A Reggio Emilia tra le stanze di Carlo Mollino

Anche se attualmente chiusa per effetto delle restrizioni legate alla pandemia, la Collezione Maramotti di Reggio Emilia ospita una mostra dedicata al poliedrico Carlo Mollino. Tra pittura e fotografia.

A essere esposte a Reggio Emilia sono le opere pittoriche di Enoc Perez, le fotografie di Brigitte Schindler e dello stesso Carlo Mollino (Torino, 1905-1973), realizzate all’interno dell’abitazione di Torino in via Napione, attuale sede del Museo Casa Mollino. La mostra sembra ispirarsi ai versi di Proust: sono infatti gli oggetti raffigurati, con il loro potere narrativo, a svelare l’architetto, designer e fotografo torinese, e la misteriosa dimora che concepì come una tomba egizia. Una perfetta armonia platonica permea gli spazi, abbracciando ogni dettaglio, luce e ombra comprese. Queste ultime caratterizzano le opere di Perez e Schindler, che, utilizzando tecniche differenti, ricreano il perfetto negativo-positivo d’immagine.

DALLA FOTOGRAFIA ALLA PITTURA E RITORNO

Perez imprime su tela l’essenza solarizzata di Casa Mollino. Nel dettaglio di un quadro, l’opera Tears (1930-32) di Man Ray, omaggia colui che ha fatto di questa tecnica la sua inconfondibile cifra stilistica. L’elemento simbolico dell’occhio, inoltre, invita a ricercare con lo sguardo ulteriori indizi. I quadri ottenuti a partire da foto scattate nel 2019 si inseriscono nel filone di architetture d’interni, di cui la Collezione Maramotti possiede il dittico Casa Malaparte del 2008. Le fotografie di Schindler, stampate su carta di cotone, hanno un’inedita tattilità, tipica dell’opera pittorica. Risultato di tre anni di lavorazione, propongono una stratificata lettura d’immagine, in cui simbolismo, composizione, prospettiva e luce ricreano un’atmosfera rarefatta. L’osservatore è guidato all’interno di un mondo in cui l’immaginario e il reale sembrano allinearsi sullo stesso piano e catturare l’anima stessa di Mollino. Nei giochi di specchi, tra i pattern dei muri, dietro l’angolo di una parete adornata da quello che Fulvio Ferrari, direttore del museo, chiama “esercito di farfalle”, tutto ci parla di Mollino.

Mollino/Insides. Exhibition view at Collezione Maramotti, Reggio Emilia 2020. Photo Roberto Marossi

Mollino/Insides. Exhibition view at Collezione Maramotti, Reggio Emilia 2020. Photo Roberto Marossi

EROS E FEMMINILITÀ

La riflessione filosofica trova la sua completezza armonica nell’elemento femminile, evocato dal design dei complementi, dalle polaroid di Mollino e infine catturato dall’occhio di Schindler. Analogamente all’artista torinese, Brigitte ha realizzato degli scatti che incarnano l’espressione concettuale del “fare foto”, opposta allo “scattare”. Fotografie di donne a cui si affiancano oggetti di uso quotidiano che, come nei collage di Schwitters, vengono nobilitati. Immagini sensuali che fanno dell’eros un raffinato gioco di linee, proporzioni ed eleganza. Trasversale nell’opera dei due artisti, l’elemento femminile completa, come nel Tao orientale, l’equilibrio cosmico. Casa Mollino è un microcosmo allinterno del macrocosmo, questa la sintesi degli stratificati “insides” di una dimora che metaforicamente compone e svela l’identità nascosta di uno dei più interessanti personaggi dell’ultimo secolo.

MOLLINO E IL MISTICISMO. PAROLA ALLA DIRETTRICE SARA PICCININI

Questa mostra nasce dall’ingresso di un’opera di Perez nella collezione permanente in cui per la prima volta è raffigurato un interno. L’artista ha sempre dipinto edifici, vivendoli come ritratti delle persone che li avevano concepiti o come visioni utopistiche del progresso, nel caso di architetture moderniste. Negli Anni Novanta decide di dedicarsi agli interni: ambienti densi di significati. Pertanto, dato che Casa Mollino è stato il primo di questa serie, abbiamo pensato a una mostra che mettesse in dialogo i due artisti. La dimora presenta una serie di significati complessi, ancora allo studio, evinti da egittologi, psicologi, antropologi. Sono letture ipotetiche, tuttavia plausibili, poiché Mollino, che l’ha disegnata, costruita e abitata, non ha lasciato documenti scritti. Questa Wunderkammer può continuare a svelare segreti e corrispondenze per sempre, Mollino aveva una conoscenza sconfinata ed era molto interessato alla cultura classica ed egizia. Mentre lavoravamo a questo progetto insieme a Fulvio Ferrari, direttore del museo, abbiamo intercettato il lavoro di Brigitte Schindler, che è molto intenso e coglie le particolari vibrazioni della casa, quelle connessioni tra gli oggetti, le luci, gli specchi relativamente riflettenti. La qualità degli scatti è quasi pittorica. Questo dettaglio, opposto al procedimento di Enoc, che parte da fotografie per fare pittura, ci è piaciuto molto.
Non conosciamo il fine di Mollino per questa casa. Per il direttore Ferrari, che la studia da oltre vent’anni, si tratta di un luogo costruito in preparazione della vita ultraterrena, non una dimora in cui soggiornare. Contiene simboli di morte e rinascita. Non ultimo, la natura con i suoi elementi è molto presente. Entrando si sente l’acqua del fiume, che scorre accanto, si vedono le farfalle, la carta animalier e le conchiglie. Chiamava le sue modelle larve luminescenti nella notte. Pertanto si crede vi sia una corrispondenza tra queste polaroid di donne, in cui glorifica la bellezza anche con ritocchi, e le farfalle, tratte dalle pagine di un libro Hachette, incorniciate nella boiserie della stanza, dove è posizionato il letto ad arca. Curava nei minimi dettagli i set, mandava a prendere abiti da Parigi. Non ha mai firmato nessuno di questi lavori, oltre a non averli mai mostrati. Probabilmente lui non li riteneva un’operazione artistica, bensì uno studio sulla bellezza.

Carlo Mollino © Maurizio Ceccato per Artribune Magazine Grandi Mostre

Carlo Mollino © Maurizio Ceccato per Artribune Magazine Grandi Mostre

BRIGITTE SCHINDLER: FOTOGRAFARE MOLLINO

Non ho mai lavorato in una casa da sola, durante la notte e senza luce, perfino a Capodanno. Sentivo di avere un appuntamento con la mia macchina fotografica, per esplorare uno spazio che non si vede, che impone di dimenticare la logica; dove c’è una console, scopri nuovi significati al di là dell’oggetto apparente. La prospettiva gioca con il cervello e suggerisce nuove letture spostando il piano dei significati, rendendo le stanze talvolta irriconoscibili. Questo era il mio punto di vista, non quello di un architetto, bensì la creazione di un mondo diverso, che esplora il mistero, dietro a ciò che a prima vista è una semplice abitazione.
Gli specchi recano le tracce del tempo, affiorano le pennellate d’argento, particolarità che non avevo mai visto. All’interno di questa casa, immersa nella città, vi è pace e armonia. Mi ispiro ai maestri fotografi della luce. Degli scatti di Mollino mi intriga il gioco per gli occhi, una schiena di donna, ad esempio, affiancata alle linee curve di una sedia. Nei miei scatti, pezzi unici su carta di cotone, ho voluto creare o aggiungere qualcosa con la mia percezione di donna, senza copiare. Ancora oggi vi sono angoli che devo esplorare. Casa Mollino per me è stata questo, la generosità di poter avere tutto il tempo per realizzare un progetto, che è piaciuto. Le foto sono scatti unici, atipici per il mezzo, stampati su carta.

Elena Arzani

Articolo pubblicato su Grandi Mostre #23

Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Elena Arzani

Elena Arzani

Elena Arzani, art director e fotografa, Masters of Arts, Central St. Martin’s di Londra. Ventennale esperienza professionale nei settori della moda, pubblicità ed editoria dell’arte contemporanea e musica. Vive a Milano e Londra.

Scopri di più