Limen – Una terra chiamata orizzonte
La mostra rappresenta il terzo appuntamento del Festival internazionale Sponde ed è promossa dall’Associazione AnimaFemina con il contributo della Regione Marche, il patrocinio del Comune di Pesaro e il sostegno dell’Assessorato alla Cultura e all’Ambiente del Comune di Pesaro.
Comunicato stampa
Sabato 24 ottobre alle ore 18 si inaugura, negli spazi del Conventino di Monteciccardo, LIMEN - Una terra chiamata orizzonte. La mostra rappresenta il terzo appuntamento del Festival internazionale Sponde ed è promossa dall’Associazione AnimaFemina con il contributo della Regione Marche, il patrocinio del Comune di Pesaro e il sostegno dell’Assessorato alla Cultura e all’Ambiente del Comune di Pesaro.
Sponde nasce da un’idea dell’Associazione AnimaFemina e trae origine dal continuo dialogo artistico tra le due coste dell’Adriatico. È un progetto biennale (2019-2020) tra Italia e Balcani: è proprio qui che scorre la grande storia del Novecento e da qui il secolo nuovo riparte per ridefinire l’Europa (le nuove rotte della migrazione). L’arte e i luoghi ne raccontano la nostra residenza sulla Terra. Ecco la scelta di aprirsi alla lentezza, alla poesia, ai piccoli borghi e ai luoghi dell’anima di questa provincia: il Castello di Mombaroccio, il Conventino di Monteciccardo, la Fonte dei poeti di Sant’Angelo in Lizzola, il Teatro di San Costanzo e tanti altri. Tra gli autori scelti, tutti di livello internazionale: Franca Mancinelli, Gëzim Hajdari, Giulia Bellucci, Davide Nota, Natasha Sardzoska, Aleš Šteger e Massimo Zamboni.
LIMEN - Una terra chiamata orizzonte, a cura di Milena Becci, si lega alle tematiche del Festival dipanandosi tra fotografia e poesia, attivando uno stretto legame con la penisola balcanica. Quattro gli artisti in mostra – Maŝa Bajc, Alessandro Giampaoli, Ana Opalić e Luca Piovaccari – le cui opere entreranno in relazione con quattro componimenti poetici di Davide Nota, Stefano Sanchini, Natasha Sardzoska e Aleš Šteger. Le due arti permettono l’incontro tra due orizzonti, l’uno visto dal litorale marchigiano e l’altro scorto dai Balcani, per unire due terre. LIMEN è confine ma anche dimora, non è limite ma accoglienza. I quattro fotografi presenteranno lavori estremamente diversi tra loro, per tecniche e concezione, sottolineando le possibilità della demarcazione nel divenire ospitalità in un periodo storico che necessita di chi dà rilievo a questa tematica. Lo spazio è simbolico, annullato, interiore nella sofferenza o naturale. Tutto fa convergere l’io nell’altro senza divisioni.
Maŝa Bajc registra, a prima vista, soggetti e paesaggi facilmente identificabili, quali i boschi incendiati della serie After Silence, presente in mostra, che divengono simbolo di un’esperienza sensoriale che va al di là dell’ordinarietà dell’ambientazione. Le sue immagini collegano il mondo esteriore a quello interiore, come essa stessa dichiara, in cui si sintonizza per presentare momenti che conducono alla consapevolezza su come ci relazioniamo con il mondo che ci circonda.
Alessandro Giampaoli presenta, all’interno della sala del Conventino che lo ospita, l’unica installazione site-specific della mostra. Realizzata appositamente per LIMEN, porta con sé forti simbologie che si collegano all’idea di limite tra umano e divino, a come l’uno converga nell’altro e viceversa, e al concetto di accoglienza. La fotografia è anch’essa naturale protagonista e, oltre all’installazione, saranno presenti due lavori della serie del 2010 Deiwo in cui la luce, abbagliante, unifica la totalità dello spazio, cancellando quasi completamente la percezione della corporeità e dei confini.
La serie Home di Ana Opalić rappresenta la sezione più intimista della mostra. Interni domestici, oggetti logori e apparentemente insignificanti, diventano simbolo del destino di qualcuno. Viaggiando per la Croazia e raccogliendo video testimonianze, tra il 2010 e il 2013, per un progetto avviato da Documenta Zagabria, è entrata in contatto diretto con le tragiche storie di chi ha vissuto la guerra. Queste persone le hanno aperto le porte delle loro case che, da spazio sicuro e luogo di appartenenza, son divenute luoghi di sofferenza e spesso morte.
Paesaggi sloveni, strade e centri abitati, sono invece i soggetti principali delle opere di Luca Piovaccari, dalla recente serie dal titolo Oltre, a est. Scatti realizzati tra Lubiana e Zagabria e presentati al pubblico con la consueta tecnica utilizzata dall’artista, la fotografia su pellicole sovrapposte, svelano un’atmosfera che trasforma il margine in centralità. Gli acetati trasparenti esaltano un ambiente in bianco e nero che non gli appartiene, non è sua dimora, ma che lo ha accolto e che vuole esaltare scovandone gli angoli più bui.
Le opere dei quattro artisti si scorgeranno accompagnate dall’audio delle letture delle poesie di Davide Nota, Stefano Sanchini, Natasha Sardzoska e Aleš Šteger nelle due lingue, in un binomio che accompagna soavemente lo spettatore nelle bellissime sale del Conventino, un vero e proprio luogo dell’anima.
In occasione del finissage è prevista la presentazione del catalogo realizzato da NFC edizioni.
La mostra sarà visitabile, gratuitamente, dal giovedì alla domenica, ore 16 - 20.
Per info e prenotazioni: [email protected] / 333 3438122 / 388 4236456.
BIOGRAFIE ARTISTI
Maša Bajc
Maša Bajc è nata a Čakovec, Croatia nel 1980. Si è laureata alla Facoltà di Economia e Business di Zagabria. Nel 2010 si è aggiudicata il Master in Belle Arti, per il percorso Imaging Arts dell’Istituto di Tecnologia Rochester, NY. Lavora come fotografa freelance ed è insegnante di fotografia, tenendo diversi workshop e collaborando con altri artisti. Ha esposto in mostre internazionali in solo e in gruppo, tra cui Primo Festival Internazionale di Arti Visive - ARTERIA, Museo Lapidarium, Cittanova; REFEST, Immagini e Parole sulle nuove rotte dei rifugiati, esponendo in Festival in Italia, Spagna, Croazia, Bosnia. And There Was Evening, And There Was Morning, UML Gallery, Università del Massachussets in Lowell; Un-common realities, Associazione Croata degli Artisti a Zagabria; After silence, Mala galerija, a Poreč; Maša’s Imaginarium, Galerija Makina, a Pola; Different worlds - Young Contemporary Photography From Western Balkans, Centro Fotografico per l’Arte Contemporanea a Ljubljana; Bronx Calling: The Second AIM Biennial, Bronx Museum, New York e Superposition, Centro d’Arte Contemporanea di Seattle. Nel 2010 ha ottenuto il Riconoscimento per la Fotogarfia a Parigi, Primo premio per la categoria Family Portrait. Mostre in solo: 2020 AK galerija, Koprivnica, Nature of Things; 2020 Galerija Spot, Zagabria, Nature of Things; 2017 Centar za kulturu Čakovec, Un-common realities; 2011 Riley Photography Gallery, Università di Notre Dame, Indiana, US. Scapes.
Alessandro Giampaoli
La ricerca di Alessandro Giampaoli (Pesaro, 1972) è un’avventura mistico-simbolica che esplora la Natura e la natura umana. Il disegno e la pittura caratterizzano la prima fase della sua formazione artistica. Diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Urbino, si perfeziona in fotografia all’Istituto Europeo di Design di Milano. Attraverso fotografia, video e installazione Giampaoli crea situazioni immersive con una struttura narrativa spesso dialogica. La tradizione figurativa del passato viene vivificata nella rappresentazione essenziale di simboli e archetipi, pilastri di un'architettura visiva unitaria e onnicomprensiva, multiculturale ed inclusiva. Le sue opere vivono di una costante tensione verso l’assoluto. Il lavoro di Giampaoli ha avuto riconoscimenti internazionali in importanti contest come Prix de la Photographie Paris (2009), Black and White Spider Awards (2009, 2010), London International Creative Competition (2013) e dal 2000 è stato esposto in mostre e fiere d'arte in Italia e all’estero: si ricordano Photo ltd Torino (2009), KunstArt Bolzano (2010), Lucca Digital Photo Fest (2010), Madrid Foto (2011), Shanghai Contemporary Art Fair (2011), Photo Vernissage St. Petersburg (2011), 54ª Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia (2011), L'impénétrable simplicité de ce qui est (Paris, 2015-2016), Punctum (Roma, 2017), Symbolum (Genga, 2018). Nel 2014 vince la 64ª edizione della Rassegna Internazionale D'Arte/Premio "G.B. Salvi" di Sassoferrato. Nel 2017 la sua opera La Stagione del Silenzio viene utilizzata per l’immagine della 13ª edizione di TEATROLTRE, la rassegna di teatro sperimentale dell’AMAT (Associazione Marchigiana Attività Teatrali). Nel 2020 torna ad includere disegno e pittura nei suoi progetti artistici.
Ana Opalić
Ana Opalić è nata a Dubrovnik nel 1972. Nel 1997 si è laureata all'Accademia di Arte Drammatica di Zagabria in Tv e Cinematografia. I suoi lavoro riguardano fotografia, video e film documentari. Partecipa a mostre in solo fin dal 1991. Nel 2003 ha rappresentato la Croazia alla Biennale di Venezia (con Boris Cvjetanovic). Nel 2009 ha vinto il secondo Premio alla mostra in concorso [email protected]. Nel 2016 ha vinto il terzo premio con l'artista co-autrice Vesna Markovic alla mostra in concorso [email protected]. È stata regista e direttore della fotografia di due film documentari: Once more (Ana Opalic e Noah Pintaric, 2014) e The Cure, 2018, prima visione ai Film festival Zagabria Dox e Lipsia Dok. Ha pubblicato due libri di fotografie: Brsalje, 2017, e Home, 2018, e un progetto comune con l'architetto David Kabalin, il libro The Dubrovnik Caravan Route, 2019. Vive e lavora a Zagabria.
Luca Piovaccari
Luca Piovaccari (Cesena, 1965) fotografo. Ha esposto in mostre collettive e personali: 8 artisti, 8 critici, 8 stanze, curata da D. Auregli e P. Weiermair, Galleria d’Arte Moderna, Villa delle Rose, Bologna 2001; XIV Quadriennale d’ Arte ANTEPRIMA, Palazzo della Promotrice, Torino 2005; 55° Premio Michetti, Francavilla al Mare 2005. 54° Esposizione d’arte di Venezia, Padiglione Regionale dell’Emilia Romagna, Chiostri di San Pietro, Reggio Emilia 2011; Close – UP – il primo piano sulla pittura Italiana a cura di G. Marziani, Palazzo Collicola, Spoleto 2015. Casabianca – Disseminazioni, progetto di G. Gianuizzi, Casabianca, Zola Predosa, Bologna; Fragilitas mortalis, centenario dalla morte di Renato Serra, a cura di M. Zattini 2015. Il progetto è stato ospitato nel 2016 alla Maison de l’Union Européenne in Lussemburgo; Five years, galleria Montoro 12, Roma; Ascolta il tuo respiro, MAC, Lissone, personale a cura di A. Zanchetta 2018; Ixion Esposizione, MAC, Lissone, nuove acquisizioni del Museo; Fragile levità, personale in Slovenia, durante il Festival Art Stays; Terza edizione della Biennale del Disegno, Rimini, a cura di M. Pulini; ViePeriferiche, Corte Zavattini, Cesena, a cura di R. Bertozzi; Assonances, curata da G. Sarti, Alliance Française, Bologna. Personali: Rivoluzioni, Palazzo Ducale di Massa, con la presentazione di A. Zanchetta 2017; La stagione del disincanto, a cura di G. Papi, Far, Palazzo del Podestà di Rimini 2017; Nulla che non sia ovunque, a cura di M. Becci, Tomav, Torre di Moresco 2019; Variazioni sulla natura, a cura di F. Bertoni, Museo Civico Giuseppe Ugonia, Brisighella; Selvatico, Atlante dei margini… a cura di M. Fabbri, Cotignola.
BIOGRAFIE POETI
Davide Nota
Davide Nota è nato nel 1981 a Cassano d’Adda (in provincia di Milano). È cresciuto ad Ascoli Piceno, ha studiato a Perugia e ha vissuto a Roma per alcuni anni. Nel 2015 si è trasferito a Macerata. Ha pubblicato i libri di poesia Battesimo (LietoColle, 2005), Il non potere (Zona, 2007) e La rimozione (Sigismundus, 2011). Nel 2019, Luca Sossella Editore ha pubblicato il suo primo romanzo Lilith. Un mosaico.
Stefano Sanchini
Stefano Sanchini (1976) è stato uno dei redattori delle rivista di letteratura << La Gru >>, 2005-2012, prendendo parte al progetto Calpestare l’oblio, 2008-2010. Ha pubblicato i libri di poesia: Interrail, Fara, 2007; Via del Carnocchio, Thauma, 2010; Corrispondenze ai margini dell’Occidente, Effigie, 2011 un poema dialogico con Loris Ferri e Nota al testo di Roberto Roversi. La casa del filo di paglia, Sigismundus, 2013; Il villaggio, Sigismundus, 2016. Le sue poesie sono apparse in riviste e antologie, tra cui L’arcano fascino dell’amore tradito, tributo a Dario Bellezza, Perrone, 2006; Mario Giacomelli Giacomo Leopardi, L’Infinito, A Silvia, Silvana Editoriale, 2019.
Natasha Sardzoska
Natasha Sardzoska (Skopje, 1979) è poetessa, scrittrice, antropologa, traduttrice poliglotta e saggista macedone, ha vissuto e creato a Parigi, Brussels, Milano, Stoccarda, Barcellona e Lisbona. Si è dottorata in antropologia all’Università degli Studi di Bergamo, alla Karls Eberhard Universität a Tübingen, alla Sorbonne Nouvelle Paris 3. Ha insegnato alla Schiller International University a Heidelberg. Attualmente lavora come ricercatrice presso il Centro di Studi Avanzati di Fiume. Dirige l’edizione di poesia della rivista canadese Borders in Globalization e collabora con la Radio Capodistria.
Si occupa di traduzioni letterarie dall’italiano, dal portoghese, dallo spagnolo, dal francese e dal catalano. È l’unica traduttrice in lingua macedone di molti scrittori, tra cui Pasolini e Saramago. Ha collaborato con l’Ambasciata italiana a Skopje organizzando la serata Il vino è la poesia della terra e con l’Ambasciata francese e l’Istituto francese a Skopje organizzando le serate poetiche La soirée aux jardins e Les rivages de l’exil.
Scrive le sue poesie in lingua italiana, francese e inglese e si auto-traduce. Pubblica poesie (La camera azzurra (1999), Pelle (2013), Lui mi ha tirata con corda invisibile (2014), Acqua vivente (2017), Osso sacro (2019)), collane, saggi e racconti. Ha pubblicato raccolte di poesie negli Stati Uniti, nel Kosovo e in Italia. La sua poesia Marionetta è stata pubblicata nell’Antologia internazionale in spagnolo e in inglese contro l’abuso di minori. La sua poesia è tradotta in molte lingue e pubblicata in diverse antologie e riviste internazionali. È stata selezionata come finalista per il Premio a Napoli della Casa Editrice Guida di Napoli e ha ricevuto la Menzione speciale di merito dal Premio Internazionale di Poesia Don Liegro. I suoi readings sono dei recitals di interpretazione vocale, musicale, teatrale e danza. Con le sue performance si è esibita al Palazzo Ducale al Festival Parole Spalancate a Genova, al Teatro arabo-giudeo, al Festival Sha’ar a Tel Aviv, nell’Accademia delle Belle Arti al Poesiefestival a Berlino, nella Galleria d’arte moderna al Festival Ars Poetica a Bratislava, nella Galleria d’arte nazionale al Modoars Festival a Skopje, nella Biblioteca nazionale della città di Sofia, nel Centro Culturale Città Vecchia a Belgrado e nel Museo Revoltella a Trieste.
Aleš Šteger
Aleš Šteger (1973) è un poeta, scrittore, editore e critico letterario sloveno. Appartiene alla generazione di scrittori che ha iniziato a pubblicare dopo lo scioglimento della Jugoslavia. La sua prima raccolta di poesie Šahovnice ur (1995) è andata esaurita in sole tre settimane dopo la pubblicazione. I suoi libri sono stati tradotti in 16 lingue e le sue poesie sono apparse in riviste e giornali internazionali quali The New Yorker, Die Zeit, Neue Zürcher Zeitung, TLS e molti altri. Tra i vari riconoscimenti, la sua traduzione in inglese di Knjiga reči (The Book of Things, BOA Editions, 2010) ha vinto dei premi (BTBA e AATSEL). Ha ricevuto il riconoscimento di Cavaliere dell’ordine delle Arti e delle Lettere dallo Stato Francese. È un membro dell’Accademia delle Arti di Berlino. Dal 1995 al 2004 e dal 2008 ad oggi, è stato l’ideatore e direttore del festival internazionale di poesia Days of Poetry and Wine. Nel 1998 ha vinto il Premio Veronika per il suo libro di poesie Kašmir e nel 2008 il Premio Rožanc, il riconoscimento più importante per saggi scritti in sloveno, con l’opera Berlin.