Fra cielo e terra. Lorenzo Bonechi a Firenze
Una pittura semplice e allo stesso tempo colta, radicata nella Toscana del primo Umanesimo, fra scorci urbani e campestri intrisi d’armonia: dipinti, disegni e una scultura, del periodo della maturità, raccontano la poetica di Lorenzo Bonechi, scomparso troppo presto.
Pittore delicato e poetico, in equilibrio fra la tradizione toscana e sprazzi d’avanguardia, Lorenzo Bonechi (Figline Valdarno, 1955-1994), in mostra alla Galleria Il Ponte di Firenze, racconta un’umanità dantescamente colta nel pieno del cammino della vita, fra aneliti spirituali e precarietà del quotidiano.
In tempi così oscuri e precari, fa bene all’anima riscoprire la potenza di una pittura poetica e solare, strumento di narrazione dove gli individui sono altrettanto santi e pellegrini in cammino verso una speranza, una salvezza, un luogo di gioia.
LA PITTURA DI LORENZO BONECHI
Nella sua pittura intrisa di levità, ricorre la tradizione dei Primitivi Senesi (che anche in terra d’Arezzo ebbero illustri discepoli), così come ricorre il senso mistico dell’esistenza, con riletture di simboli e situazioni. Quella di Bonechi è però una rilettura a tutto tondo, che non disdegna anche il Rinascimento e le sue atmosfere un po’ più oscure: ne La via di Damasco si ritrovano citazioni dell’Annunciazione di Piero della Francesca, in particolare nella divisione architettonica dello spazio e nelle pose dei personaggi. Ma Bonechi, con spirito contemporaneo, ammanta la scena di crudo esistenzialismo, a ricordarci che il Paradiso in Terra non esiste.
‒ Niccolò Lucarelli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati