Andy Warhol Superpop
NEXT EXHIBITION e ONO ARTE, con il patrocinio di Città Metropolitana Torino presentano “SUPER POP” la mostra evento che offre uno sguardo intimo e curioso su uno degli artisti simbolo del XX secolo.
Comunicato stampa
“Non ho mai voluto essere un pittore. Volevo diventare un ballerino di tip-tap. Uso la parrucca così la gente guarda lei e non me, sono gay e cattolico, vado in chiesa ogni domenica”
ANDY WARHOL è…SUPERPOP!
ANDY WARHOL Through the Lens of Fred W. McDarrah
Il viaggio estroso e colorato nella vita di Warhol.
La mostra per conoscere genio, creatività ed innovazione del padre della Pop Art.
Per comprendere il suo mondo, la sua essenza di uomo e la sua opera,
capace di influenzare l’arte ed il pensiero della società contemporanea.
Per la prima volta a Torino, un’esposizione unica che raccoglie
oltre settanta opere ufficiali:
fotografie, serigrafie, litografie, stampe, acetati,
ricostruzioni fedeli degli ambienti e dei prodotti
che Warhol amava e da cui traeva ispirazione.
NEXT EXHIBITION e ONO ARTE, con il patrocinio di Città Metropolitana Torino, sono lieti di presentare “SUPER POP” la mostra evento che offre uno sguardo intimo e curioso su uno degli artisti simbolo del XX secolo.
Dopo un primo tuffo nell’atmosfera degli anni ‘50/60, il visitatore conosce la storia di Warhol, da grafico pubblicitario ad artista di successo, potendo ammirare le sue opere iconografiche, come Marylin Monroe, the Self Portrait, Cow e Campbell’s soup.
Le serie “Dollar Signs”, “Mona Lisa Images”, “Marylin” e “Mao Suite”.
Nel percorso in mostra gli acetati e le lastre serigrafiche da cui prendevano vita le sue stampe e l’esposizione della collezione di scatti del fotografo statunitense Fred W. McDarrah che ha immortalato l’artista per oltre trent’anni svelandone da una parte il lato più il lato più intimo ed umano e dall’altra mettendo in luce le sue molte e diverse pratiche artistiche. Warhol viene quindi ritratto all’apice della sua carriera circondato dalle scatole di Brillo durante l’inaugurazione di una sua mostra personale,
Warhol and Brillo Boxes at Stabel Gallery, 1964
o mentre gira una delle sue pellicole sperimentali, o ancora, molti anni più tardi, intento in una delle sue attività preferite: una telefonata.
Warhol Lines up a shot, 1964 Warhol on the phone, 1977
Una delle opere più iconiche di Warhol sono sicuramente le “Silver Clouds”, la cui replica sarà presente nel percorso espositivo. Un’installazione composta da palloncini che fluttuano a mezz’aria e circondano il visitatore, creata per la prima volta nel 1966 alla Leo Castelli Gallery, dove McDarrah ha documentato il processo di allestimento.
Warhol inflates his 'Silver Clouds' installation at the Leo Castelli Gallery, 1966
Non mancherà l’Andy comunicatore, istrionico in compagnia, nei migliori locali di tendenza d’America, oltre che assoluto padrone di casa de la Factory, creatore non solo di arte ma anche di personaggi: fu lui infatti a lanciare i Velvet Underground, o le sue tante “Superstar”, da Edie Sedgwick a Candy Darling.
Warhol in Max’s Kansas City, 1967
La Factory è la “fabbrica” dove Warhol produceva la maggior parte del suo lavoro, ma anche il suo quartier generale, il luogo di ritrovo e condivisione dove tutti i suoi amici si riunivano per condividere fantasie, passioni ed idee, tra trasgressive feste all’avanguardia. E’ lo spazio dove la Pop Art è uno stile di vita e alla base c’è l’accettazione di qualsiasi comportamento, senza giudizio. Tra attori, drag queen, personaggi mondani e liberi pensatori, alla corte di Warhol passano anche artisti come Lou Reed, Bob Dylan, Truman Capote e Mick Jagger.
Alla Palazzina di Caccia di Stupinigi sarà ricreata l’atmosfera dello studio ed esposta la copia esatta dello storico divano rosso de la Factory. Ogni visitatore potrà sentirsi una star degli anni Sessanta alla corte dell’artista del momento, scattandosi un selfie ricordo. In fin dei conti, come Warhol amava dire: “Nel futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti”. E il suo futuro è il nostro oggi.
A chiudere il percorso gli scatti del fotografo Anton Perich ai visitatori classici della Factory e le testimonianze di Keith Haring a Basquiat, che hanno accolto il lascito del Maestro.