Il lato buio di Istanbul nelle fotografie di Coşkun Aşar
La Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi inaugura il 2021 con un importante accordo firmato insieme al Comune di Senigallia, ovvero un protocollo d’intesa in cui Senigallia città della fotografia si impegna a cedere per i prossimi cinque anni alla fondazione ‒ in deposito temporaneo ‒ alcuni nuclei di opere fotografiche appartenenti alla civica raccolta. Il protagonista del 2021 è il fotografo turco Coşkun Aşar e la sua “buia” Istanbul.
A partire con il piede giusto in questo anno pieno di speranze è la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi che, dopo l’accordo siglato con il Comune di Senigallia, apre le porte di Palazzo Bisaccioni ospitando una selezione di scatti della serie fotografica Blackout – The dark side of Istanbul del fotografo turco Coşkun Aşar, classe 1974, parte dell’omonima pubblicazione che racconta il lato oscuro della città turca. L’artista, che è cresciuto e ha studiato a Istanbul, si è avvicinato alla fotografia nel 1995, proprio mentre aveva intrapreso gli studi di cinema, partecipando per tre anni consecutivi – a partire dal 2002 ‒ al seminario World Press Photo, tenutosi in Turchia. Esplorando e sperimentando i diversi medium e lo storytelling fotografico, ha maturato un suo particolare sguardo, lo stesso che cattura storie di emarginazione, povertà e problematiche legate alla sfera gender, direttamente nel suo quartiere. A oggi, il fotografo turco è esponente della nuova Street Photography internazionale ed è già allievo di Ara Güler, maestro indiscusso della fotografia del Mediterraneo. Ma quale Istanbul si svela attraverso i suoi scatti? Qual è il lato oscuro che vuole mettere in luce?
LA MOSTRA di COŞKUN AŞAR
Coşkun Aşar con le sue fotografie racconta tante storie, compresa la sua, che negli ultimi vent’anni ha seguito e osservato nei sobborghi di Beyoglu, un quartiere che possiamo definire storico, nel cuore di Istanbul. Questa zona, nonostante sia abitata da individui socialmente esclusi e isolati durante il giorno, si anima nella notte, diventando totalmente viva e dinamica. Con questo interessante focus, l’artista non intende porre l’attenzione solo sulle condizioni estreme in cui questa fetta di popolazione vive, ma vuole far aprire lo sguardo, proprio come un obiettivo di una camera, spaziando verso il cambiamento sociale in atto, parallelamente a quello fisico della città, nonché sui processi di trasformazione e gentrificazione della stessa.
La sua bravura è stata anche quella di diventare amico di bambini, membri di gang, prostitute e comunità transgender, così da poter entrare in quel tessuto vitale lasciato in disparte, facendolo rivivere sia con i suoi scatti che nell’omonima pubblicazione. “Coşkun ha vissuto in tutte queste vite e ha condiviso la vita con loro lì dentro. […]” (Bruno le Dantec, 2017).
‒ Valentina Muzi
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