Micropolitiche dell’ascolto. L’ultimo capitolo di Atlas of Transitions Biennale
Fino al 7 dicembre va in scena la quarta e ultima edizione di Atlas of Transitions Biennale, intitolata “We The People”. Ecco il programma e i protagonisti.
Ha preso avvio in questi giorni la quarta e ultima edizione di Atlas of Transitions Biennale, We The People, con la cura di Piersandra Di Matteo, progetto europeo realizzato da Emilia Romagna Teatro Fondazione, insieme a undici partner che hanno collaborato negli ultimi tre anni per progettare e attuare, attraverso diverse pratiche artistiche, esperienze innovative di interazione e reciprocità tra cittadini europei, residenti stranieri e nuovi arrivati (migranti, richiedenti asilo, minori non accompagnati, rifugiati).
La manifestazione, ripensata per il periodo invernale, muta da spazio fisico a spazio acustico, sottolineando la rilevanza della dimensione dell’ascolto in questa fase delicata di isolamento e impermeabilità dei confini. Un percorso dove è apparso urgente salvaguardare il lavoro artistico, tenere attive le alleanze intessute nei mesi scorsi, e prendersi cura responsabilmente degli impegni assunti nei confronti dei lavoratori del comparto.
ATLAS OF TRANSITIONS BIENNALE A BOLOGNA
Iniziato con Concertata, installazione ideata per le bacheche urbane, a cura di CHEAP | Street Poster Art il programma di We The People estende i suoi confini nel tessuto urbano bolognese, attraverso una serie di fotografie affisse nello spazio pubblico, opera di Michele Lapini. I lavori ritraggono adunanze, assemblee cittadine, proteste, azioni collettive di movimento, riti commemorativi, manifestazioni con intenti locali e globali, composizioni plurali e interconnesse: cortei, simboli delle manifestazioni femministe, corpi in marcia segnano, visibili nella città, le porosità, il conflitto, l’eccedenza della moltitudine.
Ad affiancarlo nei giorni di apertura è Voci da Lingua madre, una narrazione in pillole del lavoro che la regista argentina Lola Arias ha condotto nei mesi scorsi a Bologna, il cui debutto era previsto al Teatro Arena del Sole: un’indagine di teatro documentario sugli immaginari della maternità contemporanea.
I PROTAGONISTI DI ATLAS OF TRANSITIONS BIENNALE
Il programma prosegue con i protagonisti di quest’ultima edizione: il collettivo ZimmerFrei, artisti associati ad Atlas of Transitions Biennale, che presenta per la prima volta i quattro episodi di Saga, opera conclusiva degli anni di indagine sulla città svolta al fianco di Atlas; la sound artist Rokia Bamba, voce della diaspora africana, con una masterclass ospitata sulle frequenze di Neu Radio e la conversazione in streaming Our Silences Will Not Protect Us con Federico de Felice animatore di Atlantico Festival; la compositrice Meike Clarelli concerta e crea l’azione vocale collettiva Magnitudo e in dialogo con la poetessa ugandese Carolyne Afroetry compone la canzone A Forgotten Tune.
LE PERFORMANCE DI ATLAS OF TRANSITIONS BIENNALE
Tra le performance l’impattante Necropolis, del coreografo bielorusso Arkazi Zaides, un lavoro risultato di una mappatura dei luoghi dove sono sepolti i morti senza nome nel Mediterraneo, arrivati in Europa, costruita attraverso una ricerca di archivi partecipativa.
La manifestazione include alcuni momenti di confronto teorico, tra cui la tavola rotonda tra studiosi a partire dalla pubblicazione Right to the City, Performing Arts and Migration, volume curato da Roberta Paltrinieri, Paola Parmiggiani, Pierluigi Musarò e Melissa Moralli, mentre l’artista e teorico del suono Brandon LaBelle conduce un seminario in dialogo con la storica dell’arte e direttrice artistica della Biennale Internationale de Casablanca Christine Eyene e con la studiosa greca di arti performative Hypatia Vourloumis.
‒ Maria Paola Zedda
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