Danza e didattica a distanza. Le proposte della Fondazione Piemonte dal Vivo
Parola a Mara Loro, research curator e consulente per l’innovazione e la ricerca della Fondazione Piemonte dal Vivo, realtà da tempo impegnata nella produzione dello spettacolo dal vivo.
La didattica della danza contemporanea è possibile da remoto? Ci sta provando la Fondazione Piemonte dal Vivo, da anni attiva nella produzione e ricerca dello spettacolo dal vivo. La research curator Mara Loro ha risposto alle nostre domande.
Quando nasce l’impegno di Piemonte dal Vivo per la didattica dell’arte con studenti e scuole?
La Fondazione Piemonte dal Vivo, in quanto circuito multidisciplinare dello spettacolo dal vivo, da sempre è impegnata nella programmazione di attività spettacolari e laboratoriali finalizzate alla formazione del pubblico. Nel 2015 la Fondazione Piemonte dal Vivo ha preso in gestione la Lavanderia a Vapore di Collegno, in qualità di soggetto capofila di un raggruppamento temporaneo di organizzazioni piemontesi attive nel mondo della produzione e promozione della danza contemporanea (Coorpi, Mosaico Danza, Associazione Didee-La Piattaforma, Zerogrammi). In quel momento mancava sul territorio una stagione di danza contemporanea per gli adolescenti, per cui nel 2016, forti della gestione diretta del luogo, ha dato avvio a un nuovo progetto: Media Dance, una rassegna di teatro danza progettata per gli studenti delle scuole superiori.
Qual è il fulcro della vostra progettualità?
Fulcro della progettualità è un seminario annuale (Educare alla bellezza) in cui artisti, insegnanti, operatori si incontrano per progettare, confrontandosi sui temi da affrontare e sul quadro legislativo nel quale possono essere accolti (PTOF, educazione civica, competenze trasversali). Negli anni, Educare alla bellezza è diventato uno spazio di conoscenza, di comunità e di cambiamento. Uno spazio dove viene esercitata l’intelligenza collettiva e dove sono stati riconosciuti alcuni valori che poi hanno costruito l’identità di progetto: l’ascolto, la cura, la logica della reciprocità di interessi, il rispetto.
Qual è la metodologia dietro ai vostri progetti?
Essendo Media Dance un progetto totalmente nuovo, siamo partiti dalle fondamenta. Abbiamo trovato docenti interessati al linguaggio del performativo e condiviso con loro un semplice interrogativo: come lo spazio e il linguaggio del performativo possono rappresentare un valore per il mondo della scuola? Un interrogativo fondante che negli anni ha dato la giusta flessibilità al progetto nel disegnare azioni diverse, capaci di rispondere a domande o richieste del contesto scolastico piemontese. Inizialmente abbiamo compreso che necessitavano di strumenti/spazi di dialogo con gli studenti sui temi che vivevano in classe, temi del contemporaneo: bulimia, anoressia, bullismo, razzismo, droga … In questa esigenza e nella nostra capacità di rispondere abbiamo individuato l’opportunità di costruire una relazione strategica, di entrare in contatto con il mondo degli adolescenti, di conoscere meglio un contesto come la scuola e di essere rilevanti per questa.
Come avete fatto?
Abbiamo cambiato il nostro modo di lavorare/programmare, di osservare il valore e il senso delle proposte artistiche, di ricercarle e di valorizzarle. Seguendo questa logica, nel tempo, Media Dance si è trasformato: da rassegna di teatro danza a laboratorio aperto. Laboratorio perché dedicato allo studio, alla ricerca, alle sperimentazioni intorno a interessi reciproci di insegnanti, operatori, danzatori. Aperto perché senza confini disciplinari o di ambiti, di partecipazione e perché fondato sulla logica della ricerca e quindi privo di certezze.
PIEMONTE DAL VIVO E GLI ARTISTI
Come e perché vengono coinvolti gli artisti?
Fin dal 2016 la Lavanderia a Vapore, nell’ambito dell’Area Innovazione e Ricerca, ha cercato il confronto e il dialogo con gli artisti, condividendo le necessità e le opportunità di immaginare insieme nuovi dispositivi artistici di relazione con la società civile. Negli anni, insieme a un gruppo di oltre venti artisti e formatori del territorio piemontese, ha immaginato e sperimentato un vero e proprio spazio di co-creazione e progettazione, aperto ai cittadini e alle istituzioni: il TRA- tavolo della ricerca artistica. Una progettualità che attualmente consente alla Fondazione Piemonte dal Vivo di sperimentare nuove forme di alleanze tra artisti e istituzioni; di immaginare nuovi servizi culturali e nuovi approcci alla co-progettazione, partendo dalla pratica corporea, per elaborare dispositivi artistici capaci di dialogare e di rispondere a esigenze specifiche di contesti socio-culturali differenti. In questo momento, il gruppo di lavoro è suddiviso in sottogruppi, in relazione ai contesti di cui dicevo poco fa: dalla scuola alle imprese, passando per i luoghi di cura e di benessere, incrociando progettualità di artisti italiani o stranieri in residenza alla Lavanderia a Vapore.
Uno di questi sottogruppi ‒ composto da Barbara Altissimo, Gabriella Cerritelli, Francesca Cinalli, Erika Di Crescenzo, Aldo Rendina, Aldo Torta, Federica Tardito e coordinato da Doriana Crema ‒ collabora, nell’ambito di Media Dance, insieme a un gruppo misto di insegnanti, operatori, filosofi, medici ed esperti, nell’ottica di avviare un progetto di sperimentazione didattica.
Come avete affrontato l’anno di pandemia? Cosa avete proposto e cosa avete in programma?
La pandemia è arrivata all’improvviso, portandoci, nel bene e nel male, un tempo e un nuovo spazio pubblico, quello digitale. Anche in questo caso, come nella fase iniziale del progetto Media Dance, siamo partiti dal condividere sempre la stessa domanda: come il linguaggio performativo può rappresentare un valore per la scuola in un momento così difficile? Dai docenti è arrivata la spinta a immaginare questo momento/spazio come un’occasione per progettare un intervento artistico più approfondito nel contesto scolastico, con tempi più lunghi, che consentisse di mettere a sistema competenze diverse, per studiare nuovi approcci alla didattica.
Che cosa significa nel concreto?
Ogni azione artistica immaginata ha una durata non inferiore alle 33 ore (ore minime di un modulo scolastico) per sviluppare due azioni: una residenza d’artista a scuola per gli studenti e un percorso di formazione rivolto ai docenti. Al momento la sperimentazione è attiva su quattro scuole secondarie di secondo grado, con modalità differenti (digitale e/o in presenza), su temi e approcci importanti: il tema della violenza sulle donne, con il progetto Versus della coreografa Barbara Altissimo; il tema del bullismo e violenza sistemica, cultura del controllo e dell’offesa, ma anche alleanza e reciprocità grazie al progetto artistico con Nobody.Nobody.Nobody – It’s ok not to be ok di Daniele Ninarello accompagnato dalla sociologa Mariella Popolla. Prossimamente affronteremo il tema del potere, autorità e rappresentazione insieme all’artista Salvo Lombardo, con Giulia Grechi e Viviana Gravano.
Siamo consapevoli delle difficoltà di questo momento ma anche delle opportunità che si possono cogliere: costruire, prima di ogni cosa, nuove relazioni, nuove visioni e opportunità di crescita individuale e collettiva per riscoprire il valore di un senso comune.
‒ Annalisa Trasatti
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