Ferrara omaggia le donne per l’8 marzo con la discussa opera di Gaetano Pesce. Intervista a Sgarbi
Abbiamo intervistato il critico d’arte mentre in cantiere era ancora in corso presso il quartiere fieristico di Ferrara, che ha deciso di omaggiare le donne con la dibattuta “poltrona” di Gaetano Pesce, la “Maestà Sofferente”.
La scelta della data di inaugurazione, l’8 marzo, non è casuale. Trattasi di una installazione di quattro tonnellate di peso, alta otto metri, larga dieci e lunga dodici, ispirata alle forme della veneri paleolitiche. Una “poltrona” rosa carne trafitta da 400 frecce con il poggiapiedi a forma di sfera trattenuto da una catena. Il tutto circondato da sei teste di animali predatori (cobra, tigre, iena, coccodrillo, leone e lupo): opera di Gaetano Pesce che l’ha ideata come allegoria del pregiudizio maschile nei confronti della donna. La sua installazione, nell’area verde interna della sede Fiere e Congressi di Ferrara voluta da Vittorio Sgarbi è stata resa possibile dalla supervisione di Contemplazioni, che ha diretto le operazioni di trasporto e messa in opera: 14 tir, 2 autotreni per trasporti speciali, 1 gru per scarico e montaggio piattaforma, quattro operai di una ditta specializzata in cantieristica navale al lavoro per quattro giorni).
LA MAESTÀ SOFFERENTE DI PESCE
La Maestà sofferente in realtà era già apparsa nel 2019 in Piazza Duomo a Milano. Ricorreva in quell’aprile il cinquantesimo anniversario di un oggetto icona del design italiano: la Up 5&6 prodotta da B&B Italia. Lì era rimasta per tutta la durata delle giornate del Salone del Mobile non solo in quanto oggetto entrato nell’immaginario collettivo, ma come metafora della condizione femminile prigioniera di un mondo governato da uomini, costretta a vivere certo ricoprendo ruoli di rilievo in nessuno degli aspetti della vita (politici, economici, sociali ecc). Il lavoro di Pesce era però stato attaccato con spruzzi di vernice rossa dal collettivo Non Una di Meno secondo il quale l’installazione incarnava l’idea della donna come mobile. Luciana Littizzetto protagonista con Fabio Fazio della trasmissione RAI Che tempo che fa aveva ribadito a questo proposito, tra il serio e il faceto, che gli uomini non hanno il diritto di parlare dei problemi delle donne. Con Sgarbi ancora in cantiere abbiano scambiato qualche battuta a proposito.
Per l’8 marzo un uomo fa installare un’enorme poltrona con forme muliebri pensata da un altro uomo. Ha senso?
Ferrara onora così la donna e la sua forza. Ed è la forza del suo generoso corpo di madre, con il monito a respingere ogni violenza che ne mortifica i diritti e l’intelligenza.
Ma non si tratta di una provocazione, per di più dopo gli accadimenti di Milano nel 2019?
Assolutamente no. È giusto invece che l’uomo dimostri la propria capacità di comprensione in merito alla violenza che il genere maschile ha esercitato per secoli sulla donna. Dal punto di vista dialettico l’idea che una scultura che fa riferimento alla questione femminile debba e possa essere solo opera di una donna è una posizione passatista.
Insisto, è la festa della donna…
L’obbiettivo di questa festa dovrebbe essere quello di rendere gli uomini consapevoli degli errori commessi. L’opera di Pesce traduce in forma d’arte il pregiudizio degli uomini nei confronti delle donne che vivono in una condizione di sofferenza, incarna la crudeltà dell’uomo e gli abusi che le donne subiscono quotidianamente.
–Aldo Premoli
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