Riders Not Heroes. Il lockdown raccontato da un artista-rider
Lupo Borgonovo è un artista ma anche un rider. Durante il primo lockdown ha girato Milano con una telecamera fissata alla bicicletta. Il documentario che ne risulta è una testimonianza storica che spinge alla riflessione su un mondo controverso come quello del food delivery
Riders not Heroes è un documentario nato dalla collaborazione tra 2050+, studio interdisciplinare fondato da Ippolito Pestellini Laparelli (collaboratore storico di Rem Koolhaas) insieme a Mattia Inselvini, Erica Petrillo e Massimo Tenan, e -orama, agenzia creativa guidata da Davide Rapp, Andrea Dal Martello e Giorgio De Marco.
Per realizzare il video, queste due realtà milanesi si sono alleate con un artista, Lupo Borgonovo, con l’obiettivo di raccontare la realtà del lockdown da Covid-19 da un punto di vista inedito. Borgonovo, infatti, oltre a essere una personalità artistica riconosciuta, è anche un rider, ossia consegna cibo a domicilio per conto di una grande piattaforma di delivery.
IL RIDER CON LA MACCHINA DA PRESA
Come un novello Dziga Vertov, l’artista ha montato una videocamera go-pro sulla bicicletta, permettendoci di seguirlo nei suoi giri attraverso la città deserta. “Avere una telecamera addosso ti porta a vedere con gli occhi in maniera diversa, perché hai un’attenzione su quello che la telecamera sta riprendendo, quindi la realtà si raddoppia”, spiega, “c’è anche un po’ di nostalgia di quel momento. Di essere uno sguardo su qualcosa che pochi vedevano, e sulle persone che rimangono fuori in quei momenti, che hanno lo stesso sguardo privilegiato. E sono le persone ai margini”. Oggetto primario del documentario infatti non è Milano, quanto piuttosto la dura realtà dei rider, una categoria di lavoratori essenziali precari e spesso invisibili che hanno svolto un ruolo cruciale nel momento più duro dell’era pandemica.
“Milano è la capitale nazionale del food delivery”, scrivono gli autori nella presentazione, “con un numero stimato di 3mila rider che lavorano in città. La maggioranza sono uomini tra i 22 e i 30 anni. Consegnare il cibo è la loro primaria fonte di guadagno, e questo contraddice l’equazione ‘rider come lavoretto per studenti’. Più della metà sono migranti – 40% dall’Africa, 15% dall’Asia, 5% dal Sud America. […] Trascorrono sulla bicicletta fino a 50 ore alla settimana”.
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