Pietro Catarinella – Imagomorphosis
Pietro Catarinella rimette in funzione qualcosa che proviene dall’arte dei detriti.
Comunicato stampa
IMAGOMORPHOSIS
Pietro Catarinella
Project Room
23 marzo - 10 maggio 2021
Prometeo Gallery Ida Pisani - Via Ventura 6, 20134 Milano
Pietro Catarinella rimette in funzione qualcosa che proviene dall'arte dei detriti. Riprende questioni che sono state indagate da Kurt Schwitters fino a Robert Rauschenberg e oltre, riconsiderando assemblaggi attraverso materiali di recupero, presenze ricercate nello scarto della quotidianità. Il progetto prevede la riattivazione di “oggettimmagini”, apparentemente destinati a un’inevitabile fine, entro un attuale Merzbau in divenire continuo, dove il flusso imagomorfo si rapporta con lo sguardo dei fruitori e lo spazio, da riconsiderare ogni volta che un elemento viene aggiunto nell'allestimento e nel riallestimento.
All'inizio interessano più le dimensioni dell'opera, il rapporto con lo spazio, in quale situazione si troverà, dove si andrà a collocare. Tutto il resto è apertura al possibile nella forma caotica. Si tratta allora di mettere in moto possibilità dinamiche. In questa azione entrano altri fattori ineliminabili, a volte anche cercati prima di ogni altra cosa, quali il caso, l'indeterminato, il rinvio, e altro ancora che viene lasciato all'immaginazione o perspicacia degli spettatori. Il coacervo che si viene a formare nella sovrapposizione di numerose immagini e parole fa in modo che non sia data troppa importanza al singolo soggetto, o tema o significato.
Catarinella entra nel flusso delle immagini che quotidianamente scorrono, si lascia attraversare. Fruisce lo scorrimento e le innumerevoli derive che si possono innescare. Nel continuo scrolling trae qualcosa dalla velocità, soprattutto la sovrapposizione di elementi visivi che inevitabilmente si mescolano tra loro. Il gesto è parte del flusso: sceglie, accosta, scarta, ricollega, agisce, temporeggia, sposta. Vista la velocità con cui ci misuriamo ogni giorno, l'artista guarda il plasmarsi degli agglomerati, e soprattutto si misura con la presenza enigmatica che si cela nell’intreccio delle immagini.
La scelta di spostare il caos delle immagini della nostra contemporaneità e il flusso non più fantastico del mostruoso, su superfici ferme e trasparenti collegati in serie – come fossero strati di un oltre in sospensione tra spazi e tempi – crea un cortocircuito che sembra contraddire ogni assunto legato alla costruzione concettuale dell'opera. E in questo sta il senso dell'ambiguità, dell'ironia di fondo, della contraddizione in termini, dello scherzo.
Mauro Zanchi