Chiusi cinema e teatri nel nuovo Dpcm
Arriva lo stop per cinema, sale teatrali e sale da concerto, con un enorme danno per il settore che stava tentando di risollevarsi dall’ultimo lockdown. Vietate anche le fiere. Restano aperti, invece, i musei.
Sono stati fatti dei tentativi per limitare il contagio senza intaccare servizi e attività commerciali. Ma, con la brusca impennata di contagi di Covid che non accenna a mitigarsi – nel giorno in cui scriviamo si registra il nuovo picco di oltre 19.600 – svanisce anche la speranza di poter continuare a tenere aperto, a raggiungere una tanto agognata forma di “convivenza” con il virus. Il nuovo Dpcm del 25 ottobre 2020, che entra in vigore da lunedì 26 ottobre fino al 24 novembre 2020, emanato a seguito di una convocazione d’urgenza del Comitato tecnico scientifico da parte del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, intacca anche un segmento del settore culturale: vengono infatti chiusi cinema, teatri e sale da concerto. Inoltre, vengono anche impediti “fiere di qualunque genere e altri analoghi eventi”. Rimangono aperti musei e istituzioni culturali.
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DPCM DEL 25 OTTOBRE: STOP A CINEMA E TEATRI
“Sono sospesi gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto”, recita il Dpcm. Una realtà durissima da affrontare, per un settore che fin dall’inizio della pandemia ha dovuto scontrarsi duramente con limitazioni e carenza di introiti, con pesanti conseguenze economiche su lavoratori, artisti, professionisti e con la sopravvivenza delle stesse attività, già fortemente minate dal primo lockdown. Una questione cruciale, tanto che, qualche giorno prima dell’approvazione del dpcm del 18 ottobre, i lavoratori dello spettacolo avevano organizzato una protesta pacifica di grande impatto visivo in Piazza del Duomo, allestendo 500 bauli per le attrezzature di scena, mentre dieci Assessori alla Cultura dei capoluoghi di regione italiani avevano inviato al Governo una lettera invitandolo a tutelare tale settore. E tutti erano rimasti sollevati e soddisfatti dalla prosecuzione delle attività, tanto da dichiarare inizialmente fuori pericolo cinema e teatri.
DPCM DEL 25 OTTOBRE: DRAMMA PER IL SETTORE DELLO SPETTACOLO
Con la chiusura totale di cinema e teatri si profila uno scenario drammatico per l’intero settore dello spettacolo. Una decisione che poco fa è stata commentata anche dal Ministro per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo Dario Franceschini, che ha twittato: “Un dolore la chiusura di teatri e cinema. Ma oggi la priorità assoluta è tutelare la vita e la salute di tutti, con ogni misura possibile. Lavoreremo perché la chiusura sia più breve possibile e come e più dei mesi passati sosterremo le imprese e i lavoratori della cultura”. Ma quali sono le ripercussioni effettive che questa nuova chiusura potrà avere sull’intero settore? Dobbiamo considerare che la chiusura “di sale cinematografiche, sale teatrali e sale da concerto” riguarda intere filiere di produzione di eventi e materiale audiovisivo, al quale partecipano numerosi profili professionali: attori, compagnie teatrali, produttori, distributori, personale di sala, costumisti, truccatori, fonici, e chi più ne ha più ne metta. E mentre Franceschini invoca una chiusura “più breve possibile” è lecito chiedersi se questo sia lontanamente plausibile: a differenza del primo lockdown, già deleterio di per sé, ora abbiamo davanti a noi una stagione autunnale e una invernale, che con tutta probabilità aggiungerà complicazioni in termini sanitari, all’interno di un paese già prostrato sul piano economico. Si tratta di un dramma umanitario che investe una parte centrale del tessuto culturale. E che di certo il settore non si meritava, avendo lavorato duramente in questi mesi per il rispetto di tutte le norme anti contagio, senza innescare focolai.
DPCM DEL 25 OTTOBRE: IL NUOVO APPELLO DEGLI ASSESSORI ALLA CULTURA
A poche ore dalla firma del decreto si fa sentire nuovamente la voce degli assessori alla cultura delle più grandi città italiane, con l’appello Stop teatri e cinema ingiustificato e disastroso, subito aiuti concreti. Il testo, indirizzato al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali Nunzia Catalfo e al Ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli, cita: “la misura assunta oggi nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che dispone la sospensione degli spettacoli in teatri, cinema e sale da concerto, colpisce il settore produttivo italiano che più di ogni altro ha saputo adottare misure efficaci e responsabili nel contrasto alla diffusione epidemica da Covid-19. L’evidenza statistica dimostra che oggi proprio i teatri e i cinema sono, in virtù del senso di responsabilità dimostrato nell’applicazione delle misure medico-sanitarie da gestori, lavoratori e pubblico, i luoghi più sicuri del Paese, insieme a musei, spazi espositivi ed altri luoghi della cultura, mantenuti aperti dal Decreto. In questa luce, la sospensione degli spettacoli appare ingiustificata visto che le misure disposte considerano invece compatibili altre attività che per la propria natura non possono garantire i livelli di protezione adottati nei luoghi di spettacolo, per il pubblico come per gli operatori. Il settore dello spettacolo, che vede impegnate centinaia di migliaia di professionisti, è inoltre uno dei più rilevanti settori produttivi italiani, e ha recentemente richiamato dalla CIG quasi la totalità dei lavoratori al fine di garantire una paga dignitosa e un corretto trattamento delle diverse professionalità impegnate: sono le donne e gli uomini che hanno profuso il loro straordinario impegno per riaprire teatri, cinema e sale da concerto nel pieno rispetto dei protocolli per la tutela della salute. Da amministratori pubblici responsabili delle politiche culturali nei nostri territori seguiamo con estrema apprensione e preoccupazione l’andamento dei contagi da Covid-19 e siamo consci del fatto che nuove misure restrittive siano senza dubbio necessarie per contrastare la recrudescenza del Virus nel nostro Paese. Tuttavia riteniamo necessario portare alla Vostra attenzione che la misura appena assunta nei confronti dello spettacolo produrrà effetti economici disastrosi per un settore già duramente provato, e soprattutto priverà i nostri concittadini di un importantissimo strumento di condivisione e riavvicinamento sociale, nel pieno rispetto del distanziamento fisico: nella storia delle democrazie la tenuta sociale delle comunità, soprattutto nei suoi momenti più critici e dolorosi, si è sempre fondata soprattutto sulla possibilità di condividere esperienze culturali. Aderendo con convinzione e spirito di servizio alla “leale e fattiva collaborazione tra le Istituzioni della Repubblica” – alla quale ha richiamato nel suo discorso il Capo dello Stato – al fine di “difendere il bene primario della vita, contenendo il contagio e affrontandone le conseguenze, sanitarie, sociali, economiche”:
– consideriamo opportuna e necessaria una revisione di questa disposizione, al più presto, affinché teatri, cinema e sale da concerto possano riaprire prima del termine di efficacia del Decreto, soprattutto se le analisi di tracciamento del contagio delle ultime due settimane confermeranno la bassa, o nulla, incidenza dei luoghi dello spettacolo nella diffusione epidemica
– chiediamo, nelle more della riapertura delle sale teatrali, cinematografiche e da concerto, un’immediata attivazione di ammortizzatori sociali, concreti ed efficaci, per tutte le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo, con particolare attenzione ai soggetti professionali la cui attività è caratterizzata da intermittenza, occasionalità e precarietà, che abbia corso e validità a partire già da lunedì 26 ottobre. Nella certezza di poter contare sulla Vostra piena considerazione di quanto espresso, rinnoviamo la nostra disponibilità a concertare misure per rendere ancora più efficaci e sicure le riaperture dei luoghi di spettacolo delle nostre città e di tutta Italia“. L’appello è firmato da Luca Bergamo, Vicesindaco con delega alla Crescita Culturale – Roma; Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura – Milano; Eleonora de Majo, Assessora alla Cultura e al Turismo – Napoli; Barbara Grosso, Assessora alle Politiche Culturali, dell’Istruzione, per i Giovani – Genova; Francesca Paola Leon, Assessora alla Cultura – Torino; Matteo Lepore, Assessore alla Cultura e al Turismo – Bologna; Paola Mar, Assessora al Patrimonio, Promozione della città, Università e Toponomastica – Venezia; Paolo Marasca, Assessore alla Cultura – Ancona; Ines Pierucci, Assessora alle Politiche Culturali e Turistiche – Bari; Paola Piroddi, Assessore alla Cultura – Cagliari; Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura – Firenze.
DPCM DEL 25 OTTOBRE: CANCELLATE LE FIERE
Il nuovo decreto inficia anche sulle fiere: mentre nella bozza del dpcm leggevamo: “restano consentite le manifestazioni fieristiche di carattere nazionale e internazionale, previa adozione di Protocolli validati dal Comitato tecnico-scientifico di cui all’ art. 2 dell’ordinanza 3 febbraio 2020, n. 630, del Capo del Dipartimento della protezione civile, e secondo misure organizzative adeguate alle dimensioni ed alle caratteristiche dei luoghi e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro”, nella versione definitiva dello stesso testo viene esplicitato l’impedimento di fiere e eventi di qualsiasi tipo. Come abbiamo visto, questo 2020 ha già fatto saltare l’intero calendario fieristico dell’arte nazionale e internazionale. Dopo la cancellazione di Artissima a Torino, già annunciata nelle scorse settimane, resta aperta la questione delle fiere collaterali che non avevano ancora alzato bandiera bianca. Rimane anche Art Verona, fissata dall’11 al 13 dicembre 2020: pertanto, nel caso le misure non venissero prorogate oltre la fine di novembre, potrebbe ancora avere speranze.
DPCM DEL 25 OTTOBRE: PROSEGUONO I MUSEI
Gli unici a salvarsi, per ora, sono musei e istituzioni culturali, come si legge nel testo: “il servizio di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura di cui all’art. 101 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, è assicurato a condizione che detti istituti e luoghi, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali aperti al pubblico, nonché dei flussi di visitatori (più o meno di 100.000 l’anno), garantiscano modalità di fruizione contingentata o comunque tali da evitare assembramenti di persone e da consentire che i visitatori possano rispettare la distanza tra loro di almeno un metro”. Si fa fatica a capire la logica che vede pericolosi i teatri (dove ormai si va in 40 in sale che potrebbero ospitare 500 persone) e non i musei. Misteri dei Dpcm.
LE ALTRE MISURE DEL DPCM DEL 25 OTTOBRE
In generale, il nuovo Dpcm impone restrizioni che, se non sono come un lockdown, ci vanno vicino: da lunedì chiusura di bar e ristoranti dalle 18 (asporto e servizio a domicilio fino a mezzanotte), ma lasciando libertà di spostamento per i cittadini, ai quali viene comunque consigliato di non lasciare il comune di appartenenza. L’unica concessione fatta alle richieste dei governatori delle Regioni, che chiedevano a gran voce la chiusura alle 23, è stata l’apertura di bar e ristoranti la domenica e i festivi. E le persone consentite al tavolo, diventano al massimo 4. Vietate le feste, al chiuso o all’aperto, nemmeno a seguito di celebrazioni religiose o civili: cade così il numero di 6 a casa, viene infatti “fortemente raccomandato” di non ricevere persone che non siano i conviventi, a meno che non ci siano comprovate necessità. Oltre ai luoghi di cui sopra, chiudono anche sale bingo gioco e scommesse, palestre e piscine.
-Giulia Ronchi
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