Torino capitale
150 anni d’Italia unita. A Torino, grandi celebrazioni e dispiego di creatività, arti e tecnologie alle OGR, un viaggio interattivo e fortemente hi-tech per capire meglio il passato ma soprattutto per acquisire consapevolezza del nostro futuro. Tre grandi mostre da “vivere” fino al 20 novembre. A Venaria, invece, le grandi capitali preunitarie si manifestano in tutte le possibili declinazioni di fascino e bellezza...
I 10mila mq delle OGR – Officine Grandi Riparazioni, edificio emblema dell’architettura industriale storicamente utilizzato per la riparazione dei treni, sono stati trasformati in una cattedrale buia e maestosa, percorsa da schermi curvilinei e trasparenti, colmi di date ed eventi dall’Unità nazionale a oggi. Ogni scia luminosa si snoda attraverso passerelle che diventano sentieri di analisi della memoria, in cui l’osservatore viene sospinto a scoprire i contenuti di 13 penisole disseminate nell’ampio contesto, immerse nella penombra, come nuvole di luce trasformate in parole e immagini. Questa è la prima delle tre mostre organizzate alle OGR, Fare gli italiani. 150 anni di storia nazionale.
Ovunque fantasmi di uomini, donne e bambini che raccontano una patria fatta di differenze, ma soprattutto costruita con la tenacia di chi ha capito che è nei valori comuni che si costruisce la capacità di affrontare gli inevitabili quanto auspicabili cambiamenti.
Scenari di guerra e ricostruzione, macerie e carri armati che brillano inquadrando sullo sfondo lo sfuggente allineamento delle aperture ad arco oscurate, ma di cui sopravvive la luce nel profilo; antichi banchi di scuola confermano la speranza di un futuro dettato dalla saggezza, schermi con mistiche e surreali processioni evidenziano il ruolo dominante della chiesa, altri quello ingombrante dell’economia che penetra in tutti i risvolti della società.
Le navate scandite da modulari pilastri in ghisa sapientemente accostati da travi reticolari metalliche premiano un allestimento che non risente degli spazi vuoti.
La seconda opportunità di riflessione, Stazione Futuro. Qui si rifà l’Italia, è da considerare nella sua complessità di analisi come uno dei più grandi sforzi compiuti per rendere chiaramente il quadro di quello che sarà il nostro Paese nel prossimo futuro. Un futuro dominato dalla rete, dalla banda larga e dalla possibilità di condividere le conoscenze e i patrimoni globali. Il consiglio è quello fermarsi nella piazza dei cubi allestiti secondo la serie di Fibonacci e ascoltare le meraviglie che i nostri connazionali hanno già in mente di realizzare. I settori sono i più svariati, dall’alimentazione, dove si pensa di risolvere qualche problema inserendo nella nostra dieta gli insetti, all’industria tessile, dove i tessuti potranno indicare il nostro stato d’animo e condizioni di salute, alla medicina, con incredibili scoperte, seguite da quelle che miglioreranno la tutela ambientale e monumentale del nostro patrimonio.
Sono tutti progetti concreti e stupefacenti che ci vengono raccontati da ologrammi e sofisticate tecnologie per entrare in virtuali laboratori dove tutto è possibile: catturare l’anidride carbonica e restituirla alla Terra, come vestirsi di fibre di latte.
L’Italia è veramente più straordinaria di quanto venga mai rappresentata quotidianamente, ma il meglio è nella fatica dei singoli, nel lavoro, nella ricerca. Per questo verrà istituito un premio promosso da Telecom Italia per scovare i 1.500 migliori talenti nelle università, i più avanzati e visionari.
E poi anche tanto spazio per l’artigianato, di indiscutibile livello nel passato, altamente digitalizzato prossimamente con Il futuro nelle mani. Artieri domani.
Un allestimento alquanto stucchevole accoglie invece i visitatori a Venaria, dove sicuramente il grande pubblico non mancherà di essere presente. Mura monocrome troppo simili a macerie disseminate tra sentieri di erba finta e foglie secche alternati a specchi sul pavimento accolgono capolavori che celebrano la peculiarità delle capitali italiane preunitarie. Sicuramente un allestimento non necessario a esaltare i pregevoli contenuti delle Scuderie Juvarriane, un riferimento al paesaggio delle nostre città che comunque molto meglio viene raccontato nei dipinti esposti.
Il sottosegretario Giovanardi durante la visita in mostra afferma la sua soddisfazione per la quantità di opere eccellenti riunite e per tutta la bellezza che Torino è riuscita a catalizzare: delle 360 opere presenti in mostra, una trentina sono di incomparabile valore. I pezzi di maggior pregio sono il busto di Francesco I D’Este del Bernini e il dipinto di Velázquez, e la Schiava turca del Parmigianino. Non mancano altre presenze da antologia quali: il Bacio di Hayez, Venere e Marte del Canova e, ancora, opere di Raffaello, Giotto, Rubens, Antonello da Messina, Guido Reni, Canaletto, Veronese e Tiepolo.
Il curatore Antonio Paolucci evidenzia quali grandi risorse avesse ogni città per autorappresentarsi e con quali energie e caratteristiche dissimili siano giunte all’Unità nazionale. Ma non basta una raccolta di capolavori per fare una grande mostra.
Barbara Reale
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