Un anno di architettura in 7 nuovi edifici. I migliori costruiti nel 2020
Il meglio dell’architettura internazionale nel 2020 secondo Artribune. Da Oslo a Berlino, da Londra alla Cina, gli edifici da andare a visitare non appena sarà possibile tornare a viaggiare
Il 2020 non è stato l’anno dell’apertura al pubblico del Taipei Performing Arts Center, progettato da OMA nella capitale taiwanese; nulla di fatto, ancora una volta, per l’M+ di H&dM a Hong Kong (ma, nel frattempo, non mancano le iniziative che lo riguardano). È stata rinviata l’annunciata inaugurazione dell’Academy Museum of Motion Picture di Los Angeles, opera dello studio Renzo Piano Workshop Building, e posticipata al 2022 quella del National Museum di Oslo. Nonostante siano state disattese molte aspettative, anche per effetto del mancato svolgimento dei Giochi Olimpici di Tokyo e di Expo 2020 Dubai, vale senza dubbio la pena riunire insieme alcuni dei percorsi architettonici che, proprio in questi complicati mesi, sono stati portati a termine nel mondo, soprattutto in ambito museale. Sette edifici raccontati da sette video (nell’attesa di vederli – e commentarli – presto dal vivo).
– Valentina Silvestrini
Z33, HASSELT – FRANCESCA TORZO
Definita dal critico di architettura Rowan Moore “a work of pleasure and beauty”, la nuova ala del centro per l’arte contemporanea Z33 di Hasselt, in Belgio, consacra su scala europea “l’architettura defilata” di Francesca Torzo, qui declinata in “un ensemble di stanze di proporzioni, luci e atmosfere diverse” racchiusa in una tenace struttura muraria. Proprio quest’anno la Triennale di Milano ha dedicato alla progettista italiana la personale Chaosmos, cui seguirà prossimamente la mostra del MAXXI di Roma connessa con il Premio Italiano di Architettura. Il riconoscimento, infatti, è stato assegnato proprio all’intervento di Torzo nello Z33, del quale la giuria ha evidenziato “la capacità profonda di interpretare la storia dell’isolato e del tipo edilizio che lo occupa e per l’intelligenza spaziale ed espressiva mostrata nel configurarlo in uno spazio espositivo perfettamente adeguato alle esigenze contemporanee”. Aperto da maggio, il rinnovato museo belga rientra di diritto tra i luoghi da visitare non appena sarà possibile spostarsi, liberamente e in sicurezza, oltre i confini nazionali.
TOWN HOUSE, LONDRA – GRAFTON ARCHITECTS
Nel 2020 sono state premiate con il Pritzker Architecture Prize 2020 e con la RIBA Royal Gold Medal: stiamo parlando delle architette irlandesi Yvonne Farrell e Shelley McNamara, direttrici nel 2018 della 16. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia. A rendere memorabile questo loro anno ha contribuito anche l’apertura della Town House Kingston University London, nella capitale inglese. Ancora una volta, lo studio Grafton Architects si è egregiamente misurato con la progettazione degli spazi per la formazione universitaria, in questo caso privilegiando il principio dell’annullamento delle barriere non solo fra le discipline, ma anche tra studenti e comunità locale, tra edificio e città. La visione perseguita, come hanno indicato le stesse progettiste, è stata quella “della politica della ‘porta aperta’”, alimentata dal “desiderio di connettersi con la comunità e la città”. Il risultato è un luogo accogliente e flessibile “in cui leggere, ballare, esibirsi, tenere conferenze, mostre, apprendere, coesistere felicemente, sotto lo stesso tetto”.
HE ART MUSEUM, SHUNDE, FOSHAN (CINA) – TADAO ANDO
https://www.youtube.com/watch?v=FfZP1A2j-yI
Elevando l’armonia a “spirito guida” del percorso compositivo che ha portato alla nascita del nuovo He Art Museum (HEM), nella città cinese di Foshan, l’architetto giapponese Tadao Ando ha cercato una forma di mediazione fra il suo distintivo lessico, con l’immancabile ricorso ai pannelli in calcestruzzo, e il retaggio culturale della regione di intervento. Quest’ultimo, in particolare, emerge in uno dei due volumi che contraddistinguono il museo: la struttura cilindrica ritmata dalla sovrapposizione di cerchi, distinguibili anche all’esterno. Riducendo le distanze geografiche fino ad approdare in Europa, sono almeno due le “prove” che attendono il progettista vincitore del Pritzker Prize 1995 nei prossimi mesi: il ruolo di Guest Editor di Domus per il 2021 e l’apertura della restaurata Bourse de Commerce, a Parigi.
DEPOT BOIJMANS VAN BEUNINGEN, ROTTERDAM – MVRDV
Fin qui siamo entrati in contatto con le opere d’arte dentro e fuori i musei, ma anche in spazi e siti fuori dal comune. Nel 2021, pandemia permettendo, diventerà accessibile persino un deposito d’arte. Inaugurato a settembre e progettato da MVRDV, il Depot Boijmans van Beuningen dichiara apertamente di voler assicurare ai suoi visitatori un’inedita esperienza museale. Identificato all’esterno dall’eccentrica finitura in panelli riflettenti, l’edificio conserverà, e contemporaneamente esporrà, una collezione di oltre 150.000 oggetti.
https://www.boijmans.nl/en/depot
KUNSTHAUS ZURICH, ZURIGO – DAVID CHIPPERFIELD ARCHITECTS BERLIN
Dismessi i panni di Guest Editor di Domus per il 2020, David Chipperfield con lo staff berlinese del suo studio ha recentemente completato la nuova estensione della Kunsthaus Zürich. In una terra ad alta densità di musei e caratterizzata da un vivace fermento in ambito museografico, l’architetto britannico ha lavorato mantenendo un atteggiamento coerente al suo stile, chiaro e misurato, e ponendosi in ascolto del luogo. In questo caso, infatti, “l’identità architettonica è modellata sulle tradizionali facciate in pietra, come già nella Kunsthaus esistente e in molti altri importanti edifici pubblici a Zurigo. L’estensione è quindi inserita in una cultura edilizia che è espressione di una società civile illuminata. Il nuovo edificio combina tradizione e innovazione attraverso sottili alette verticali realizzate in calcare locale”, sottolineano le note di progetto. Nelle ultime settimane, ad attirare l’attenzione sul suo studio è stata soprattutto la notizia della riapertura, ad agosto 2021, della Neue Nationalgalerie di Berlino: la ristrutturazione dell’ultima iconica opera di Mies van der Rohe è infatti opera del team David Chipperfield Architects Berlin.
https://davidchipperfield.com/
HUMBOLDT FORUM, BERLINO – FRANCO STELLA
Eletto da Artribune Miglior museo internazionale, l’Humboldt Forum di Berlino è stato inaugurato, con modalità esclusivamente digitali, da pochi giorni. Con una superficie di circa 30mila metri quadrati, rappresenta la più grande scommessa per il rilancio culturale della capitale tedesca nel post-pandemia. Il progetto di questo nuovo spazio, che offrirà a residenti e visitatori programmi a carattere sia artistico che scientifico, dalla vocazione dichiaratamente globale, era stato affidato nel 2008 – tramite concorso – all’architetto italiano Franco Stella. Tutte le scelte adottate avevano come unico obiettivo quello di dare vita a un edificio “unitario, barocco e moderno”, in modo tale da raggiungere una “combinazione armoniosa di Antico e Nuovo”. Di conseguenza, chiunque varcherà la soglia di uno dei sei portali d’accesso del Forum, attraverserà le due piazze urbane al suo interno – lo Schlüterhof e il Passage, concepite per essere accessibili 24 ore su 24 -, e le decine di sale espositive presenti, lo farà dopo aver osservato un edificio caratterizzato dalla (discussa) ricostruzione delle facciate barocche, sui lati nord, sud e ovest, e dalla moderna “facciata di logge” lungo la Sprea.
https://francostella.eu/
US SPORTING & PARALYMPIC MUSEUM, COLORADO SPRINGS – DILLER SCOFIDIO + RENFRO
Dopo i successi newyorkesi del 2019, anno del restyling del MoMA e dell’apertura di The Shed, nel 2020 lo studio Diller Scofidio + Renfro ha portato a termine un altro intervento a carattere museale. Si tratta dello US Olympic and Paralympic Museum, a Colorado Springs: un edificio “ispirato dall’energia e dalla grazia degli atleti del Team USA” e, soprattutto, al concetto di inclusione, fedelmente tradotto su scala architettonica in una struttura che ha già conquistato il proprio posto tra i musei più accessibili al mondo. “Fin dalle prime fasi della progettazione, il team ha consultato un comitato di atleti paralimpici e persone con disabilità per garantire che, dall’ingresso all’uscita, tutti i visitatori con o senza disabilità potessero visitare insieme la struttura e condividere un percorso comune”, precisano dallo studio, ripercorrendo l’iter progettuale.
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