Dlin dlon. Avete poche ore per accaparrarvi gli ultimi regali di Natale, anche perché poi scatta il lockdown. Ecco allora che, dopo i romanzi, i biopic, l’arte antica, gli artisti internazionali, gli artisti italiani e le illustrazioni, i nostri consigli editoriali arrivano alla saggistica, con una doppia puntata. Qui ci sono gli autori con la A maiuscola, da Chus Martínez a Hal Foster, passando per Jerry Saltz e Nicolas Bourriaud.
– Marco Enrico Giacomelli
I CORONA TALES DI CHUS MARTÍNEZ
A ottobre di quest’anno infausto è nata Lenz, casa editrice fondata da Edoardo Bonaspetti e Stefano Cernuschi. La descrizione della sua mission riecheggia quella di Artribune, quando si dice che “le arti visive costituiranno la spina dorsale del catalogo. In parallelo, Lenz pubblicherà titoli di teoria, architettura, design e altre discipline culturali che caratterizzano la contemporaneità”. Uno sguardo con un orientamento specifico, che tuttavia non si preclude di ampliare l’angolo di osservazione. A testimonianza di questo approccio, il primo titolo mandato in stampa è firmato da Chus Martínez, storica dell’arte che, fra l’altro, dirige l’Istituto d’arte dell’Accademia FHNW di Basilea e, per il biennio 2021-22 sarà curatrice presso l’Ocean Space di Venezia. Non si tratta però di un volume di critica, bensì la raccolta dei 100 post che Martínez ha pubblicato quotidianamente sul suo account Instagram durante il primo lockdown, accompagnati da fotografie inedite. È una storia familiare, la storia della famiglia dell’autrice, con una centralità affidata alle vite dei nonni – una generazione che, a partire dalla Spagna, fu devastata dall’influenza del 1918-19.
Chus Martínez – Corona Tales. Let Life Happen to You
Lenz, Milano 2020
Pagg. 200, € 15
ISBN 9788894535372
lenz.press
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CESARE DE SETA TRA LETTERE E ARTI
“Oggi sono consapevole d’essere (o di ambire a essere) sempre scrittore anche quando scrivo di saggistica: o almeno questa è la ricerca a cui miro in ogni pagina che scrivo, quale che sia il genere in cui essa si può collocare. Cerco di costruire una tessitura in cui vi sia il gusto delle corrispondenze tra situazioni lontane per mettere in evidenza un’assidua ricerca delle analogie e dei riverberi che trascorrono tra la letteratura e le arti”. È questo il modo nel quale Cesare de Seta presenta questa raccolta di recensioni, che coprono un arco temporale lungo quarant’anni e che spaziano dalle lettere alle arti, sostando spesso e volentieri in un territorio intermedio e stimolante, di cui personaggi come Roberto Longhi e Mario Praz sono esempi luminosi. Oltre 400 pagine, pur in un volume di piccolo formato, per 34 articoli: dunque non brevi scritti ma ampi ragionamenti. Una raccolta di minisaggi, forse, più che di recensioni tout court. Anch’essi instabilmente stabiliti sul confine tra lettere e arti.
Cesare de Seta – Sulle strade delle lettere e delle arti
Neri Pozza, Vicenza 2020
Pagg. 456, € 15
ISBN 9788854520325
neripozza.it
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ALBERTO ZANCHETTA ALLA RICERCA DI CÉZANNE
Nella indomita necessità di nominare un colpevole, nel campo della storia dell’arte si suole assegnare a Marcel Duchamp la paternità del Contemporaneo, mentre a Paul Cézanne si addebita la genitorialità del Moderno. Qui non è il luogo per discutere del valore di questi affidamenti, e nemmeno di parlare del primo nome. Il soggetto del libro di Alberto Zanchetta è infatti Cézanne, o meglio la sua (s)fortuna critica, o meglio ancora la storia della sua ricezione, per citare Hans-Robert Jauss. Zanchetta non ha però compilato un regesto, ben consapevole che mai avrebbe potuto essere esaustivo, e comunque sarebbe stato destinato all’obsolescenza un attimo dopo averlo mandato in stampa, poiché di testi su Cézanne ne vengono pubblicati di continuo. Piuttosto, ha pescato dalla sua biblioteca, in ordine apparentemente casuale, suggestioni che si erano accumulate negli anni. In maniera non dissimile, a ben vedere, da quanto aveva fatto nel 2011 nel poderoso Frenologia della vanitas – ma in quel caso si trattava di piluccare le innumerevoli apparizioni del “teschio nelle arti visive”. D’altro canto, Zanchetta è un maestro nel gestire magistralmente la numerosità: basti guardare quante mostre è riuscito a organizzare al MAC di Lissone in pochi anni.
Alberto Zanchetta – Cézanniana. Fortuna critica del Moderno
Pondus, Milano 2019
Pagg. 172, s.i.p.
www.facebook.com/pondus100copie/
MARCO SENALDI E I BIOPIC D’ARTISTA
Sono trascorsi sedici anni da quando uscì la prima edizione di questo saggio di Marco Senaldi. All’epoca, come l’autore spiega nell’Introduzione alla nuova edizione, “molti dei riferimenti dell’epoca […] sono diventati mainstream”: la Visual Culture, gli Scritti di Jacques Lacan, l’opera di Slavoj Žižek. Allo stesso modo, il numero di biopic dedicati agli artisti è aumentato in maniera significativa, ma con poche opere memorabili, e il discorso è valido a maggior ragione per quanto riguarda la saggistica in merito. L’interesse per quanto è contenuto in questo saggio resta dunque invariato, se non fosse che si tratta di una revisione del primo testo – “sono le due ‘versioni disidentiche’ della stessa cosa”, per traslare su questo libro quanto l’autore scrive a proposito degli Psycho di Alfred Hitchcock e Gus Van Sant. D’altro canto, non c’era alternativa: se il biopic “svela molto su di noi, sul nostro stesso modo di strutturare e proiettare le nostre fantasie ideologiche” sul personaggio “fantasizzato”, inevitabilmente un saggio che ragiona su questa contestualità doveva fare i conti con la possibile mutazione delle suddette fantasie ideologiche intervenute in questi sedici anni. A pensarci bene, però, anche lo stesso libro del 2004, letto oggi, sarebbe diverso – e le complicazioni potrebbero avvilupparsi all’infinito.
Marco Senaldi – Van Gogh a Hollywood. La leggenda cinematografica dell’artista
Meltemi, Milano 2020
Pagg. 186, € 15
ISBN 9788855191906
www.meltemieditore.it
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MARCO CARMINATI E I SUOI RITRATTI
Chi qui scrive fa parte di quella folta schiera di atipici acquirenti de Il Sole 24 Ore, affezionati al quotidiano color salmone soltanto la domenica, perché in quel giorno della settimana si stampa appunto la Domenica, l’inserto culturale del giornale economico e finanziario. Colonna portante dell’inserto è Marco Carminati, che ci lavora dal 1990 e che ora lo dirige; giornalista esperto, è uomo colto e dalla solida formazione accademica nel campo dell’arte medievale e moderna. Godibilissima è quindi questa galleria di 44 ritratti suddivisi (non equamente) in cinque categorie, per ognuna delle quali vi citeremo un nome soltanto: artisti (con un Tiziano ossessionato dai soldi), studiosi (Fernanda [Wittgens], il generale di Brera), mercanti (La vera leggenda dei Wildenstein), collezionisti (Würt, mecenate di Christo) e falsari (Parmeggiani, un baro da museo).
Marco Carminati – La galleria dei ritratti. Storie di artisti, studiosi, mercanti, collezionisti e falsari
Il Sole 24 Ore, Milano 2020
Pagg. 246, € 14,90
ISBN 9788863457889
www.ilsole24ore.com
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JERRY SALTZ SPIEGA COME DIVENTARE ARTISTI MIGLIORI DI LUI
Un libro ogni dieci anni. Ma in questo caso non è colpa degli editori italiani: è che proprio Jerry Saltz ne scrive pochi di libri, impegnato com’è (stato) nella sua carriera a scrivere centinaia di articoli per il Village Voice. Una firma imprescindibile per chiunque sia interessato all’arte contemporanea, l’osservatore immancabile per guardare New York e la sua arte. Così, dieci anni fa, Postmedia Books ha raccolto il meglio dei dieci anni precedenti fra gli scritti di Saltz per il settimanale statunitense (Vedere ad alta voce); e adesso, con grande rapidità, Johan and Levi traduce How To Be An Artist. Che è esattamente ciò che dice il titolo: un prontuario in 63 consigli per diventare un artista. Un libro che nasce da un articolo pubblicato sul New York Magazine, qui ampliato, riveduto e corretto. Ovviamente, se non diventerete (buoni) artisti, non sarà (solo) colpa sua – che è un artista fallito, come scrive Francesco Bonami, artista fallito a sua volta.
Jerry Saltz – Come diventare un artista
Johan and Levi, Monza 2020
Pagg. 176, € 20
ISBN 9788860102607
www.johanandlevi.com
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NICOLAS BOURRIAUD PARLA ALLE MOLECOLE
Noto principalmente per aver diretto insieme a Jérôme Sans il Palais de Tokyo di Parigi dal 1999 al 2006, rivoluzionando il concetto di centro per l’arte contemporanea, e per aver dato vita all’arte relazionale (al modo in cui si può dire che Celant abbia dato vita all’Arte Povera e Bonito Oliva alla Transavanguardia), Nicolas Bourriaud è anche uno stimolante teorico. Questo è il suo sesto libro classificabile in questo ambito e viene dopo Estetica relazionale, Forme di vita, Postproduction, Radicante e L’exforma, tutti tradotti in italiano da Postmedia Books (e in qualche caso la traduzione è di chi scrive). Ora, con grande rapidità, l’editore milanese rende disponibile l’ultima fatica di Bourriaud, stavolta tradotta da Stefano Castelli, che sempre per i tipi di Postmedia ha da poco pubblicato la monografia Radicale e radicante. Sul pensiero di Nicolas Bourriaud. Questa volta l’intellettuale francese amplia lo sguardo al vivente in tutte le sue forme, in maniera ben più radicale di quanto aveva fatto nel Radicante, e mette in relazione l’epoca in cui stiamo vivendo – il Capitalocene del titolo – con la produzione artistica contemporanea, in dialogo però con quelle discipline e quegli autori che permettono al meglio di ampliare lo sguardo in un’ottica che potremmo definire olistica. E fra le voci più interessanti in questo senso c’è quella del filosofo italiano (ma di stanza a Parigi ormai da diversi anni) Emanuele Coccia.
Nicolas Bourriaud – Inclusioni. Estetica del capitalocene
Postmedia Books, Milano 2020
Pagg. 160, € 19
ISBN 9788874902866
www.postmediabooks.it
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LUCA NANNIPIERI E L’IMPORTANZA DEI CORPI INTERMEDI
Polemista acuto e puntuto – lo potete notare anche nel recentissimo intervento che ha pubblicato su Artribune a proposito della denuncia del sindaco Nardella contro Tomaso Montanari –, Luca Nannipieri è però soprattutto un profondo conoscitore dell’arte e della sua storia e del suo sistema. Questo libro mette un punto fermo a questo proposito, consolidando la solidità di un autore che rischia di essere valutato “soltanto” per i suoi elzeviri su Il Giornale o per le rubriche televisive. Si tratta infatti di un volume ampio e documentato che ragiona con grande tempismo sul ruolo del critico d’arte quale figura di snodo fra patrimonio storico-artistico, individuo e comunità. Insiste insomma sulla imprescindibilità di un ruolo che la retorica (renziana) della “disintermediazione” ha indebolito, con le conseguenze squisitamente politiche che abbiamo sotto gli occhi da anni. Un libro prezioso, quindi, sia per il suo valore intrinseco che per la sua portata universale – ovvero per la sua applicabilità in tanti e diversi ambiti.
Luca Nannipieri – A cosa serve la storia dell’arte
Skira, Milano 2020
Pagg. 224, € 18
ISBN 9788857244624
www.skira.net
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GEORGES DIDI-HUBERMAN SMASCHERA L’ISTERIA
Georges Didi-Huberman è un maestro della ricerca, un pignolo del rimando, un avido della compulsazione; ha un approccio assai scientifico ai testi propri e altrui, per cui fornisce al lettore gli strumenti per vagliare ciò che vien scritto. E per falsificarlo, restando nella
metafora popperiana. Lo si può verificare leggendo la tesi discussa nel 1981, L’invenzione dell’isteria, già tradotto e pubblicato in italiano nel 2008 dall’editore genovese ma esaurito da tempo, per cui ben venga la ristampa. È questo un testo più scorrevole dei successivi di Didi-Huberman, con improvvise cime di spessore concettuale che precipitano le pagine quasi aneddotiche su quanto avveniva alla Salpêtrière alla corte di Charcot. Dove il celebre medico, grazie pure alla fotografia, “annunciava un concetto attraverso un calcolo e una tattica che il proprio sguardo aveva in qualche modo già anticipato […] Insomma, si trattava di un’invenzione”. Invenzione che sopravvive ancora oggi, quella dell’isteria – semplicemente le è stato cambiato il nome.
Georges Didi-Huberman – L’invenzione dell’isteria. Charcot e l’iconografia fotografica della Salpêtrière
Marietti 1820, Genova 2020²
Pagg. 368, € 35
ISBN 9788821113123
www.mariettieditore.it
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PHILIPPE DAVERIO RACCONTA LA STORIA DELL’ARTE
Quanto ci manca Philippe Daverio, con quella sua sconfinata cultura esibita con estrema fluidità, come se fosse abituale argomento di conversazione intorno alla tavola – il riferimento, scontato, è alla trasmissione televisiva Passepartout. Di quest’autore vulcanico e generosissimo, scomparso da nemmeno tre mesi, ci si aspettava qualche pubblicazione postuma, ma in pochi avrebbero pensato a un libro come questo, che è in buona sostanza una storia dell’arte (“occidentale”, specifica giustamente l’autore) dai suoi esordi all’altro ieri, cioè alla Pop Art. Storia dell’arte “raccontata”, chiarisce giustamente il titolo, poiché il tono è sempre quello affabulatorio di Daverio, ma – è bene sottolinearlo ancora una volta – al contempo rigorosissimo. Non come certi altri narratori, in questo o altri campi, che sacrificano allo storytelling la verità dei fatti e la necessità della correttezza.
Philippe Daverio – Racconto dell’arte occidentale dai Greci alla Pop Art
Solferino, Milano 2020
Pagg. 432, € 29
ISBN 9788828204213
www.solferinolibri.it
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TREVOR STARK E LA SVOLTA LINGUISTICA DELLE AVANGUARDIE
Generalmente il concetto di “svolta linguistica” afferisce all’ambito filosofico e in particolare alla filosofia analitica, benché anche nella filosofia continentale abbiamo avuto una rilevanza notevole nel corso del XX secolo. Nel campo dell’arte si tende invece a individuare questo interesse per il linguaggio nel quadro dell’arte concettuale, quindi collocandolo temporalmente nella seconda metà del Novecento. Questo libro di Trevor Stark, che insegna Storia dell’arte a Calgary, riporta indietro di parecchi decenni la questione, connettendo questa turn in language alle avanguardie storiche e all’influsso che su di esse ebbe l’opera di Stéphane Mallarmé. Non si tratta certo di una tesi rivoluzionaria (ricordiamo in tal senso, ad esempio, la mostra e il relativo mega-catalogo Le parole nell’arte, mostra tenutasi al MART di Rovereto nel 2007-08) ma ha il pregio di essere argomentata in maniera inappuntabile, indagando in particolare Cubismo, Dadaismo e l’attenzione duchampiana per la casualità.
Trevor Stark – Total Expansion of the Letter. Avant-garde Art and Language after Mallarmé
The MIT Press, Cambridge (Mass.)-London 2020
Pagg. 426, $ 55
ISBN 9780262043717
mitpress.mit.edu
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HAL FOSTER E L’ESTETICA BRUTALE
Ogni anno, alla National Gallery di Washington, si tengono le A. W. Mellon Lectures in the Fine Arts. Nel 2018 il testimone è passato a Hal Foster e il libro in questione ne è il risultato. In quella serie di cinque conferenze, il critico americano ha individuato uno stimolante perimetro brutalista, non riferendosi però all’ormai ben noto gusto architettonico per gli edifici per lo più in cemento e per lo più diffusi nell’area di influenza ex sovietica, bensì nel campo più generale dell’estetica e delle arti visive. La piccola costellazione che ne è sorta è partecipata da Dubuffet e i suoi “brutes”, Bataille e le sue “caves”, Jorn e le sue “creatures”, Paolozzi e i suoi “hollow Gods”, Oldenburg e le sue “ray guns”. Magari da ciò non nascerà una nuova etichetta per raccogliere queste figure tanto differenti l’una dall’altra, ma senz’altro è uno strumento utile per leggerne l’opera e, forse soprattutto, per interpretare con minore ingenuità alcuni fenomeni letteralmente catastrofici del nostro tempo. D’altra parte, come lo stesso Hal Foster ribadisce da anni, la storia (dell’arte) è intimamente revisionista e fuori registro.
Hal Foster – Brutal Aesthetics. Dubuffet, Bataille, Jorn, Paolozzi, Oldenburg
Princeton University Press, Princeton-Oxford 2020
Pagg. 296, $ 39,95
ISBN 9780691202600
press.princeton.edu
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