Pittura, eros e pornografia. Intervista a Daniele Galliano

Pittore autodidatta, Daniele Galliano ha fatto dell’erotismo e dei rimandi alla pornografia la materia prima per la propria arte. Ne abbiamo parlato con lui a partire dall’opera confluita nella pubblicazione “Vietato ai lettori” curata da Giacinto Di Pietrantonio.

Daniele Galliano (Pinerolo, 1961) è un pittore autodidatta di formazione, il quale esordisce nel 1992 con una personale all’Unione Culturale Franco Antonicelli di Torino, segnalato da Francesco Poli. Il lavoro di Galliano si connota per un realismo fotografico in cui la fotografia amatoriale diventa uno strumento fondamentale: Fa inoltre uso di frame cinematografici, pornografici e non. La sessualità e l’erotismo sono dei temi ricorrenti e fondamentali per l’opera di Galliano, motivo per il quale lo abbiamo intervistato. A oggi, infatti, non sono rari gli avvenimenti di censura che molti artisti devono subire, sia sui social che nella vita reale. Abbiamo chiesto a Galliano il suo parere in merito, con un interesse particolare verso l’opera senza titolo, polittico blu del 1993 raccolto nella pubblicazione Vietato ai lettori, curata da Giacinto Di Pietrantonio. Il polittico è composto da venti piccole tele, che rappresentano piccoli frammenti di volti e parti di corpo durante l’atto sessuale. Il punto di vista è quello della ripresa amatoriale di un film per adulti di bassa qualità.

INTERVISTA A DANIELE GALLIANO

Che cosa ti ha ispirato per Vietato ai lettori?
Caballero, Le Ore, svariati film porno e il desiderio di far sballare lo spettatore, farlo emozionare, così come ci si emoziona ascoltando della buona musica o guardando un bel film. Non avendo frequentato le scuole d’arte, non mi avevano inculcato che dagli Anni Sessanta non avrebbe più avuto senso dipingere e che non si poteva più dire “che bello“, davanti a un’opera d’arte, ma si sarebbe poi dovuto dire, al limite, “ah, interessante…“.
Io non lo sapevo e dipingevo a più non posso, cercando di creare un’opera che fosse all’altezza delle opere che seguivo io, nelle discipline artistiche che seguivo con più attenzione, cioè il cinema, la musica e il fumetto. Quando ebbi modo di presentare il mio lavoro, nel ‘92, fu un successo immediato. Ma in molti storcevano il naso e fu proprio questo lavoro che rimise tutti d’accordo, perché venne acquistato dal più grande collezionista italiano, Carlo Monzino.

Che genere di critica hai ricevuto in seguito?
Quando il più grande collezionista italiano si interessa a te, ecco che anche quelli che storcevano il naso improvvisamente si allineano e il consenso diviene unanime. C’è un episodio che voglio ricordare, a proposito di critica: nel gennaio del 1994 tenni la mia prima mostra a Milano alla galleria Cannaviello. La mostra andò molto bene e la rivista Flash Art la recensì, affidando l’impresa aduna critica femminista-vetero-marxista americana di passaggio a Milano, la quale si scatenò in un feroce attacco al mio lavoro, dovuto alla presenza in mostra di alcuni dipinti a carattere erotico. La feroce critica fu ovviamente una pubblicità incredibile che aiutò Cannaviello nella vendita dei quadri e proiettò me nell’Olimpo degli artisti da seguire con attenzione per le prossime puntate. A fine mostra la segretaria di Cannaviello mi consegnò una letterina che era stata lasciata lì per me da una ragazza (assistente di un noto artista) che avevo invitato a vedere la mostra. Mi diceva in poche calorose righe che raramente aveva potuto vedere l’universo femminile così ben raccontato da una persona di sesso maschile. Mi tenni quella letterina come critica della mia mostra.

Sei stato censurato dalle gallerie e sui social?
Vietato ai lettori fu esposto a Firenze da Luisa via Roma per un evento organizzato da un gruppo di intraprendenti architetti coordinati da Francesca Sorace. Il polittico si vedeva dalla strada, fu notato da un solerte vigile che lo fece rimuovere. Quello fu l’unico caso di censura che ho subito.

Daniele Galliano, Senza titolo, 1994, olio su tela, cm 10x10

Daniele Galliano, Senza titolo, 1994, olio su tela, cm 10×10

L’EROS SECONDO DANIELE GALLIANO

Quanto è importante la componente erotica nelle tue opere?
Mi piace raccontare la vita, questo è conseguente al fatto che ho passato la vita a guardare attentamente quello che mi circondava, soprattutto l’umanità nell’esercizio delle sue funzioni, da qui la passione per raccontarne i tic e le nevrosi senza fermarmi davanti a situazioni scabrose, anzi ne sono sempre stato attirato.

Dove credi sia il limite fra erotismo e pornografia?
Una persona a me vicina in questi giorni mi parlava appunto di questo, facendo leva sul fatto che la pornografia era la negazione dell’erotismo, poi vedendo un mio nudo si è accalorata elevandolo a sublime opera di arte erotica. Non ho potuto esimermi dal farle notare che l’immagine proveniva da un frame di un film porno o erotico, dipende dai punti di vista.

Cosa pensi della censura nell’arte?
È un buon modo per farle pubblicità.

Certe azioni andrebbero censurate?
Sì, di sicuro, ma non nel mondo dell’arte.

L’artista può fare qualsiasi cosa in nome dell’arte?
Bisogna prima intenderci su che cos’è un’opera d’arte. A tal proposito fammi citare una frase di un personaggio totalmente fuori dai radar, Emilio Tadini: “fare un prodotto artigianale in condizione di eccellenza assoluta è fare un’opera d’arte”.

Daniele Galliano, Senza titolo, 1993, olio su tela, cm 80x40

Daniele Galliano, Senza titolo, 1993, olio su tela, cm 80×40

ARTE, MORALE E CENSURA

L’artista dovrebbe porsi dei limiti in quanto umano, o dovrebbe agire senza vincoli in quanto artista?
In questo momento credo che gli artisti (così come l’umanità intera) si sentano un po’ sospesi nel nulla, tanto è stata veloce la trasformazione della società nel tentativo di abbracciare un ipotetico “nuovo”, che quasi nessuno ha capito dove ci può portare e che è servito solo a creare un sempre più palpabile disagio. Personalmente credo che un prossimo imminente cortocircuito ci farà ritornare tutti felici alle nostre millenarie tradizioni. Credo che certe problematiche siano create ad arte per depistare l’attenzione da cose più importanti che ci succedono sotto il naso e non siamo più in grado di vedere.

Quale pensi sia la correlazione fra arte e morale?
L’artista è un personaggio fuori dall’ordinario, non si deve ficcare il naso nella sua vita privata e pretendere che abbia un comportamento irreprensibile, se così fosse non sarebbe un artista. Dovremmo riflettere, caso mai, se non sia il politicamente corretto che stia uccidendo la nostra civiltà.

Quali pensi siano le motivazioni per le quali di certi artisti non consideriamo la vita privata, mentre per altri diventa una componente fondamentale?
Penso sia importante ora più che mai mantenere alto il livello di attenzione e non farci fregare da problematiche che non ci appartengono.

Carolina Palumbo

http://www.danielegalliano.com

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