A Lodi una mostra ansiogena sulla natura
Quattordici artisti rispondono alle urgenze ambientali sempre più pressanti. Succede nella mostra allestita alla galleria 21 Arte Contemporanea a Lodi.
È Pierpalo Curti che, dalla sua galleria a Lodi, lancia il sasso. “Questo luogo è il mio studio. È molto grande e ho pensato che potesse fungere anche da spazio espositivo, per altri artisti. In ‘Natura risponde’ difatti non ci sono miei lavori. Qui arrivano curatori che portano altri artisti. Nessuno è pagato e difatti non vendiamo niente. Come faccio? Lo faccio se posso e finché posso. Se poi leggo che Tonelli da Artribune chiede ‘Che fine hanno fatto gli artisti?’, ecco questa è la mia risposta”.
Di iniziative come queste in giro per il Paese ce ne sono state in questo drammatici mesi. Quanto contano e che cosa ne rimarrà? Questa è un’altra questione.
RISPONDERE ALLE URGENZE DEL PIANETA
Intanto questa mostra è stata messa in piedi a Lodi, cittadina tra le più colpite durante la prima pandemia, ed è un’esposizione magari piccola ma davvero comme il faut. Innanzitutto per il tema trattato. Dopo il Covid-19 il disastro ambientale in corso è certamente tra le urgenze più sentite dai cittadini di ogni parte del pianeta. A qualcuno tipo Jonathan Franzen bastano 40 paginette per dirci che ci sono poche speranze di scamparla. Qualcun altro tipo Bill Gates ne stende 400 per informarci che si tratta di una sfida ancora possibile da vincere, mentre multi milionari come Jeff Bezos (Amazon) ed Elon Musk (Tesla), impressionati da spaventosi incendi e uragani scatenatisi sul suolo americano, si danno un gran da fare a proporre ricette per rimediare alla catastrofe prossima ventura.
LA MOSTRA AL 21 ARTE CONTEMPORANEA
Intorno alle questioni sollevate dal problema ambientale quattordici artisti hanno disposto i loro lavori. Nessuna denuncia diretta eppure gli stimoli sono molti. A partire dal video del 1972 in cui Cioni Carpi (scomparso nel 2011), armato di vanga, si dispone al centro di un prato per scavare, scendere un poco nel suolo e lì fermarsi a meditare. C’è un libro che Camilleri (non il solito Montalbano) ha scritto nel 2008 che non può non tornare alla mente. Il casellante è una fantasticheria vegetale dove la protagonista femminile decide di trasformarsi in albero pur di “fruttificare”.
Poco distante dallo schermo che riproduce il video di Cioni Carpi si trova, in formato gigante, la riproduzione di una fotografia scattata da Massimo Vitali ai Jardin du Luxembourg, luogo scelto per le celebrazioni dell’anno 2000 dalle autorità francesi per un pic nic di massa con tanto di tovaglie a scacchi bianche e rosse su cui pranzare. Era il 14 luglio e piovve tutto il giorno. Un disastro al quale si sottrassero solo pochi minuti di sole: lo scatto rappresenta un assembramento umano ansiogeno, al limite del penoso, su una striscia di verde nel centro cittadino. Harald Szeemann lo scelse per la sua Biennale del 2021.
GLI ARTISTI IN MOSTRA A LODI
Di rilievo anche l’installazione di Davide Tagliabue. L’opera simula il restauro integrativo di un ramo di mandorlo, varietà “perseguitata” nel Salento a causa dello sfruttamento industriale monocolturale di ulivi, lo stesso che ha generato il recente diffondersi dell’epidemia di Xyella che sarebbe stata impedita proprio dall’equilibrio naturale tra mandorlo e ulivo. A qualcosa del genere fa riferimento anche il lavoro di Jacopo Valentini, che commenta con queste parole di Ettore Sottsass: “Il pioppeto è natura e artificio al tempo stesso, è una foresta controllata e una piantagione creata dall’uomo, che crea uno spazio temporaneo, dal momento che poi a fine ciclo viene tagliata e “ricostruita” e quindi crea un’architettura temporanea che crea una gabbia temporanea, a metà tra natura e artificio”. Valentini affianca a questo proposito tre fotografie a colori di un bosco di pioppi come ce ne son tanti in pianura: ordinato, a suo modo attraente, ma livido come un cimitero. Livida è pure la serie fotografica di Alberto Messina, costituita da dieci scatti in bianco e nero dello stesso tipo di foglia caduta da un albero che si spoglia a causa del gelo. Ancora più esplicito il lavoro di Nicola Toffolini, che riflette, attraverso i suoi disegni in bianco e nero, sull’incapacità dell’uomo a essere preparato di fronte a eventi insoliti, che si tratti della frattura della superficie terrestre causata dalla caduta di un asteroide o del terribile inquinamento a cui stiamo sottoponendo gli oceani.
‒ Aldo Premoli
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