dai visionari architetti olandesi dello studio MVRDV. Focus anche sulle aree rurali ritenute il luogo dei più radicali cambiamenti del nostro vivere, e fuga dalla città. Se ne parlerà con Samir Bantal (direttore di AMO), curatore insieme a Rem Koolhaas della mostra Countryside. The Future, attualmente esposta al Guggenheim di New York, e con Karen Rosenkranz, l’etnografa autrice del libro City Quitters.
L’elemento acqua sarà centrale in questa quarta edizione della kermesse torinese. In particolare, l’attenzione è rivolta alle città galleggianti, con il progetto dello studio BIG guidato da Bjarke Ingels, Oceanix, presentato da Marc Collins Chen, e Copenhagen Islands – piattaforme flottanti, mobili, lungo il canale e nella baia studiate per creare uno spazio pubblico creativo e innovativo – raccontate dall’australiano Marshall Blecher e dal danese Magnus Maarbjerg. Un capitolo specifico è per il rapporto tra nuoto e città, con l’esposizione di Andreas Ruby, curatore di Swim City a Basilea, che porta al festival esperienze di nuoto urbano, nel mondo.