Nymphè, la linea di gioielli ispirati all’archeologia
Parola a Nunzia Laura Saldalamacchia, l’archeologa che ha dato vita a una originale linea di gioielli per trasformare la cultura in qualcosa di indossabile.
La sua creatrice lo descrive come il primo marchio di gioielli ispirati all’archeologia, realizzati da un’archeologa e che parlano di storia. Nymphè è una nuova forma di cultura indossabile, attraverso delle opere non solo belle esteticamente ma anche cariche di valori e di significati. Abbiamo parlato con Nunzia Laura Saldalamacchia, l’ideatrice del progetto in cui archeologia e oreficeria vanno di pari passo.
Nel catalogo descrivi i tuoi gioielli come un esempio di cultura attiva, ci spieghi meglio cosa significa?
L’archeologo sa che un obiettivo fondamentale è condividere la conoscenza e lo fa attraverso le pubblicazioni oppure media diversi. Un gioiello Nymphè è una forma di comunicazione archeologica differente, tangibile, indossabile e seducente. Chi lo indossa lo fa con la consapevolezza dei suoi significati che comunicherà a sua volta ad altre persone, dando vita a una catena di cultura attiva. Una nozione archeologica sarà assorbita artisticamente generando un seme di curiosità, di orgoglio, di bellezza e di rispetto verso la professione degli archeologi.
Il tuo progetto coniuga arte, ricerca e artigianato. Quanto è stato complesso trovare il giusto equilibrio tra queste diverse componenti e come ci sei riuscita?
Nymphè, oltre a quello che è per gli altri ‒ un marchio di prodotti culturali ‒ è una proiezione della mia persona e il lavoro che ho inventato per me. L’unione di professionalità archeologica, nuove esperienze nel mondo dell’oreficeria, multiformità di interessi, doti artistiche e una mentalità aperta ad apprendere è il vero segreto dietro l’equilibrio che si riflette nei gioielli. Quando arriva un’idea, tutto si intreccia intuitivamente nella mente e diventa una nitida visione del gioiello che prenderà forma concretamente nella realtà.
A che tipo di acquirente si rivolgono le creazioni Nymphè?
La persona attratta da un gioiello Nymphè non è necessariamente qualcuno che ama la storia e l’archeologia. In questi primi anni di attività è emerso un target di acquirenti appassionato di verità e contenuti. Si tratta di persone stanche della vuota superficialità e del consumismo volgare della nostra contemporaneità, che si ribellano con il proprio esempio attraverso le scelte quotidiane: da ciò che mangiano a ciò che indossano e a come spendono il proprio denaro e il proprio tempo. Quindi preferiscono investire in un gioiello di qualità artigianale, dal design unico e dai significati che arricchiscono la persona più del gioiello in sé.
GIOIELLI, ARCHEOLOGIA E MUSEI
I tuoi gioielli sono esposti nelle boutique del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e dei Parchi Archeologici di Pompei ed Ercolano, quali sono i prossimi progetti e in quali altri siti ti piacerebbe esporre?
Primo fra tutti al Museo Archeologico di Napoli, il luogo incantato della mia infanzia e dove sono esposti tanti reperti che hanno ispirato il primo catalogo. Un ulteriore sviluppo del progetto prevede la vendita presso altri musei italiani ed esteri che già hanno una gioielleria. Tengo a sottolineare che non cerco solo bookshop che vogliano esporre i miei gioielli in vetrina, ma una collaborazione archeologica. Io sono un’archeologa che si interfaccia innanzitutto con un museo archeologico. Da questo rapporto nasce una linea ispirata ai reperti esposti nel museo. Questa connessione è immediatamente comprensibile grazie ai mini-poster affiancati ai gioielli, che rimandano ai reperti esposti nelle sale.
Per un’archeologa, la creazione dei gioielli deve essere proprio una bella avventura. Quali sono stati, a oggi, i momenti più significativi e le persone che ti porti nel cuore?
Ci sono tante immagini e tante persone che hanno segnato questa storia, ma qui voglio ricordarne due che non ci sono più. Mio nonno Gigino, che era un orologiaio e lavorava al suo banchetto di legno in una stanza con le pareti piene di orologi, un’orchestra di ticchettii e suoni festosi. Da bambina amavo sbirciare tra i suoi gomiti per capire cosa facesse con lime, pinze e quelle vitine minuscole degli ingranaggi. Anni dopo, lo stesso incanto era tra le mani del maestro orafo Paolo Costabile, che mi ospitava nel suo laboratorio per insegnarmi le basi dell’arte orafa. Quando mi pungevo un dito con il seghetto diceva “È cos’e nient, Laure’, è trasut [entrata, N.d.R.] l’art”.
Tra le moltissime tue creazioni, quali sono le tue preferite e perché?
La fibula in ambra rappresenta non solo l’inizio e il simbolo di Nymphè, ma anche l’oggetto di una mia ricerca decennale tra laurea e dottorato. Decisi di realizzare riproduzioni di questa spilla preziosa rivestita di ambra usata soprattutto nell’VIII secolo a.C. per investigare con le mie mani le tecniche di lavorazione e per mostrare come apparisse in passato. Nello stesso tempo ho creato per me un oggetto che sintetizzava fatiche ed emozioni della mia lunga ricerca. Oggi ricevo sempre più spesso commissioni di nuovi gioielli e a questi sono altrettanto affezionata perché, come lo è stata per me la fibula d’ambra, do l’opportunità a tanti archeologi di avere il loro simbolo, la loro passione-fatica-ossessione trasformata in un gioiello.
LA STORIA DI NYMPHÈ
Quando hai capito che Nymphè poteva funzionare? È stata dura crederci all’inizio? Hai avuto degli incoraggiamenti particolari?
All’inizio, l’incoraggiamento altrui non può essere imprescindibile, specialmente se si vuole intraprendere una strada mai battuta che non può essere compresa se non si è ancora materializzata. L’unica vera forza propulsiva costante è l’incrollabile fiducia nella bontà delle proprie idee. Questa stessa forza mi ha permesso di dare loro una forma e trascinare man mano gli altri. Quando poi, in ogni occasione, mostravo le mie fibule, il grande apprezzamento di tante persone ha certamente alimentato la mia convinzione. Ma un altro aspetto fondamentale è la serendipità di certi incontri e avvenimenti che mi confermavano di continuare su questa strada. Oggi gli incoraggiamenti più importanti sono i generosi messaggi di chi acquista o mi segue sui social, sono una vera linfa vitale.
Come ti vedi nel futuro? Qual è il lavoro che sogni per te?
Il lavoro dei sogni è già adesso, ma nel futuro desidero che abbia una portata maggiore per fare e dare di più. Tra i primi obiettivi vi è l’inclusione di professionisti di vari settori con cui creare una rete di collaborazioni con musei, università e aziende di moda. Un altro è avere una sede stabile come ufficio di prototipia che possa ospitare seminari, convegni e lezioni di archeologia sperimentale per poi pubblicarne gli esiti in una nuova rivista. Le implementazioni tecnologiche applicate ai gioielli sono, infatti, un altro aspetto per rendere la produzione più all’avanguardia. Tutto può svilupparsi attraverso due binari paralleli: i gioielli come espressione di ricerche archeologiche universitarie e i gioielli come espressione dei musei e dei loro tesori. Insomma, tutto questo non è un sogno ma solo una visione che ha i suoi tempi per darsi una forma, esattamente come i gioielli!
‒ Arianna Piccolo
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