La didattica museale in Italia durante la pandemia
A oggi, come è considerata la didattica museale in Italia? Quali sono gli sforzi che i servizi educativi fanno per affermarsi? In un momento così difficile come il lockdown, come si sono comportati i vari musei per continuare a svolgere la loro funzione educativa nonostante la chiusura?
Sempre più frequentemente si sente parlare di didattica museale e si tenta di porre l’accento sul fatto che uno dei principali scopi del museo sia rappresentato dalla funzione educativa. A oggi, tuttavia, il settore dei servizi educativi non è ancora dignitosamente riconosciuto: spesso viene considerato un dipartimento “sacrificabile”, una risorsa non indispensabile per la vita del museo.
Infatti, in Italia, la legislazione non prevede la presenza dell’educatore museale come profilo professionale definito: è questa la ragione per cui la mancanza totale di norme viene colmata dalla buona volontà degli operatori, che mettono a disposizione le proprie competenze all’interno delle sezioni didattiche. In un contesto del genere risulta complicato dare spazio e visibilità alle azioni progettuali ed educative, che vengono spesso accantonate a favore di altre attività, ritenute di maggior utilità. Nonostante questa situazione, sempre più musei sentono forte il desiderio di cambiamento e la presa di coscienza del fatto che l’educazione è un mezzo imprescindibile.
GLI SFORZI DEI DIPARTIMENTI EDUCATIVI DURANTE IL LOCKDOWN
Questa situazione ha avuto delle ripercussioni durante il primo e il secondo lockdown: dai numerosi licenziamenti avvenuti da inizio pandemia è risultato ancora più evidente quanto questo settore sia considerato superfluo e regolato da contratti precari.
L’emergenza sanitaria ha avuto un importante impatto sull’intero sistema museale: ha spinto la maggior parte delle istituzioni a ripensare alle modalità di comunicazione con il pubblico, mantenendo viva la loro presenza attraverso il digitale. Esserci: questo è stato il desiderio dei musei, nonostante la chiusura. Consapevoli del fatto che il digitale non può sostituire interamente la visita in persona, si è creduto nelle sue potenzialità e questo ha portato alla creazione di contenuti interessanti.
Ma quali contenuti si sono rivelati particolarmente utili in questa situazione? Ovviamente le attività educative, attraverso le quali il pubblico ha potuto restare in contatto con il museo, anche a distanza.
LA DIDATTICA DURANTE IL LOCKDOWN: IL MUSEO DEL NOVECENTO DI MILANO
In tutta Italia ci sono esempi di musei che hanno cercato di mantenere viva la loro presenza grazie al digitale.
A Milano, il Museo del Novecento: da inizio pandemia, si è subito contraddistinto per la sua capacità di coinvolgere il pubblico attraverso attività virtuali. Durante il primo lockdown, con lo slogan “il museo c’è”, ha organizzato diverse attività per famiglie, bambini e giovani. Gli operatori stessi del museo si sono messi in gioco e hanno registrato “10 puntate di arte online”, raccontando i vari artisti del XX secolo e le loro opere. Inoltre, il museo ha reso disponibili online laboratori e campus estivi per bambini; appuntamenti digitali, attraverso webinar per giovani, adulti e famiglie alla riscoperta delle collezioni museali.
Pur proponendo attività differenziate per i tanti pubblici, il fine è rimasto sempre lo stesso: portare il museo “a casa tua”.
Non si sono fermati durante la seconda ondata, anzi, sono tornati più forti di prima con KITEDU900, un kit digitale dedicato alle scuole primarie, lanciato in occasione dei dieci anni del museo: uno strumento utilizzabile sia nelle sedi scolastiche, sia dalle famiglie. Si tratta del primo kit di didattica digitale che permette di scoprire, anche a distanza, i capolavori del museo.
LE GALLERIE DEGLI UFFIZI A FIRENZE
A Firenze, le Gallerie degli Uffizi, “per un museo sempre più accessibile”: l’obiettivo resta quello di creare sempre più iniziative, anche online, che avvicinino il pubblico al museo. Da inizio pandemia, il museo ha ripensato le attività didattiche adattandole al digitale. Innumerevoli le iniziative lanciate dal dipartimento di educazione del museo, in particolar modo attraverso la sua pagina Facebook: solo per citarne alcune relative al primo lockdown, sono interessanti le audio lezioni che raccontano le opere del museo, i video con il direttore e lo staff del museo che accompagnano il pubblico nelle sale, l’invito a mandare al dipartimento dei servizi educativi alcuni disegni fatti da bambini di tutto il mondo.
Neanche durante l’estate si sono fermati e hanno portato avanti il progetto R-estate con l’arte, arrivando fino al secondo lockdown, durante il quale hanno elaborato ambiziosi progetti per le scuole, portando il museo, attraverso internet, direttamente nelle sedi scolastiche.
IL MAXXI A ROMA
A Roma, il MAXXI, forte dello slogan “siamo chiusi, per questo restiamo aperti”, chiede ai visitatori di non fermare le idee e, anzi, di seguire il museo online. Dall’avvento del Coronavirus il museo ha reso accessibili le attività didattiche attraverso il digitale, creando un’offerta culturale ricca e varia su tutti i suoi canali social, all’insegna della condivisione e dell’inclusione. Anche durante l’estate, ha organizzato workshop per adulti, in occasione della mostra At home 20.20, approfondendo come le attività essenziali della vita di ognuno si siano modificate nell’arco della quarantena.
Infine, durante il secondo lockdown, si è concentrato sulla creazione di alcuni laboratori online gratuiti per le scuole sulle opere della collezione MAXXI.
Questo già mostra quanto i servizi educativi siano stati fondamentali anche in questo momento di pandemia: hanno reso possibile al museo, tramite il digitale, di continuare la sua attività nonostante la chiusura. Questa situazione riuscirà finalmente a far comprendere quanto i dipartimenti educativi siano essenziali?
ALCUNE PROPOSTE PER IL PERIODO DI NATALE
Questi tre musei hanno realizzato interessanti contenuti didattici per accompagnare il pubblico durante il periodo natalizio: solo per citarne alcuni, il Museo Del Novecento, in collaborazione con Ad Artem, organizza campus natalizi, proponendo attività e laboratori a distanza sulla piattaforma digitale Zoom.
Degno di nota anche Uffizi sotto l’albero, la proposta delle Gallerie degli Uffizi dedicata ai bambini e alle famiglie: il commento di due capolavori della collezione degli Uffizi all’interno di una stanza virtuale in cui, insieme a un’esperta del Dipartimento per l’Educazione, viene narrata la storia di un dipinto. Per partecipare basta formare un gruppo di dieci bambini, scegliere un’opera e selezionare il giorno per l’appuntamento.
Il MAXXI, invece, si unisce ai precedenti con le proposte Le avventure del Drago Arturo e MAXXI Pop Up, mettendo a disposizione diversi laboratori per bambini e ragazzi che approfondiscono la collezione permanente del museo e opere di artisti presenti.
RIDEFINIRE I CONFINI DEL MUSEO
Affinché il settore didattico rappresenti definitivamente una risorsa indispensabile per il museo, va consolidato e legittimato: ogni museo statale dovrebbe necessariamente disporre di un numero sufficiente di educatori museali che formino un gruppo appositamente selezionato e creato per concretizzare tutte le attività didattiche. Questo porterebbe certamente ad un salto di qualità per il museo.
I problemi e le difficoltà che caratterizzano questo settore sono evidenti ma, allo stesso tempo, è forte il desiderio di ridefinire i confini del museo e rendere questo cambiamento concreto. Forse, ed è forte la speranza, questa situazione di pandemia riuscirà a far comprendere l’imprescindibile necessità delle attività didattiche.
‒ Giulia Meani
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