Massimo Daghero e Mario Giammarinaro – Iconico
Bipersonale: Massimo Daghero e Mario Giammarinaro.
Comunicato stampa
MARIO GIAMMARINARO
Mario Giammarinaro è nato a Torino nel 1951. Vive e lavora a Moncalieri
(To).
Allievo di Filippo Scroppo ai corsi di nudo all’Accademia Albertina di
Torino e di Roberto Bertola alla Scuola di Arti Grafiche “Vigliardi
Paravia“. Per trent’anni ha svolto la professione di grafico.
Mario Giammarinaro guarda il mondo con occhi di poeta e ambientalista,
rappresentando nelle proprie opere la potenza e il degrado della natura
contemporanea.
Il colore è ottenuto mescolando oli e terre con solventi, colle da
legatoria e polimeri plastici.
Tale tecnica incorpora l’equilibrio tormentato e precario tra industria,
tecnologia e natura.
Nelle spiagge dell’Atlantico contaminate dal petrolio del ciclo “Marea
Nera“, segni densi e cupi attraversano la superficie della tela,
cicatrici che ricordano le ferite inflitte dall’uomo al paesaggio nella
sua folle corsa verso il dominio del mondo naturale.
Mentre invece nelle lande desertificate della serie “ Terre Fossili “,
il pigmento nero e pastoso rappresenta colate di lava vulcanica e nuvole
buie che solcano il cielo.
Magnifica e imponente, la natura si ribella.
Mario Giammarinaro tenta così di ripristinare l’armonia tra uomo e
natura e il legame indissolubile che esso ha con gli elementi primordiali.
Jenny Dogliani
MASSIMO DAGHERO
Massimo Daghero è nato a Torino nel 1953. Attualmente vive e lavora a
Bruino (TO).
Nel 1968 frequenta il Liceo Artistico ed Accademia Albertina delle Belle
Arti di Torino ed è allievo di artisti come Pietro Ruggeri, Pino
Mantovani e Giorgio Ramella.
La natura rimane sempre il suo tema di studio focalizzando però
l’interesse sull’albero.
Nell’albero si racchiude il ciclo naturale attraverso il passare delle
stagioni, l’albero, testimone dello scorrere del tempo, dorme nel sonno
invernale per poi risvegliarsi e vestirsi del suo fogliame che baciato
dal sole, dalla pioggia e spinto dal vento crea luce, movimento, colori
e suoni.
Dopo molteplici opere dedicate all’albero nella sua totalità,
attualmente il suo interesse si concentra sul tronco, la parte
dell’albero dove scorre la linfa vitale, la parte dell’albero che rimane
in vita sempre.
Interesse non per un tronco qualunque ma un tronco particolare, quello
della “Betulla”, un tronco dove il colore e la materia si fondono
rendendolo subito riconoscibile tra tutti.
Ed ecco che allora le paste materiche ed i colori prendono forma e luce
sulla tela creando volumi e contrasti cromatici, portando lo spettatore
a vivere un primo piano di quella natura sempre più lontana dalla
quotidianità.