Nasce a Napoli Spot Home Gallery. Spazio di famiglia per la fotografia in un palazzo 800esco
Una bella storia di famiglia, fotografia e amicizia si cela dietro la nascita del nuovo spazio in via Toledo che inaugura con una collettiva di artisti internazionali. Ne abbiamo parlato con la gallerista, fotografa e curatrice Cristina Ferraiuolo
Apre a Napoli una nuova galleria dedicata alla fotografia di ricerca e alle sue contaminazioni con le altre arti. Si chiama Spot Home Gallery e nasce in un locale di famiglia della fotografa e curatrice napoletana Cristina Ferraiuolo nel cuore della città, la centralissima via Toledo, strada maestra costruita nel Cinquecento per collegare il centro storico, chiuso dentro le mura, con il mare. Lo spazio inaugura il 4 – 5 – 6 – 7 febbraio con la mostra Andamento lento, una collettiva internazionale di otto fotografi amici della gallerista – Michael Ackerman, Morten Andersen, Luca Anzani, Martin Bogren, Lorenzo Castore, la stessa Cristina Ferraiuolo, Adam Grossman Cohen e Richard Pak – che, per la prima volta a Napoli, espongono lavori realizzati in città, nell’arco di oltre vent’anni. Ne abbiamo parlato con la gallerista.
Da quali esperienze nasce la galleria?
Nel tempo il mio percorso di fotografa si è combinato con quello di curatrice di percorsi artistici altrui, attraverso la realizzazione di mostre, workshop, eventi fotografici e progetti editoriali. Queste esperienze si consolidano ora e si arricchiscono con la sfida di aprire a Napoli, in uno spazio di famiglia, una galleria che possa sollecitare nella città una maggiore sensibilità verso una fotografia di ricerca che suggerisca nuovi modi di vedere e di interpretare il mondo e il tempo che viviamo. I miei gusti e il mio sguardo si sono formati anche grazie ai legami con quei fotografi, artisti, curatori che ho frequentato negli ultimi vent’anni in giro per il mondo, tra mostre, festival, incontri, workshops. Alcuni luoghi e alcuni maestri sono stati per me di particolare riferimento, primo tra tutti Christian Caujolle, dagli anni in cui con Gilou Le Gruiec dirigeva la Galerie Vu’ di Parigi agli anni più recenti del Festival da lui creato a Phnom Penh.
Qual è la storia di questo spazio?
La galleria è uno spazio di famiglia al quale sono fortemente legata. Nel 1974 mio padre aprì un negozio di cine foto, Spot 2, nell’immobile di fronte e questa casa era il suo studio, divenuto in seguito per molti anni la mia casa. Qui ho ospitato artisti provenienti da ogni parte del mondo che venivano a Napoli a lavorare ed alcuni di loro sono oggi accanto a me in questa mostra inaugurale.
Ci racconti com’è fatto?
La home gallery si trova al primo piano di un palazzo dell’Ottocento in via Toledo con accesso privato dalla strada. Una casa di 100 mq. Le sale espositive sono due ambienti di circa 25 mq ciascuno e una parte privata dove può soggiornare l’artista ospite, con camera da letto, cucina, 2 bagni. Tutta la casa può essere utilizzata per l’allestimento. In questa mostra la camera da letto è la project room che ospita l’installazione audiovisiva Sogno#5 di Lorenzo Castore e Irene Alison.
Che tipo di rapporto intendi stabilire con il territorio dove nasce la galleria?
Spot non è stata concepita come una mera attività commerciale ma anche come uno spazio di condivisione di arte e bellezza e di occasione di incontro di artisti ed esperti con un pubblico più eterogeneo possibile. Il mio lungo lavoro di fotografa sul campo, per le strade di Napoli e in diverse realtà della città, mi ha reso possibile tessere una fitta rete di relazioni con chi queste strade le abita e con preziosi interlocutori che lavorano incessantemente sul nostro territorio e con i quali la collaborazione continua.
Quali sono i programmi espositivi per il 2021 anche alla luce delle difficoltà dovute alla pandemia?
Ho previsto che la mostra Andamento lento duri il più possibile per consentire, previa prenotazione e nel rispetto delle norme di contingentamento, non solo a tutto il pubblico napoletano interessato di poterla visitare ma anche ai tanti visitatori che desiderano venire da altre parti d’Italia e dall’estero. E poiché la cosa più triste per me è di non aver potuto inaugurare con la presenza di tutti gli artisti delle opere in mostra che sarebbero stati pronti a venire da Berlino, da Parigi, da Oslo, da Stoccolma, prevedo di invitarli durante i mesi prossimi e di organizzare quindi altri piccoli eventi ad hoc con la loro presenza. La prossima mostra sarà una personale di una fotografa italiana ed ho intenzione di inaugurarla in condizioni più serene. In primavera ospiterò, pandemia permettendo, il workshop di Anders Petersen organizzato dal TPW di Carlo Roberti che abbiamo dovuto rinviare per già ben due volte nel corso del 2020.
– Claudia Giraud
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