Pittura lingua viva. Intervista a Marco Eusepi

Viva, morta o X? 85esimo appuntamento con la rubrica dedicata alla pittura contemporanea in tutte le sue declinazioni e sfaccettature attraverso le voci di alcuni dei più interessanti artisti italiani: dalla pittura “espansa” alla pittura pittura, dalle contaminazioni e slittamenti disciplinari al dialogo con il fumetto e l’illustrazione fino alla rilettura e stravolgimento di tecniche e iconografie della tradizione.

Marco Eusepi (Anzio,1991) è diplomato in Pittura (BA) e Grafica D’Arte (MA) presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Tra le sue mostre recenti: SPAZIOMENSA, Roma, 2020; The Life and Death of a Cloud, Curva Pura, Roma, 2020; Marco Eusepi, Opere Pittoriche, Link Campus University, Roma, 2019; Underpainting, Albert Van Dyck Museum, Schilde, 2019; Segno Contemporaneo, Dingyuan International Art Center, Pechino, 2019; Accademia Italia, VII Saint Petersburg International Cultural Forum, San Pietroburgo, 2019; Hanji ‒ opere in carta, Istituto Culturale Coreano, Roma, 2018; Masters Salon Painting, Koninklijke Academie voor Schone Kunsten Antwerpen, Anversa, 2017. È il vincitore dell’edizione 2018 del Premio Paolo Picozza.

Come ti sei avvicinato alla pittura?
È stato quando avevo circa otto anni, grazie alle tazzine da caffè della serie “Galleria d’Arte”. Queste tazzine, che mia madre comprava in un’edicola vicino a casa, erano decorate con le opere dei grandi maestri della storia dell’arte e ogni tazzina era accompagnata da un fascicolo sull’artista: a lei la tazza, a me il fascicolo. Così ho iniziato a copiare quelle immagini che su di me hanno sempre esercitato un fascino magnetico, portandomi così, senza troppa consapevolezza, a sperimentare la pittura.

La storia, la tradizione della pittura incidono quindi sulle tue opere o nella scelta dei soggetti? Chi sono gli artisti e i maestri a cui guardi?
Sicuramente la storia della pittura ha una forte influenza sulla mia ricerca. D’altronde, è stato proprio il rapporto con la storia dell’arte ad avvicinarmi a essa. Nel tempo, ho continuato a interrogarmi sulle sue immagini, le ho vissute, ho cercato di comprenderle e di ascoltarle per stabilire con loro una connessione. L’idea di “tradizione” mi interessa nel suo significato originario di “trasmissione”, perché contiene in sé la necessità del rinnovamento dello sguardo per accogliere un riverbero del passato. Gli artisti a cui guardo sono tanti, siano essi storici o contemporanei, ma un riferimento che amo citare ogni volta è Giorgio Morandi. Sento con lui una forte affinità che si sostanzia nella concezione del linguaggio pittorico come dimensione intima e contemplativa rivolta verso l’indicibile.

Figurazione e astrazione: dove finisce una e inizia l’altra?
La distinzione tra astrazione e figurazione, a mio avviso, è poco funzionale per qualificare una ricerca pittorica. Queste due polarità possono tuttavia essere considerate come delle costanti. Nella mia ricerca, la figurazione origina dalla necessità di partire sempre dagli elementi della realtà fenomenica. L’astrazione si manifesta invece addentrandosi nella grammatica della pittura, grazie a una manipolazione che avviene proprio attraverso i suoi strumenti: materia, segno, gesto, composizione. Dunque, si può dire che il confine corrisponde al momento dell’accesso alla realtà pittorica, per sua natura inevitabilmente astratta. Ma è un’oscillazione e una tensione continua: proprio Morandi osservava come “non c’è niente di più astratto e surreale del reale”.

E il disegno che ruolo svolge nella tua pratica?
Un ruolo di grande importanza. Tradurre la realtà in segni è un modo di vedere e di pensare le cose diversamente, una messa a nudo che non concede sconti né giustificazioni. È come uno strumento telescopico per la visione. Amo molto disegnare dal vero, è una pratica che ogni volta mi sa sorprendere, e mi aiuta a esercitare il mio sguardo.

Il colore? La luce?
Si tratta di aspetti del processo pittorico fortemente legati a una componente intuitiva. Nei miei lavori non si costituisce una luce realistica ma interna, emanata dal quadro stesso, priva di una connotazione riconoscibile. Inoltre, mi interessa la luce come reagente esterno della pittura. Un esempio: recentemente, a Roma, Alex Katz ha esposto un ciclo pittorico nella chiesa sconsacrata di Sant’Andrea de Scaphis. Credo sia un buon esempio per riflettere sulla contaminazione tra luce interna ed esterna. Per quanto riguarda i colori che scelgo, questi sono legati all’intuito del momento, non a una precedente progettazione. Anche volendo, quando parto da uno spunto cromatico preciso il risultato finale risulta essere ogni volta diverso.

Marco Eusepi, Senza titolo (Fiori), 2020, acrilico su tela, 55x45 cm. Photo Giorgio Benni

Marco Eusepi, Senza titolo (Fiori), 2020, acrilico su tela, 55×45 cm. Photo Giorgio Benni

LA PITTURA SECONDO MARCO EUSEPI

Perché rappresentare la natura, concentrandosi, ad esempio, su un cielo, su un paesaggio?
Sono approdato all’elemento naturale e al paesaggio in modo quasi casuale. Provenendo da Anzio, per tutto il periodo in cui ho frequentato l’accademia ho viaggiato quotidianamente in treno, contaminando il mio sguardo con il paesaggio esterno al finestrino. Così, la natura si è costituita come un portale d’accesso congeniale per la pittura, ma per me non ha una valenza particolare rispetto ad altri soggetti. La natura è per me l’occasione per inseguire una pittura priva di narrazione. Per me non c’è nulla oltre il quadro. Mi interessa il quadro, ed è già tutto. Non amo il superfluo nella pittura.

Quanto la componente emozionale è predominante quando dipingi?
La componente emozionale non è una questione di cui mi preoccupo mentre dipingo. Si tratta semmai di una constatazione successiva: talvolta, alla fine del lavoro, mi capita di riscoprirla al suo interno, intrappolata.

Anche il tempo ha un ruolo importante nelle tue opere. Cosa rappresenta per te? La tua è una pittura lenta o veloce?
La pittura, per sua natura, segue un suo tempo. La stratificazione che la pittura offre del tempo è l’aspetto che più apre a una dimensione di sospensione e mistero. Se ci si riferisce al tempo di esecuzione, posso dire che il mio è abbastanza veloce: mi è più congeniale una pittura che si possa risolvere con una certa rapidità. Tuttavia, i tempi della mia pittura sono molteplici e l’esecuzione è solo uno di questi. Prima c’è il tempo in cui un’idea sedimenta, in cui ho il bisogno di registrare un’intuizione e maturarla. Una volta terminata l’esecuzione c’è poi un terzo tempo. In questa fase guardo e riguardo il quadro, lo nascondo, lo tiro fuori dopo tempo: è il momento in cui capisco se il quadro è risolto o se necessita di un ulteriore intervento, di essere quindi rimesso in gioco.

Come i tuoi dipinti entrano in dialogo tra loro? Pensi per cicli pittorici o solo quando è terminato un quadro lo metti in relazione con gli altri?
Ciò che lega i miei dipinti è la sussistenza di un medesimo approccio processuale. Non creo delle serie rintracciando uno stile. È un lavoro che si concentra sulla costruzione e conferma di uno sguardo sulle cose. Partire dallo stesso soggetto mi permette di giocare sulle diverse sfaccettature di questo processo: alcuni lavori sembrano diversi da altri, ma in fondo tutti condividono lo stesso carattere. Io stesso, ponendo in relazione diversi lavori nello studio, sono spesso sorpreso dagli esiti di questi accostamenti.

Marco Eusepi, Senza titolo (Fiori), 2020, acrilico e olio su tela, 35x30 cm

Marco Eusepi, Senza titolo (Fiori), 2020, acrilico e olio su tela, 35×30 cm

LA TECNICA E LO STILE DI MARCO EUSEPI

In una tua recente intervista mi hanno colpito due termini oppositivi che hai impiegato: originale e originario. Mi piacerebbe approfondire…
Per me, l’originale passa sempre dall’originario. Tendo a non curarmi troppo dell’originalità, non è un valore per me. Se di originalità si può parlare, nel mio caso, si può fare appunto in termini di originarietà: l’originale si scopre scavando all’interno delle cose, anche se remote o desuete. In questo senso, originario e originale coincidono: anzi, mi intriga proprio la loro natura etimologica che li vede insieme sinonimi e contrari.

Parlavi anche di contemplazione e sospensione. Sono finalizzate alla creazione o sono indotte da essa?
Una parte importante del processo di creazione dell’opera è il momento dell’ascolto. Lascio che questa mi metta in discussione e cerco di volta in volta un compromesso tra l’idea di partenza e ciò che l’opera mi richiede. La sospensione è un valore che, quando si è fortunati, si ritrova nel quadro: la cosa difficile è saperla riconoscere.

Che formati prediligi?
Sono sempre alla ricerca di un formato ideale, ma molto spesso non riesco a piegare l’immagine a un formato predefinito, devo piuttosto essere io ad assecondarla. Formati piccoli e medio piccoli mi sono sicuramente congeniali perché mi danno un senso di maggiore libertà. Di tanto in tanto mi piace confrontarmi con dimensioni più impegnative, ma sempre con l’idea di assecondare la natura dell’immagine.

Perché fare pittura oggi?
Perché non farla? Significa semplicemente continuare a lavorare con un medium che nel tempo si è rivelato insostituibile. L’affermazione di nuovi strumenti e paradigmi tecnologici non incide sull’attualità del mezzo pittorico, semmai ne arricchisce gli immaginari.
Per me, praticare la pittura non è propriamente una scelta, essa accade. Non credo che un pittore scelga consapevolmente di usarla. Penso inoltre che fare pittura non voglia dire necessariamente dipingere: è un modo di pensare e vedere le cose che non implica l’utilizzo di un pennello e dei suoi strumenti canonici.

Cosa pensi della scena della pittura italiana contemporanea?
Penso che la scena sia variegata e che ci siano ricerche estremamente interessanti in artisti di diverse generazioni. Come per tutte le cose, naturalmente, c’è anche molta improvvisazione. È un peccato che, salvo qualche eccezione, non sia una scena particolarmente considerata da un più ampio panorama internazionale, ma d’altronde questa è una piaga che investe le più diverse forme d’arte in Italia.

Damiano Gullì

LE PUNTATE PRECEDENTI

Pittura lingua viva #1 ‒ Gabriele Picco
Pittura lingua viva #2 ‒ Angelo Mosca
Pittura lingua viva #3 ‒ Gianluca Concialdi
Pittura lingua viva #4 – Michele Tocca
Pittura lingua viva #5 ‒ Lorenza Boisi
Pittura lingua viva#6 ‒ Patrizio Di Massimo
Pittura lingua viva#7 ‒ Fulvia Mendini
Pittura lingua viva#8 ‒ Valentina D’Amaro
Pittura lingua viva#9 ‒ Angelo Sarleti
Pittura lingua viva#10 ‒ Andrea Kvas
Pittura lingua viva#11 ‒ Giuliana Rosso
Pittura lingua viva#12 ‒ Marta Mancini
Pittura lingua viva #13 ‒ Francesco Lauretta
Pittura lingua viva #14 ‒ Gianluca Di Pasquale
Pittura lingua viva #15 ‒ Beatrice Meoni
Pittura lingua viva #16 ‒ Marta Sforni
Pittura lingua viva #17 ‒ Romina Bassu
Pittura lingua viva #18 ‒ Giulio Frigo
Pittura lingua viva #19 ‒ Vera Portatadino
Pittura lingua viva #20 ‒ Guglielmo Castelli
Pittura lingua viva #21 ‒ Riccardo Baruzzi
Pittura lingua viva #22 ‒ Gianni Politi
Pittura lingua viva #23 ‒ Sofia Silva
Pittura lingua viva #24 ‒ Thomas Berra
Pittura lingua viva #25 ‒ Giulio Saverio Rossi
Pittura lingua viva #26 ‒ Alessandro Scarabello
Pittura lingua viva #27 ‒ Marco Bongiorni
Pittura lingua viva #28 ‒ Pesce Kethe
Pittura lingua viva #29 ‒ Manuele Cerutti
Pittura lingua viva #30 ‒ Jacopo Casadei
Pittura lingua viva #31 ‒ Gianluca Capozzi
Pittura lingua viva #32 ‒ Alessandra Mancini
Pittura lingua viva #33 ‒ Rudy Cremonini
Pittura lingua viva #34 ‒ Nazzarena Poli Maramotti
Pittura lingua viva #35 – Vincenzo Ferrara
Pittura lingua viva #36 – Luca Bertolo
Pittura lingua viva #37 – Alice Visentin
Pittura lingua viva #38 – Thomas Braida
Pittura lingua viva #39 – Andrea Carpita
Pittura lingua viva #40 – Valerio Nicolai
Pittura lingua viva #41 – Maurizio Bongiovanni
Pittura lingua viva #42 – Elisa Filomena
Pittura lingua viva #43 – Marta Spagnoli
Pittura lingua viva #44 – Lorenzo Di Lucido
Pittura lingua viva #45 – Davide Serpetti
Pittura lingua viva #46 – Michele Bubacco
Pittura lingua viva #47 – Alessandro Fogo
Pittura lingua viva #48 – Enrico Tealdi
Pittura lingua viva #49 – Speciale OPENWORK
Pittura lingua viva #50 – Bea Bonafini
Pittura lingua viva #51 – Giuseppe Adamo
Pittura lingua viva #52 – Speciale OPENWORK (II)
Pittura lingua viva #53 ‒ Chrysanthos Christodoulou 
Pittura lingua viva #54 – Amedeo Polazzo
Pittura lingua viva #55 – Ettore Pinelli
Pittura lingua viva #56 – Stanislao Di Giugno
Pittura lingua viva #57 – Andrea Barzaghi
Pittura lingua viva #58 – Francesco De Grandi
Pittura lingua viva #59 – Enne Boi
Pittura lingua viva #60 – Alessandro Giannì
Pittura lingua viva #61‒ Elena Ricci
Pittura lingua viva #62 – Marta Ravasi
Pittura lingua viva #63 – Maddalena Tesser
Pittura lingua viva #64 – Luigi Presicce
Pittura lingua viva #65 – Alessandro Sarra
Pittura lingua viva #66 – Fabio Marullo
Pittura lingua viva #67 – Oscar Giaconia
Pittura lingua viva #68 – Andrea Martinucci
Pittura lingua viva #69 – Viola Leddi
Pittura lingua viva #70 – Simone Camerlengo
Pittura lingua viva #71 – Davide Ferri
Pittura lingua viva #72 – Diego Gualandris
Pittura lingua viva #73 – Paola Angelini
Pittura lingua viva #74 ‒ Alfredo Camerottti e Margherita de Pilati
Pittura lingua viva #75 – Andrea Chiesi
Pittura lingua viva #76 – Daniele Innamorato
Pittura lingua viva #77 – Federica Perazzoli
Pittura lingua viva #78 – Alessandro Pessoli
Pittura lingua viva #79 ‒ Silvia Argiolas
Pittura lingua viva #80 – Dario Carratta
Pittura lingua viva #81 ‒ Il progetto Linea 1201
Pittura lingua viva #82 – Stefano Perrone
Pittura lingua viva #83 – Linda Carrara
Pittura lingua viva #84 – Adelaide Cioni

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Damiano Gullì

Damiano Gullì

Damiano Gullì (Fidenza, 1979) vive a Milano. I suoi ambiti di ricerca sono l’arte contemporanea e il design. Da aprile 2022 è curatore per l'Arte contemporanea e il Public Program di Triennale Milano. Dal 2020 è stato Head Curator del…

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