L’arte trasversale di Richard Artschwager a Roma
Quindici opere di Richard Artschwager, che risalgono al periodo fra il 1964 e il 1987, sono esposte in una nuova mostra alla Gagosian Gallery di Roma fino all’11 marzo 2021.
Considerato un maestro della Pop Art minimalista per l’uso degli oggetti quotidiani, Richard Artschwager (Washington, 1923 – Albany, 2013) è uno dei pochi artisti contemporanei al quale sono state dedicate retrospettive già in vita. Aveva già esposto nella galleria della Capitale nel 2012, poco prima della sua scomparsa e, in Italia, fu molto importante la mostra organizzata nel 2019 dal compianto Germano Celant al MART di Rovereto. Le opere che possiamo vedere ora a Roma appartenevano a un collezionista privato europeo scomparso e vicino a Leo Castelli, il famoso gallerista che scoprì il talento di Artschwager negli Anni Sessanta.
L’ARTE DI RICHARD ARTSCHWAGER
Pepi Marchetti Franchi, direttrice della Gagosian Gallery romana, ricorda l’ormai anziano Artschwager che nel 2012 venne personalmente nella sala dove ora sono esposti i suoi quadri. Racconta la gallerista: “Allora il tema erano i pianoforti, le sue opere più recenti: oggetti reali ma impossibili da usare quanto alcuni di quelli che troviamo nella mostra aperta ora, che risalgono, invece, ai primi tempi della sua arte”. Uno di questi oggetti è Sliding Door, del 1964, che riproduce i volumi di un armadietto in formica (materiale scoperto artisticamente da Artschwager) con dettagli in voga in quel periodo, ma privo di profondità e del tutto inutilizzabile. Prosegue Marchetti Franchi: “Nel 1958 si incendiò il suo laboratorio da ebanista, dove costruiva veri mobili. Fu a quel punto che Artschwager decise di dedicarsi totalmente all’arte”.
E, a proposito di casualità profetiche, nella prima sala troviamo un’opera perfettamente agganciata all’attualità dei nostri giorni: il quadro Building #16, che riproduce su Celotex, altro materiale plastico amato dall’artista, il Campidoglio di Washington, la sua città. Un’immagine che abbiamo visto più volte in questi giorni a causa dell’attacco a Capitol Hill. Spiega la direttrice di Gagosian Roma: “Artschwager era un collezionista di fotografie tratte dai giornali. Era solito ritagliarne moltissime e conservarle, per poi trarre ispirazione”.
Di fatto questi quadri materici danno l’impressione di trovarsi di fronte a una stampa di giornale. A tratti, invece, sembra di guardare un dipinto impressionista che cambia contorni, ombre e consistenza a seconda della distanza da cui lo si osserva.
LE OPERE DI RICHARD ARTSCHWAGER
Nella seconda sala, tanto circolare ed enorme da ricordare quella di un museo (l’intera galleria è opera dell’architetto Firouz Galdo), ci sono diversi esempi di questa tecnica, realizzati in acrilico su Celotex. Dagli edifici tratti da anonimi annunci immobiliari, all’AT&T Building in the Year 2000 (1987), nel quale è riprodotto il famoso grattacielo di New York realizzato dall’architetto Philip Johnson. Dall’interno casalingo e ricco di dettagli di The Kitchen (1971) a quello assolutamente essenziale di Interior (1964), nel quale a stento si riconoscono un camino e due quadri.
A sei metri da terra, l’uno nell’ambiente di ingresso e l’altro nella seconda sala della galleria, si trovano due oggetti denominati Untitled. Il primo è stato riprodotto in due versioni, nel 1967 e poi nel 1984, anno al quale risale l’esemplare esposto. Nella sala grande, di nuovo sistemato in alto, troviamo il secondo Untitled, con la forma della cassa di un apparecchio stereo del 1965, sorprendente per l’epoca, ma tanto lineare e contemporanea da apparire agli occhi del XXI secolo come un’opera d’arte fatta e finita. Anche le cornici di tutti i quadri esposti, in legno o in metallo, sono opera di Artschwager. I suoi lavori fanno parte delle collezioni permanenti di diversi musei; fra gli altri, il Centre Pompidou di Parigi, la Tate a Londra, il Museum of Modern Art e il Whitney Museum of American Art di New York.
‒ Letizia Riccio
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