Radu Dragomirescu – Tempo di un bel rosso rosso viola
Mostra personale.
Comunicato stampa
L'apertura al pubblico dell'antologica di Radu Dragomirescu rappresenta l'occasione per
intitolare ufficialmente la sede espositiva dell' Ipogeo della Rotonda del Talucchi al compianto
Presidente Fiorenzo Alfieri, che molto si era battuto per la ristrutturazione dello spazio, e
commemorare Massimo Melotti, critico d'arte, intellettuale ed apprezzato docente di Antropologia
Culturale all'Accademia Albertina, recentemente scomparso pochi giorni dopo un malore che lo
ha colto durante una lezione, a testimonianza della sua dedizione all'insegnamento.
L’Accademia Albertina si trova a vivere questa fase storica del tutto inedita, caratterizzata da un’emergenza sanitaria
pandemica che, solo un anno fa, nessuno sarebbe stato in grado di preventivare, dimostrando grandi capacità
reattive, grazie al concorso di tutte le sue componenti, Presidenza e Direzione, studenti e docenti, comparto
amministrativo e coadiutori. Anche dal punto di vista di eventi ed iniziative artistiche abbiamo cercato di stare vicini
al nostro pubblico, grazie allo staff della Pinacoteca Albertina, che ha visto aumentare i suoi visitatori, nei periodi
in cui è stata possibile l’apertura, dimostrando che l’arte deve essere la risposta gli artisti servono per comprendere
i cambiamenti del mondo che ci aspetta. Molte sono state le mostre di qualità, così come eventi e presentazioni, in
diretta od in streaming.
Ora nell’ambito della valorizzazione e promozione degli artisti che sono stati docenti e studenti della nostra
Istituzione, è il turno dell’importante antologica di Radu Dragomirescu. Dragomirescu, stimato docente di Pittura
della nostra Istituzione, è un artista ed intellettuale di assoluto livello internazionale, profondamente europeo in
relazione ad una vita spesa tra Romania ed Italia, apportando la sua cultura che nasce dalle sponde del Mar Nero. Il
suo è uno stile al di fuori di una precisa contingenza temporale, anche se memore della tradizione dell’avanguardia
della seconda metà del Novecento. A cavallo tra pittura ed installazione, l’arte di Dragomirescu, usando tonalità
discrete e chiaroscurali, tra luce ed ombra, ed adoperando un ampio repertorio segnico e simbolico, riflette
sull’eterno dualismo tra vita e morte, tra stasi e rinascita. Le suggestive sale dell’Ipogeo del Talucchi, accolgono le
opere di Dragomirescu in un allestimento elegante, curato personalmente dall’artista come il ricco catalogo che ci
permette di seguire il suo percorso creativo attraverso documenti, fotografie, installazioni e testi poetici. Una mostra
di grande sensibilità che ci insegna ad accostarci con rispetto al silenzio misterioso dell’arte di Dragomirescu che
ci lascia questo messaggio che condivido con convinzione: “L’arte ha la capacità suprema di emozionare gli animi,
è educazione alla libertà e al ragionamento intuitivo e ci rende degni di esseri umani a contatto con Dio”.
Paola Gribaudo
Presidente Accademia Albertina di Belle Arti
Il lavoro di Radu Dragomirescu è in grado, per la sua complessità culturale che non si traduce, però, in ermetismo
e si presta ad essere penetrata e compresa dagli spiriti sensibili e recettivi, di simboleggiare la storia artistica italiana
ed europea degli ultimi cinquant’anni, emblematici di un divenire che alterna repentine fughe in avanti a corse a
ritroso in un tempo di pari vicino e remoto, ma non solo.
La sua poetica, pur presentando indubbie sintonie con movimenti nati a contatto con il genius loci italiano, collocati
in un decennio tra i primi anni anni Settanta ed i primi anni Ottanta, tutti successivi all' ondata del Concettuale e
dell'Arte Povera, ma traenti al tempo stesso ispirazione da questi , è stata in grado di conseguire notevoli consensi
in campo internazionale, in virtù di un percorso coerente e riconoscibile, in cui si rinvengono elementi base del
linguaggio dell'avanguardia, che fanno di Radu Dragomirescu un'artista in meditata sintonia con il proprio tempo,
ma di pari non facilmente incasellabile in una precisa corrente.
L'iconografia di Dragomirescu è volutamente inattuale, nei termini della cronaca e della sociologia spicciola, ma al
tempo stesso eterna e necessaria, implicita da sempre allo scorrere dell'esistenza. L’artista cita il “qui ed ora”,
ricorrendo a temi mitici ed archetipi, quindi contemporanei, in quanto riferiti alla condizione umana in relazione
non solo al proprio tempo, ma all'universo naturale che la circonda e che ne determina l'esistenza oppure la fine.
Le sue tematiche prevalenti come la dimensione del segno, il dualismo tra luce ed ombra, vita e morte, visibile ed
invisibile, il ricorrere a simboli sacri e sapienziali, si mostrano a noi con la valenza di un enigma aperto a molteplici
interpretazioni.
L’artista nasce in Romania, lembo estremo del continente, a cavallo tra mondo slavo e latino.
Si trasferisce fin dagli anni Settanta in Italia, pur mantenendo contatti saldi e continui con la terra di origine,
costruendo una carriera di assoluto rilievo internazionale. In seguito consolida ulteriormente il rapporto con il nostro
paese tramite la pratica dell’insegnamento, approdando all’Accademia Albertina, di cui è stato stimato docente di
Pittura, contribuendo con il suo magistero all’affermazione e valorizzazione di numerosi giovani talenti.
In questa antologica, in uno spazio unico e suggestivo come l’Ipogeo della Rotonda del Talucchi, sede espositiva
dell’Accademia che, proprio in occasione di questa mostra sarà ufficialmente dedicata alla memoria di Fiorenzo
Alfieri, grande personalità della cultura torinese e stimato Presidente della nostra Istituzione dal 2013 al 2019, e nel
catalogo che la accompagna, sarà possibile, in un luogo estremamente idoneo alle potenzialità del suo stile, godere
di una visione completa della cinquantennale carriera di Radu Dragomirescu, con la riproduzione di opere esposte
in prestigiose gallerie e musei, oltre a quelle studiate apposta per l’allestimento.
Edoardo Di Mauro
Direttore Accademia Albertina di Belle Arti