Trieste, una mostra di profondità
Cinque artisti americani per una mostra atmosferica e complessa, da segnalare per il coraggio. Matthew Day Jackson, Jessica Jackson Hutchins, Jan Heikes, Karthik Pandian ed Erin Shirreff espongono lavori creati per l’occasione. A Roma, da Federica Schiavo, fino al 30 giugno.
Scriveva Charles Simic a proposito di Joseph Cornell: “L’America è il luogo dove il Vecchio Mondo ha fatto naufragio”. La citazione torna ora in mente perché, nell’aggirarsi tra gli spazi labirintici della galleria di Federica Schiavo, il fantasma del grande medium-bricoleur newyorkese pare affacciarsi più di una volta, accompagnando il visitatore lungo un percorso composito, potentemente suggestivo.
Nata da un’idea di Jan Heikes e dal lungimirante entusiasmo della sua gallerista romana, la mostra riunisce un gruppo di artisti amici, tra i più promettenti della nuova scena statunitense, che hanno realizzato lavori per l’occasione. Quelli di Heikes trovano in particolare una felice collocazione d’apertura con le opere di Erin Shirreff: le tavole pittoriche del primo, ruvidamente rupestri, ben si combinano infatti alle sculture della seconda, le cui forme cave paiono rimandare ad architetture contemporanee reminiscenti di ambienti arcaici (vedi, su tutte, le costruzioni di Louis Kahn).
Isolate nella seconda stanza, le pale multimateriche di Jessica Jackson Hutchins soffrono forse di una certa solitudine, ma la loro rivisitazione-pastiche della storia dell’arte trova una ripresa efficace nella scultura di Karthik Pandian situata nell’ultima sala, monumentale e insieme minimale. In tale ambiente è comunque l’opera di Matthew Day Jackson a imporsi, assurgendo a catalizzatore dell’intera esposizione. Anziché proporre una delle sue tipiche installazioni sovradimensionate, sempre più contese dai grandi musei del circuito internazionale, l’artista si è qui cimentato in una sorta di manifesto poetico degli spazi-mondo, d’impianto fortemente cornelliano (fu proprio Cornell, non a caso, a dire di una “sensazione astratta di geografia e viaggi che ho pensato di trasferire negli oggetti”).
La prova del viaggio è in effetti perno ideale della mostra, con un titolo volutamente ambiguo che rimanda sia a una città simbolo della vecchia Europa che all’impresa del batiscafo Trieste. Nell’allusione ad ambienti culturali d’altri tempi, al rischio della ricerca e all’importanza del controllo delle atmosfere in cui ci si muove, tale titolo risolve così in maniera anche letterariamente riuscita una mostra coraggiosa, dove il visitatore si aggira tra idee, elementi e detriti di un vecchio mondo che, nel naufragare insieme, aspirano a crearne uno nuovo, nello spazio di una galleria.
Luca Arnaudo
Roma // fino al 30 giugno 2012
Trieste
Matthew Day Jackson, Jessica Jackson Hutchins, Jan Heikes, Karthik Pandian, Erin Shirreff
FEDERICA SCHIAVO GALLERY
Piazza Montevecchio 16
06 45432028
[email protected]
www.federicaschiavo.com
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