“Odio gli uomini” o di come la femminista Harmange ha toccato un nervo scoperto della società
Il caso editoriale scoppiato lo scorso autunno per colpa, o merito, di un consigliere francese, torna in libreria in 17 paesi dopo aver venduto 20 mila copie in poco tempo. E il dibattito diventa globale.
Un paradosso: solo così si può spiegare lo straordinario successo dell’opera di Pauline Harmange, Moi, les hommes, je les déteste/ Odio gli uomini. Un libro passato affatto inosservato, dato che il testo che accusa gli uomini di usare un meccanismo di difesa per rigettare le accuse di misoginia ha innescato una risposta dal ministero francese per le politiche di genere. Che ha rigettato, difatti, le accuse di misoginia. Lo stesso giorno del rilascio del libro, il consigliere Ralph Zurmély (ora disconosciuto dal ministero) ha mandato una mail ufficiale di diffida alla casa editrice, la piccola e senza scopo di lucro Monstrograph, intimando di non diffondere i testi a suo dire “colpevoli di misandria”. Zurmély non ha mai letto il libro.
ODIO GLI UOMINI: IL BOOM EDITORIALE
La minaccia è tornata indietro come un boomerang: i media francesi hanno dato molta attenzione al caso, definendo l’attacco del consigliere una dimostrazione di “cancel culture” e portando a livello nazionale la discussione sulla diffidenza maschile nei confronti delle tematiche di genere. La Monstrograph, bruciate in pochi giorni le sue 400 copie, ha messo all’asta i diritti di ripubblicazione, che sono andati alla ben più grande Seuil: 20mila copie sono già state vendute, con diritti di traduzione in 17 lingue (compreso l’italiano). E dire che tutto era cominciato nel 2019, quando la neolaureata in Comunicazione Pauline Harmange aveva iniziato a costruirsi un seguito sul Patreon francese, Tipeee, parlando di femminismo, auto-aiuto e ambientalismo. Qui era stata notata dagli editori di Monstrograph.
ODIO GLI UOMINI: DIBATTITO TOSSICO
Pauline Harmange, volontaria in un centro per il supporto alle vittime di stupro, aveva così trovato uno sfogo per la frustrazione nel dibattito sulla violenza di genere: “Appena fai qualcosa da femminista, ti becchi un’accusa di misandria. Mi sono accorta io stessa che è proprio così”, ha detto in un’intervista sulla tv francese lo scorso dicembre, sottolineando che “le donne passano un sacco di tempo a rassicurare gli uomini che no, non li odiamo. E in cambio ogni cosa resta al suo posto”. L’autrice ventiseienne, mentre vede lanciata la propria carriera di saggista femminista, sta subendo forti molestie sui social media, con insulti e minacce di morte in più lingue. Il nervo scoperto della società patriarcale, francese e non. È proprio da questo rifiuto di dialogo che è nata la radicalizzazione dell’ultima generazione di femministe francesi, deluse dallo scarso appeal del #MeToo e dal sistema governativo (inclusa la scelta del presidente Macron di appuntare come ministro dell’Interno un uomo accusato di stupro). Ora, per Harmange, il dibattito è appena cominciato: tre libri in cantiere in uscita tra quest’anno e il prossimo, inclusi un romanzo già concluso e un saggio sulla sua difficile esperienza dell’aborto.
-Giulia Giaume
ACQUISTA QUI il libro di Pauline Harmange
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati