Anche l’Amazzonia ha la sua Cappella Sistina. Risale a 12.500 anni fa

I dipinti, circa 100.000, e che si estendono per un tratto di roccia di circa 8 miglia, sono perfettamente conservati e includono animali e figure umane che ballano e altre che indossano maschere, probabilmente legate a specifici riti. 

Non ha ancora un nome ufficiale, ma viene già accostata all’immenso ciclo di affreschi che Michelangelo realizzò nei Palazzi Vaticani: scoperta nella zona colombiana della grande foresta pluviale un massiccio roccioso quasi interamente ricoperto di pitture rupestri risalenti a circa 12.500 anni fa che non sarebbero dispiaciuti a Jean-Michel Basquiat. Scoperto nel 2019, ma reso noto soltanto adesso (dopo che l’emittente britannica Channel4 ha seguito l’intera campagna archeologica che sarà presentata in un documentario presentato dal paleoantropologo Ella Al-Shamahi e in uscita prima di Natale), questo complesso rupestre sorge in un’area ancora relativamente poco conosciuta della Foresta Amazzonica, la cosiddetta Serranía de la Lindosa, a sud di San José del Guaviare, in Colombia. I dipinti, circa 100.000, e che si estendono per un tratto di roccia di circa 8 miglia, sono perfettamente conservati e includono pesci, tartarughe, lucertole e uccelli, oltre a figure umane che ballano e altre che indossano maschere, probabilmente legate a specifici riti. Le figure sono di varie dimensioni, e alcune di esse si trovano così in alto sulla parete rocciosa che i ricercatori hanno dovuto usare i droni per vederli nel dettaglio. Ponendosi un altro interrogativo: con quali tecniche questi antichissimi popoli riuscirono a lavorare ad altezze così vertiginose?

L’area del ritrovamento vista dall’alto. Photo José Iriarte

L’area del ritrovamento vista dall’alto. Photo José Iriarte

IL MISTERO AMAZZONICO: LE PRIME IPOTESI

Intanto, una prima ipotesi è stata formulata sul significato di questi affascinanti dipinti: José Iriarte, professore di archeologia all’università di Exeter ed esperto di popoli amazzonici e cultura precolombiana, ha spiegato: “È interessante vedere che molti di questi grandi animali appaiono circondati da figure umane in scala ridotta, con le braccia alzate, come se li stessero adorando. Per le popolazioni amazzoniche, esseri viventi come gli animali e le piante possiedono un’anima, e comunicano e interagiscono con le persone in modi amichevoli o ostili attraverso i rituali e le pratiche sciamaniche che vediamo rappresentate nell’arte rupestre”. Una splendida panoramica sulla sensibilità antica verso la natura, da cui oggi, a giudicare dallo scempio cui è sottoposta la Foresta Amazzonica, avremmo molto da imparare.

Un dettaglio del ciclo rupestre Photo  Marie Claire ThomasWild Blue Media Ltd

Un dettaglio del ciclo rupestre Photo  Marie Claire ThomasWild Blue Media Ltd

COLOMBIA, UNA TERRA TORMENTATA

La situazione interna della Colombia, purtroppo, non consente ancora di proseguire i lavori in completa tranquillità. Infatti, nonostante il governo di Bogotà abbia firmato nel 2016 un trattato di pace con le famigerate FARC, non è ancora riuscito a riportare tutto il Paese sotto il suo pieno controllo dopo oltre mezzo secolo di guerra civile più o meno scoperta. Anche la zona dove è stata ritrovato questo grande ciclo rupestre, era fino a poco tempo fa completamente interdetta al traffico civile, e ancora oggi sono necessarie accurate trattative con i narcos locali, per accedervi in sicurezza. Secondo Ella Al-Shamahi ancora tanti tesori attendono di essere scoperti, ma si dovrà affiancare un lungo e paziente lavoro “diplomatico”. E chissà che la missione archeologica non contribuisca a disinnescare le tensioni del Paese e a riportarvi l’armonia sociale.

– Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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