La grande retrospettiva di Ulay allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Le immagini della mostra
Duecento opere raccontano la vita e l’arte di Ulay, in una mostra che ripercorre la sua ricerca nell’ambito della fotografia e della performance art
![La grande retrospettiva di Ulay allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Le immagini della mostra](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2020/11/Ulay-She-1973–1974-Original-Auto-Polaroid-type-SX-70-7.9-x-7.9-cm.-Courtesy-ULAY-Foundation-970x1024.jpg)
Si intitola Ulay Was Here la grande retrospettiva – la prima realizzata dopo la sua morte – recentemente inaugurata allo Stedelijk Museum di Amsterdam e dedicata a Frank Uwe Laysiepen. (Solingen, 1943 – Lubiana, 2020), noto in tutto il mondo come Ulay, scomparso lo scorso marzo. 200 opere, di cui molte mai esposte prima, ripercorrono la vita e la carriera del celebre artista, tra i pionieri della fotografia Polaroid e tra i principali esponenti della body art e della performance, forma d’arte, quest’ultima, approfondita per molto tempo insieme alla compagna Marina Abramović.
![Ulay, Diamond Plane, 1974, Original Auto Polaroid, type 107, 8.5 x 10.8 cm. Courtesy ULAY Foundation](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2020/11/Ulay-Diamond-Plane-1974-Original-Auto-Polaroid-type-107-8.5-x-10.8-cm.-Courtesy-ULAY-Foundation.jpg)
Ulay, Diamond Plane, 1974, Original Auto Polaroid, type 107, 8.5 x 10.8 cm. Courtesy ULAY Foundation
FOTOGRAFIA E PERFORMANCE NELLA RICERCA DI ULAY
Attraverso la pratica fotografica, Ulay ha investigato temi legati ai concetti di identità attraverso il suo stesso corpo: l’autoritratto era per lui uno strumento per esplorare dal punto di vista sociale le questioni di genere, e un esempio di questa peculiare ricerca è la serie Polaroid S’he, in cui l’artista si presenta metà uomo e metà donna. Un’indagine, quella portata avanti da Ulay, che lo ha condotto a riflettere su cosa significhi essere “l’altro”, da intendersi non soltanto come un altro genere ma anche come una minoranza. Nel corso del tempo, la pratica fotografica di Ulay è diventata sempre più performativa, e il risultato di questa evoluzione è FOTOTOT, una serie di performance del 1975 e del 1976 con cui l’artista ha esaminato criticamente la natura transitoria e mutevole dell’identità fotografica e il fenomeno del pubblico. La performance nel corso del tempo ha avuto il sopravvento sulla fotografia, e il risultato di questo cambiamento è l’azione del 1976 Irritation – There Is a Criminal Touch to Art. Intense e frutto di una esasperata ricerca sono le performance realizzate insieme a Marina Abramović, con la quale ha dato vita a opere diventate pietre miliari della storia dell’arte contemporanea: tra tutte, Relation in Space, la prima realizzata insieme dalla coppia in occasione della Biennale di Venezia 1976; la “scandalosa” Imponderabilia del 1976, in cui Ulay e Abramović, nudi, stavano immobili sulla porta d’ingresso della Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna; Rest Energy (1980), in cui Marina regge un arco e Ulay ne tende la corda, tenendo tra le dita una freccia puntata sul petto di lei; e poi il celebre addio sulla Muraglia Cinese.
LA MOSTRA DI ULAY ALLO STEDELIJK MUSEUM
Ulay Was Here esamina l’intera opera dell’artista, focalizzando l’indagine su quattro temi chiave della sua vita e del suo lavoro: la sua attenzione alla performance e agli aspetti performativi della fotografia; la ricerca sull’identità e il corpo come medium; l’impegno e l’interesse verso temi sociali e politiche; il suo rapporto con Amsterdam, la città in cui ha vissuto e lavorato per quattro decenni. La mostra comprende fotografie, Polaroid (in bianco e nero e a colori, di diverso formato), sculture, proiezioni video e fotografiche di performance, materiale documentario. Ecco alcune immagini delle opere in mostra.
– Desirée Maida
Amsterdam // fino al 18 aprile 2021
Ulay Was Here
Stedelijk Museum
www.stedelijk.nl
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![Ulay, Amsterdam Graffiti, 1970 1973, Polaroid type 107, 8.5 x 10.8 cm. Courtesy ULAY Foundation](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2020/11/Ulay-Amsterdam-Graffiti-1970-1973-Polaroid-type-107-8.5-x-10.8-cm.-Courtesy-ULAY-Foundation-768x604.jpg)
![Ulay, Irritation There Is a Criminal Touch to Art, 1976, Berlin, action documentation, film stills. Courtesy ULAY Foundation](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2020/11/Ulay-Irritation-There-Is-a-Criminal-Touch-to-Art-1976-Berlin-action-documentation-film-stills.-Courtesy-ULAY-Foundation.jpg)
![Ulay, Retouching Bruises. Courtesy ULAY Foundation](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2020/11/Ulay-Retouching-Bruises.-Courtesy-ULAY-Foundation.jpg)
![Ulay, Diamond Plane, 1974, Original Auto Polaroid, type 107, 8.5 x 10.8 cm. Courtesy ULAY Foundation](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2020/11/Ulay-Diamond-Plane-1974-Original-Auto-Polaroid-type-107-8.5-x-10.8-cm.-Courtesy-ULAY-Foundation.jpg)
![Ulay, S'he, 1973, Original Auto-Polaroid, type 107, 8.5 x 10.8 cm. Courtesy ULAY Foundation](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2020/11/Ulay-She-1973-Original-Auto-Polaroid-type-107-8.5-x-10.8-cm.-Courtesy-ULAY-Foundation-768x606.jpg)
![Ulay, S'he, 1973–74, Original Auto-Polaroid, type 107, 8.5 x 10.8 cm. Courtesy ULAY Foundation](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2020/11/Ulay-She-1973%E2%80%9374-Original-Auto-Polaroid-type-107-8.5-x-10.8-cm.-Courtesy-ULAY-Foundation-768x608.jpg)
![Ulay, S'he, 1973–1974, Original Auto Polaroid, type SX 70, 7.9 x 7.9 cm. Courtesy ULAY Foundation](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2020/11/Ulay-She-1973%E2%80%931974-Original-Auto-Polaroid-type-SX-70-7.9-x-7.9-cm.-Courtesy-ULAY-Foundation-768x810.jpg)
![Ulay, Self Portrait, 1990, Polagram light exposure with torch and color filters directly onto the negative, 275 x 112 cm. Courtesy ULAY Foundation](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2020/11/Ulay-Self-Portrait-1990-Polagram-light-exposure-with-torch-and-color-filters-directly-onto-the-negative-275-x-112-cm.-Courtesy-ULAY-Foundation.jpg)
![Ulay/Marina Abramović, Breathing In/Breathing Out, 1977, performance, 19 minuten, Studenski Kulturni Center Belgrado. Courtesy ULAY Foundation and Marina Abramović Archives](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2020/11/UlayMarina-Abramovic%CC%81-Breathing-InBreathing-Out-1977-performance-19-minuten-Studenski-Kulturni-Center-Belgrado.-Courtesy-ULAY-Foundation-and-Marina-Abramovic%CC%81-Archives-768x515.jpg)
![Ulay, The Metamorphosis of a Canal House, 1972, Series of 6 unique Gelatine Silver Prints, documentation of an environmental action: installation of a giant photo on photographic linen, showing a petrochemical refinery, 10 x 12 m 58 x 45 cm (framed), 20 x 23 cm. Courtesy ULAY Foundation](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2020/11/Us-documentation-of-an-environmental-action-installation-of-a-giant-photo-on-photographic-linen-showing-a-petrochemical-refinery-10-x-12-m-58-x-45-cm-framed-20-x-23-cm.-Courtesy-ULAY-Foundation-768x994.jpg)
![Ulay / Marina Abramović, Relation in Time, 1977, Performance, 16h without public; last hour of the performance in the presence of the public, Studio G7, Bologna, IT. Courtesy ULAY Foundation and Marina Abramović Archives](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2020/11/Ulay-Marina-Abramovic%CC%81--768x512.jpg)
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