Henry Moore a Firenze: apre al Museo Novecento la prima mostra del 2021
Da lunedì 18 gennaio sarà visitabile Il disegno dello scultore. Henry Moore. Allestita al Museo Novecento di Firenze, è la prima mostra a inaugurare in un museo italiano dopo le chiusure degli ultimi mesi. Le immagini in anteprima.
“Non vogliamo perdere nemmeno un minuto”, ha dichiarato l’assessore alla cultura del Comune di Firenze Tommaso Sacchi, commentando il via libera del Governo alla riapertura dei musei nelle regioni in zona gialla. “Anche se sappiamo che ci saranno sacrifici economici da fare crediamo che sia un segnale di speranza importante: dopo un anno di grave crisi per tutto il comparto culturale adesso ci auguriamo che la riapertura, con tutte le necessarie prescrizioni sanitarie, possa essere permanente”, ha aggiunto. Detto fatto. E così, in attesa che lunedì 18 gennaio tornino ad aprirsi le porte di alcuni dei musei della Toscana (fra i “grandi assenti” le Gallerie degli Uffizi e la Galleria dell’Accademia, che tornerà ad accogliere i visitatori dal 13 febbraio con un nuovo allestimento), già questa mattina è stata presentata alla stampa l’attesa mostra Henry Moore. Il disegno dello scultore. A ospitarla, a quasi cinquant’anni dalla storica monografica dell’artista britannico al Forte di Belvedere e fino al 18 luglio, è il Museo Novecento, che per l’occasione ha scelto di focalizzare l’attenzione sul valore della pratica del disegno della ricerca del maestro, alla ricerca della genesi della sua arte. “L’osservazione della natura è decisiva nella vita dell’artista”, affermava lo stesso Moore, “grazie a essa anche lo scultore arricchisce la propria conoscenza della forma, trova nutrimento per la propria ispirazione e mantiene la freschezza di visione, evitando di cristallizzarsi nella ripetizione di formule”.
IL RITORNO DI HENRY MOORE A FIRENZE
Curata da Sebastiano Barassi, Head of Henry Moore Collections and Exhibitions, e dal direttore artistico del Museo Novecento, Henry Moore. Il disegno dello scultore riunisce circa settanta disegni dell’artista, presentandoli accanto a opere grafiche e scultoree, nonché a una sezione video. Il percorso espositivo si snoda attraverso una pluralità di orizzonti tematici, a partire da quel “repertorio illimitato di forme e di ritmi”, come indicato da Moore, che la natura spontaneamente pone di fronte ai nostri occhi. Di conseguenza, la narrazione proposta ai visitatori si sviluppa attorno ai motivi iconografici ricorrenti nella produzione dell’autore, fra cui le rocce, gli animali, i teschi e le ossa e gli alberi. Parallelamente Henry Moore. Il disegno dello scultore intende rinsaldare il legame di Moore con il territorio fiorentino, consacrato dalla già citata mostra del 1972 (e dalla successiva, nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, risalente 1987), ma in realtà ben più antico. Firenze, infatti, fu teatro di una fase cruciale della formazione dell’artista. Nato nel 1989, Moore giunse per la prima volta in Italia nel 1925, grazie a una borsa di studio erogata dal Royal College of Art. Nel corso di quel soggiorno, che lo condusse anche a Roma, Venezia, Assisi, Pisa, Siena e Padova, fece tappa nel capoluogo toscano, riuscendo così a esaminare dal vivo i capolavori di grandi artisti del passato qui conservati: da Giotto a Michelangelo; da Masaccio a Donatello. Ad alimentare il rapporto dell’autore con la Toscana furono anche i successivi periodi di permanenza estiva di Moore in Versilia, a partire dagli anni Sessanta. Non a caso, l’evento collaterale di Henry Moore. Il disegno dello scultore è una vera e propria “mostra una mostra”. Aperta fino al 30 maggio 2021, Henry Moore in Toscana raccoglie una selezione di sculture di piccole dimensione provenienti da collezioni private locali, affiancate da bozzetti, documenti e fotografie d’epoca che testimoniano la fascinazione dell’artista per i peculiari paesaggi della regione, come le cave di marmo delle Apuane.
MOORE, SCULTORE E DISEGNATORE
Complessivamente inteso, il progetto espositivo occupa tre distinti livelli del Museo Novecento, adottando altrettanti registri. Nell’incipit, al piano terra dell’edificio di Piazza Santa Maria Novella, il teschio di elefante donato a Moore nel 1968 viene “abbracciato” dalle incisioni della serie Elephant Skull, ispirate alla sua diretta osservazione. Salendo, oltre alla sala in cui viene proiettato un video risalente alla retrospettiva al Forte di Belvedere, così rilevante per la storia della città e nella parabola artistica di Moore, il percorso di analisi condotto sugli elementi naturali e sulla figura umana si consolida. La dedizione dell’artista per lo studio dei soggetti anatomici e delle presenze naturali che contraddistinguono il paesaggio si concretizza in decine di prove grafiche e in alcune sculture. Tra queste, Modello per forma animale (1969-1971), concessa in prestito di Banca Monte dei Paschi di Siena e già esposta a Firenze nel 1972. L’ultimo capitolo è affidato alle opere di Henry Moore in Toscana, nelle quali la relazione dell’autore per questa regione è ampiamente documentata. Definito dal direttore Risaliti “un faro nei giorni più bui della storia europea”, grazie al “carattere inedito della selezione delle opere, che consentirà di entrare nel della genesi concettuale e formale del grande scultore”, è in questa nuova mostra fiorentina che Moore “si palesa grandissimo disegnatore”.
– Valentina Silvestrini
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