Il futuro distopico di Alexandre Bavard aka Mosa in mostra a Milano
Un artista multiforme e complesso, uno street artist, ma anche un drammaturgo. Alla Avantgarden Gallery di Milano MOSA mette in scena una periferia in macerie, dove gli unici protagonisti sono i simulacri di una società perduta, sculture totemiche e tele elettriche.
Cemento a terra, residui di indumenti sparsi e oggetti mangiati dall’acidità di sostanze tossiche. Reti come liane e varchi dimensionali. In conclusione della propria residenza milanese, l’artista di origine georgiana Alexandre Bavard, in arte Mosa (1987), anima un mondo post-apocalittico, ormai alla deriva. Acid Bleach, letteralmente “candeggina acida”, è il titolo della serie di opere realizzate attraverso una personale tecnica di scoloritura. Le tele alle pareti sono squarci di pura elettricità e colore, mentre sparsi per la sala si trovano ready-made di cemento e resina. A un primo sguardo sembrano semi liquidi, squagliati, ma appena ci si avvicina si comprende la loro pesantezza.
Il forte potere immaginifico dei lavori è accresciuto dalla teatralità dell’allestimento, che aiuta il visitatore a immergersi nel ruolo che gli spetta. Mai come oggi si potrebbe comprendere il significato di perdita, ma anche di resilienza, dopo la più totale distruzione.
‒ Erica Massaccesi
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