La rivista Domus punta a Oriente: l’architetto giapponese Tadao Ando è il Guest Editor 2021
Vincitore del Pritzker Prize 1995 e noto in Italia per gli interventi promossi a Venezia da François Pinault, da Palazzo Grassi a Punta della Dogana, per il Teatro Armani a Milano e per Fabrica Benetton a Treviso, nei suoi dieci numeri di Domus Ando affronterà il tema dell’eternità: “un'idea che l'uomo insegue da tempo immemorabile”.
“Correre lentamente”: è questo il consiglio che Tadao Ando ha rivolto alle giovani generazioni durante la presentazione online in cui è stata ufficializzata la sua nomina a Guest Editor di Domus per il 2021. Un proposito che a qualcuno avrà forse ricordato il celebre “Festina lente” di origine latina, già elevato a proprio motto da Cosimo I de’ Medici e simbolicamente restituito con l’immagine della tartaruga provvista di una vela, nel quale l’architetto originario di Osaka, classe 1941, sembra aver creduto nel corso della sua vita, perseguendolo in prima persona. Cresciuto nel Giappone flagellato dalla Seconda guerra mondiale e desideroso di risollevarsi e riscattarsi, sportivo con all’attivo una carriera nella boxe, architetto autodidatta, (“quando avevo circa 18 anni, ho iniziato a visitare templi, santuari e case da tè a Kyoto e Nara, c’è molta grande architettura tradizionale nella zona. Studiavo architettura andando a vedere edifici reali e leggendo libri su di essi”, ha raccontato), Ando guida il suo studio dal 1969. È uno dei progettisti di nazionalità nipponica più noti e influenti a livello internazionale, oltre a essere considerato un punto di riferimento per la disciplina nell’intera area asiatica.
TADAO ANDO: UN MAESTRO DELL’ARCHITETTURA MONDIALE
La consacrazione globale è datata 1995, quando la giuria del Pritzker Prize – in quell’occasione composta, fra gli altri, da Giovanni Agnelli e Frank Gehry –, lo scelse come vincitore del prestigioso riconoscimento. Come noto, Ando donò i 100.000 dollari associati al premio agli orfani del Grande terremoto di Hanshin, che ebbe come epicentro la città giapponese di Kobe e si verificò proprio all’inizio del 1995. Nella motivazione del premio venne definito un “architetto raro, che unisce sensibilità artistica e intellettuale in un unico individuo capace di produrre edifici, grandi e piccoli, che servono e ispirano. La sua potente visione interiore ignora qualsiasi movimento, scuola o stile che possa essere attuale, creando edifici con forma e composizione legate al tipo di vita che verrà vissuto lì”. Il risultato è un’architettura svincolata dalle convenzioni, che attraverso “le forme geometriche più elementari, crea microcosmi per l’individuo con modelli di luce in continua evoluzione”, equiparata a “un insieme di sorprese composte artisticamente nello spazio e nella forma. Non c’è mai un momento prevedibile mentre ci si muove attraverso i suoi edifici”. Una peculiarità che si evidenzia anche in alcuni dei progetti successivi l’ottenimento del premio, fra cui gli interventi in Italia – ha lavorato a Venezia, da Palazzo Grassi a Punta della Dogana, a Milano, al Teatro Armani, e a Treviso, dove ha realizzato la Fabrica Benetton – e in Francia. A Parigi sta ultimando l’atteso restauro della Bourse de Commerce; nel 2018 è stato omaggiato dall’ampia retrospettiva al Centro Pompidou.
DOMUS SECONDO TADAO ANDO
Con l’affidamento dell’incarico di Guest Editor a Tadao Ando prosegue il progetto editoriale 10x10x10 che condurrà Domus verso il traguardo del centenario, nel 2028. Per la prima volta dall’inizio di questa esperienza, la testata fondata da Gio Ponti abbandona il contesto europeo: dopo Michele de Lucchi, Winy Maas e David Chipperfield, si registra infatti un deciso cambio della prospettiva geografica, al quale si spera possa seguire nei prossimi anni la scelta di una architetta, così da garantire un’equa rappresentanza di genere anche in questo prestigioso incarico. Preceduto dall’uscita della monografica sul progettista giapponese, allegata al numero speciale Recovering Italy a sua volta curato da Fulvio Irace e in edicola da sabato 5 dicembre, il primo Domus dell’era Tadao Ando sarà disponibile a gennaio 2021. A indicarne l’orizzonte tematico è stato lo stesso progettista, annunciando nel suo manifesto un chiaro proposito: “Ogni cosa è destinata a sfiorire e sbriciolarsi. La storia dell’architettura è una traiettoria fatta di sfide che affrontano questa verità. Vorrei fare dell’eternità un’idea che l’uomo insegue da tempo immemorabile, il tema di Domus 2021. L’eternità, in questo caso, non ha a che fare con la persistenza o la perpetuazione della materia o della forma fisica. È piuttosto legata all’intangibile, alle emozioni e ai ricordi che vivono nel cuore e nella mente di noi tutti. La natura universale dell’eternità non è innata, ma dipende dall’umanità”. Una posizione che non intende sottrarsi al confronto con le urgenze del nostro tempo, ma anzi, consapevole delle trasformazioni alle quali assisteremo in tutti i comparti, anche per effetto dell’emergenza sanitaria e climatica. “Quando per la prima volta gli chiesi il suo programma” – ha dichiarato Walter Mariotti, direttore editoriale dell’intero sistema Domus e responsabile della continuità del progetto 10x10x10 – “mi rispose: Attraverso l’architettura e il design, vorrei offrire l’opportunità di pensare all’essenza della cultura umana, agli elementi che dovrebbero rimanere costanti mentre il mondo che ci circonda si evolve”. Nell’attesa di sfogliare il numero 1053 di Domus, il prossimo mese, vi riproponiamo l’intervista che Tadao Ando ha recentemente concesso ad Artribune durante la Japan Week in Venice del 2019.
-Valentina Silvestrini
https://www.domusweb.it/it.html
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