Blindness
La cecità cui fa riferimento il titolo della mostra è ovviamente metaforica, è uno stato dell’essere umano, è l’incapacità di vedere gli altri e ciò che ci circonda, è l’indifferenza e la mancanza di empatia.
Comunicato stampa
Muratcentoventidue Artecontemporanea
Blindness
Georgie Friedman , Sissa Micheli , Margarida Paiva , Charlotte Thiis-Evensen
La cecità cui fa riferimento il titolo della mostra è ovviamente metaforica, è uno stato dell’essere umano, è l’incapacità di vedere gli altri e ciò che ci circonda, è l’indifferenza e la mancanza di empatia.
La tradizione letteraria, sin dalla Grecia arcaica, ha spesso giocato sulla metafora della cecità fisica , da Tiresia, a Edipo, re di Tebe, fino , negli anni più recenti, all’umanità resa cieca da un’improvvisa pandemia nel romanzo di Josè Saramago, Saggio sulla cecità, la storia della letteratura è ricca di esempi significativi di cecità simbolica.
Negli ultimi decenni, sviluppo tecnologico e globalizzazione hanno garantito la possibilità di far viaggiare informazioni in modo agevole e capillare su tutto il pianeta. Il contatto, seppur virtuale, è diventato facile e immediato. Ciascuno può sapere cosa succede dall’altra parte del mondo, informarsi e creare reti di collegamento. Eppure l’uomo si lascia informare passivamente, come un cieco che, non potendo vedere, si fa raccontare. Non apre gli occhi, ma resta indifferente davanti ai cambiamenti, e ai rischi che incombono sulle società a iniziare dal riscaldamento globale.
Il titolo della mostra, che intende far riflettere sul comportamento dell’uomo nei confronti di un dramma epocale come il cambiamento climatico, si ispira al saggio di Zygmunt Bauman , “Cecità morale-La perdita di sensibilità nella modernità liquida ”, che racconta la perdita collettiva di sensibilità e immaginazione morale in una società che vive per il consumo, ma anche al saggio dello scrittore indiano Amitav Ghosh , La grande cecità , (è il titolo dell’edizione italiana) che esamina la nostra incapacità di cogliere i cambiamenti climatici e di trovare le relative soluzioni.
Egli non nutre speranza nel futuro, l'attuale modello di vita estremamente materiale, individuale e schiacciato su una singola esistenza influisce profondamente su qualsiasi domanda sul nostro destino e sul futuro del mondo. E la cultura, così intimamente legata alla storia del capitalismo, capace di raccontare guerre e numerose crisi, rivela una singolare, irriducibile resistenza ad affrontare il cambiamento climatico.
La galleria è pertanto particolarmente lieta di presentare quattro artiste di varia nazionalità, Georgie Friedman, Sissa Micheli , Margarida Paiva e Charlotte Thiis-Evensen che , con le loro opere, intendono far riflettere sul tema del riscaldamento globale.
Georgie Friedman è una giovane artista americana i cui progetti includono video installazioni su larga scala, video singoli e multi-canale e diverse serie fotografiche. Ha vissuto, lavorato ed esposto negli Stati Uniti, in musei e università. La natura messa in relazione con le caratteristiche e i limiti dell’uomo contemporaneo sono al centro della sua ricerca. Mettendo in scena potenti condizioni atmosferiche o la forza dell’oceano indaga sull’impatto psicologico e sociale di fenomeni naturali di lieve e di grave entità in relazione alla fragilità e inadeguatezza umana.
Utilizza la fotografia, il video, il suono, l'installazione, l'ingegneria e la fisica della luce, tutto per creare nuove esperienze per gli spettatori.
L’artista presenta il video In the Wake of Icebergs girato in Antartide nel gennaio 2017. Questo territorio, difatti, si distingue per essere al momento uno dei luoghi al mondo ove più fortemente si avverte il cambio climatico a causa dello scioglimento dei ghiacciai. Per gli artisti sensibili al problema dunque, l’Antartide si configura come un luogo di particolare ispirazione ove mettere a punto le loro ricerche. Il dittico spazia dai dettagli degli iceberg ai vasti paesaggi marini di enormi blocchi di ghiaccio che si spostano verso il mare. Gli iceberg diventano rappresentazioni sia letterali che metaforiche del restringimento del perimetro dell'Antartide. Nel video In the Wake of Icebergs l’artista accosta paesaggi marini incongrui per alludere alla frattura dell'ambiente e per evidenziare l'enorme quantità di mare e paesaggio che non è possibile vedere all'interno dell'inquadratura a causa dei limiti del video.
La ricerca espressiva di Sissa Micheli, artista altoatesina, viennese d’adozione, si muove tra l’immagine fissa e quella mobile dosando con rigore installazioni, video e foto.
Le sue opere sono tipicamente legate a temi di particolare attualità e ad osservazioni della realtà che l’artista traduce in metafore, evidenziando i limiti del nostro sistema funzionale per stimolare un’analisi critica della nostra società. Le più recenti opere multimediali della Micheli si ispirano all’ontologia del paesaggio e all’interpretazione della scienza. L’artista presenta in video una performance sul clima „Singing Flag / Sounds of Climate”, in cui sventola, come una bandiera, una coperta di salvataggio sullo sfondo di un deserto, sottolineando la necessità di operare per salvaguardare il nostro pianeta. Il sound della performance è una messa in musica di diagrammi sul
riscaldamento globale interpretata da coriste e coristi altoatesini.
Margarida Paiva è una giovane e apprezzata videoartista portoghese che vive e lavora a Oslo, il cui curriculum vanta numerose partecipazioni a mostre e festival internazionali. Il trauma della perdita, l’isolamento e la memoria sono motivi ricorrenti nei suoi video. Le storie affiorano in narrazioni poetiche definite da una solitudine esistenziale. Il lavoro recente si concentra sul legame dell’uomo con gli altri esseri viventi, come la vita vegetale e animale. Questo interesse per la natura ha una dimensione spirituale che si ispira ad antiche credenze animiste per cui piante, animali e luoghi possiedono tutti una distinta essenza immateriale. Questi lavori si impegnano nell'esplorazione di diverse forme di convivenza tra umani e non umani mettendo in discussione l'idea dell'eccezionalismo umano in relazione al suo ambiente biologico.
L’artista presenta l’opera video “Soul Blindness” realizzata nel 2019. Una foresta tranquilla. La nebbia vaga nell'aria come un'anima perduta. Fantasmi di animali morti abitano il paesaggio, come intrappolati in una malinconia e un mondo oscuro. Ispirato da antiche credenze animiste in cui le piante, animali e luoghi possiedono tutti un'essenza spirituale distinta, il video indica la nostra crescente incapacità di riconoscere che altre creature sono esseri senzienti e consapevoli come noi.
Charlotte Thiis-Evensen è una regista norvegese, artista visiva, giornalista, autrice e direttrice di programmi televisivi. Come artista lavora con il documentarismo in video, con la fotografia e le installazioni. Nelle sue opere riflette sui rapporti familiari, i rituali quotidiani, storie culturali e temi legati all'identità.
Usa i media per creare narrazioni umane uniche ed empatiche. Utilizza una forma di documentario basato sull'esperienza vissuta di individui della sua cerchia di conoscenti. È interessata a produrre lavori che esplorino questioni riguardanti le libertà personali. Molte delle sue opere riguardano il modo in cui le strutture di potere non dette influenzano l'individuo.
Adrift , l’ultima opera dell’artista, cerca di catturare parte della sensazione claustrofobica e drammatica che tutti noi possiamo provare a volte, la sensazione ,a cui allude il titolo del video, di andare alla deriva , senza controllo. Questa sensazione può sorgere quando ci troviamo di fronte ai cambiamenti che avvengono in un essere umano, come nel passaggio dall'adolescenza all'età adulta, o a quelli che dobbiamo affrontare collettivamente, come il riscaldamento climatico e la migrazione.
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