Come trattenere l’energia che ci attraversa Paesaggi
Il progetto espositivo Come trattenere l’energia che ci attraversa riunisce rappresentazioni che inducono i nostri sensi e la mente a ri-pensare, ri-misurare la nostra connessione con la natura.
Comunicato stampa
Negli ultimi tempi abbiamo imparato a guardare alla natura come ad una forza che ci attraversa, invade le nostre vite e può decidere della nostra morte. Lo sguardo del sentire comune è minacciato, perché una parte della scienza e dell’arte, in continuità con l’estetica classica, ci ha raccontato che possiamo misurare e controllare gran parte dei fenomeni del nostro ecosistema. Ma così non accade, non accade sempre. Alla razionalità del vedere il mondo dalla cornice, si associa la scoperta delle radici, della materia, della chimica a cui apparteniamo, inesorabilmente: ciò che ci attraversa ci può trafiggere.
Così, l’affaccio umano al paesaggio si nutre di composizioni e sguardi stranianti, in cui gli elementi primari, luce e acqua, si trasformano in fenomenologie fatte di ombre e concrezioni, paradossi della materia, rappresentazioni metamorfiche di suoni e immagini. La natura si percepisce con veli di inquietudine e tensione, sgomento e malinconia. E tutto accade nel sentire inaspettato ciò che il pensiero solitamente dimentica e coglie come estraneo, soprattutto quando è autisticamente impegnato nella costruzione sociale, nella crescita del sapere tecnologico, nella preoccupazione dello sviluppo economico.
Il progetto espositivo Come trattenere l'energia che ci attraversa riunisce rappresentazioni che inducono i nostri sensi e la mente a ri-pensare, ri-misurare la nostra connessione con la natura. Immaginato per capitoli, con opere che si aggiungono e modificano l’allestimento nel corso del tempo, racconta della fragilità e precarietà di questo legame. Visioni senza corpi umani, ma che rimandano al fantasma della nostra mente, che si sente organismo, ma di questa origine fatica a darsi una misura. I tentativi proposti manifestano una intima inquietudine, uno spiazzamento e una lateralità lirica.
La mostra si sviluppa e si articola con il movimento delle opere, una crescita che produce collegamenti, differenze e legami. Lo spazio espositivo diviene un terreno instabile e aperto, ricco di varianti e significati, fino ad un completamento, ad un possibile accordo finale.
L’iniziativa non prevede inaugurazioni, ma un allestimento lento e diluito, la possibilità di assistere a questo processo dal vivo, in presenza, se possibile, oppure on line, grazie ai materiali prodotti dal display delle opere. Ogni paesaggio una relazione, un incontro, una riflessione nel luogo che accoglie il lavoro.
Dieci interventi di artisti emergenti e affermati, molti appartenenti ad una storia anche recente dell’Istituzione Fondazione Bevilacqua La Masa, con i linguaggi che vanno dalla scultura alla pittura, dalla fotografia all’installazione audio e al video.
Primo paesaggio
Le prime due opere presentate nel progetto Come trattenere l'energia che ci attraversa sono di Fabio Roncato e Silvia Mariotti (si ringrazia la Galleria AplusA per il prestito dell’opera). A seguire Silvano Tessarollo e Francesco Jodice (si ringrazia la Galleria Michela Rizzo per il prestito delle opere).
Fabio Roncato
The star’s engine
Il motore delle stelle
Video full HD, 7’57’’, loop, 2019
Lo sguardo di un drone cattura il moto oscillatorio del mare e il rompersi delle onde sulle sabbie vulcaniche di Maratea. Le estremità di questo video vengono fatte coincidere trasformando la linea della battigia in una composizione circolare e pulsante. Le spiagge nere e la maestosità del mare ora riplasmano la nostra percezione, i loro spazi e i loro movimenti diventano il teatro di un eterna eclissi solare.
Fabio Roncato (1982) vive e lavora a Milano. Dopo aver conseguito il diploma in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano ha perfezionato il suo percorso di formazione frequentando diverse residenze in Italia e all’estero tra cui: l’Atelier Bevilacqua la Masa (Venezia), VIR-Via Farini in Residence (Milano) e Jan Van Eyck Academie (Maastricht). Nell’adoperare diversi materiali come l’alluminio, la cera e la carta, le sculture e installazioni di Roncato condensano –in parole del critico e filosofo Davide del Sasso– i temi centrali della sua indagine incentrata nella “relazione tra percezione e conoscenza, l’interesse per il primato della materia e la possibilità dell’immaginazione”. Fra le sue mostre recenti figurano le personali “Il motore delle stelle” presso The open box, “Ultramar” presso lo spazio MARS a cura di Davide Dal Sasso e “Il pianeta dove evaporano le rocce” nella Torre delle Grazie presso i Musei Civici di Bassano Del Grappa a cura di Chara Casarin e Eleonora Castagna.
Silvia Mariotti
Aria buia
2015 – 2020
stampa inkjet carta cotone su dibond
La serie Aria Buia è iniziata nel 2015 con un progetto sulle foibe: caverne verticali, abissi, grandi inghiottitoi dell’Istria e del Carso. Opere che l’artista ha sviluppato direttamente sul territorio andando alla ricerca di grotte abbandonate da decenni e note solo alle popolazioni locali. L’immagine delle foibe suscita un’inevitabile riflessione sul tema del tempo. Questi pozzi verticali, infatti, sono il risultato di forze geologiche millenarie, ma anche testimoni di un tragico passato fin troppo recente. Queste faglie, queste “fratture”, rappresentano delle ferite inguaribili, nel territorio carsico così come nella nostra memoria.
Silvia Mariotti nasce nel 1980, vive e lavora a Milano. Si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Urbino. Nel 2013 vince il primo premio, per la sezione fotografia, del Premio Celeste. Nel 2016 arriva finalista alla IX edizione del Talent prize di Roma, nel 2019 in occasione di Art Verona, vince il premio Level 0 con la Gnam di Roma. Espone in diverse gallerie e spazi pubblici in Italia e all’estero, tra cui il Museo d’arte Contemporanea di Lissone, Villa Manin di Passariano, la galleria civica di Pirano (SLO), l’Edificio Lutetia – FAAP di San Paolo (BR) e il Palazzo Ducale di Urbino.