Archeologia della materia. Caterina Morigi in mostra a Reggio Emilia
A Reggio Emilia le vetrine di NEUTRO accolgono il progetto dell’artista ravennate Caterina Morigi, che trasforma la galleria commerciale in un nuovo campo estetico, museale e urbano.
Trovare una via all’inatteso e dunque al presente è uno degli aspetti che caratterizzano il percorso intrapreso da Caterina Morigi (Ravenna, 1991). L’artista, in piena fase di maturazione, coniuga la sua ricerca filologica in un’attitudine dove il passato e il presente sono contemporanei, dialogano nel segno della materia, delle tecniche artigianali e nel rinnovamento della tradizione storica e artistica.
LA MOSTRA A REGGIO EMILIA
Le teche di NEUTRO contengono puri frammenti di pietra, accanto ai quali sono disposti in pose speculari le rispettive 53 copie in porcellana, dalle quali si percepisce come la qualità della rappresentazione acquisisce un valore reale. Dopo un intenso periodo di studio trascorso a Napoli, queste nobili sculture sono state modellate dall’artista, insieme ai maestri e agli artigiani dell’Istituto Caselli-Real Fabbrica di Porcellana di Capodimonte.
Il set dell’intera operazione si svolge sotto il portico commerciale, che muta profondamente la dimensione spaziale di quel luogo di transito poiché, in questo modo, si esalta, nel processo visivo ed espressivo voluto dall’artista, quel metodo di restituzione e decelerazione pedagogica teorizzato da Arend Reed nel saggio Slow Art: The Experience of Looking, Sacred Images to James Turrell.
L’ARCHEOLOGIA SECONDO CATERINA MORIGI
In questo caso l’attenzione al dato archeologico pensato dalla Morigi favorisce una modalità di lettura dell’opera che si configura, come proposto dall’autore del testo, in un nuovo campo estetico, che per il fruitore diviene quasi un momento di raccoglimento e concentrazione lontano dai ritmi frenetici dell’urbanizzazione e della crisi che stiamo vivendo. Siamo di fronte a sei vetrine sempre aperte per osservare e ragionare sull’importanza del nostro presente e sul valore della cultura, vissuta duramente e in considerazione dei divieti nazionali, che costringono un intero comparto a chiusure insensate con continui sacrifici e incarichi senza tutele alcune.
Osservando il progetto site specific non si può eludere la lezione di Giorgio Agamben che in Che cos’ è il contemporaneo? scrive: “Si può dire che la via d’accesso al presente ha necessariamente la forma di un’archeologia”. Con un personale fare multidisciplinare Caterina Morigi pone in essere una riflessione materica e concettuale, che interpreta egregiamente proprio quell’idea che l’archeologia non è un ritorno al passato, ma è la ricerca nel passato di una possibilità per il presente, perseguendo un evento tutt’ora in corso.
‒ Giuseppe Amedeo Arnesano
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