Barcelona Updates: la parola agli artisti. Non solo Swab per Marco Scifo, che si misura anche con uno spazio per il design. Ce lo racconta lui stesso, in un’intervista lampo
Lo abbiamo incontrato presso lo stand della Zak Gallery, dove ci ha anche svelato di essere uno degli artisti invitati al Premio Cairo. In occasione di Swab, Marco Maria Giuseppe Scifo ci presenta la sua ultima iniziativa presso lo studio di design barcellonese Molins Interiors. Ecco tre domande per il giovane artista siciliano, milanese d’adozione… […]
Lo abbiamo incontrato presso lo stand della Zak Gallery, dove ci ha anche svelato di essere uno degli artisti invitati al Premio Cairo. In occasione di Swab, Marco Maria Giuseppe Scifo ci presenta la sua ultima iniziativa presso lo studio di design barcellonese Molins Interiors. Ecco tre domande per il giovane artista siciliano, milanese d’adozione…
Anche tu insieme alla Zak Gallery hai il dono dell’ubiquità questo weekend. Di tuoi lavori ce sono sia a Swab che a Roma Contemporary.
Un weekend intenso questo, devo ammetterlo. È stata infatti l’occasione perfetta per partecipare a entrambe le fiere con Zak Gallery. Gaia Pasi ha svolto un grande lavoro per l’arte emergente in Italia negli ultimi anni. E poi è un’amica, prima ancora che una curatrice per cui nutro grande stima.
Lavori come “In nubibius”, “Postcard of a Glacier”, “Jellyfish” sembrano invocare un’immersione site specific nella natura. Ma quanto è forte il coté ecologico nel tuo lavoro?
Non penso di essere capace di affrontare i grandi temi legati l’ecologia in senso stretto. Mi interessa di più sottolineare il dato della complicità con ciò che accade nell’ecosistema: siamo consapevoli del problema, ma non riusciamo a contrastarlo. Il tema è poi quello della ricerca del nostro habitat, nel senso molto più ampio di ecosofia.
E veniamo al fuori fiera. In città il tuo lavoro si incontra e si scontra con il design spagnolo, da Molins Interiors…
Di scontro non parlerei, piuttosto di una diversa concezione del progettare: l’idea della contaminazione tra opera e spazio abitativo, capaci di calibrarsi vicendevolmente, volevo sperimentarla già da tempo. Non considerando il medium come un punto di riferimento preminente, nei miei lavori – che si ripetono concettualmente – il filo conduttore è piuttosto quello di un “site and content specific”. È in tal senso che la polivalenza dell’habitat acquista un valore specifico, in quanto gabinetto di idee installative.
– Enrichetta Cardinale Ciccotti
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