Continua il mistero del Caravaggio ritrovato a Madrid. È davvero di Michelangelo Merisi?
L’opera è stata segnalata all’amministrazione pubblica competente, la Comunidad de Madrid, che ha avviato le pratiche per dichiararla Bene di interesse culturale e proibirne l’esportazione
Da settimane il mondo dell’arte si interroga sul mistero del Caravaggio ritrovato a Madrid. L’Ecce Homo attribuito al “circolo di Ribera” – in vendita all’asta da Ansorena l’8 aprile scorso al prezzo base di 1500 euro, poi ritirato dal mercato – potrebbe essere davvero la tela di Michelangelo Merisi che da anni, studiosi, antiquari e collezionisti stavano cercando e che, secondo fonti autorevoli, si trovava proprio in Spagna.
UN CARAVAGGIO NAPOLETANO ESPORTATO DAL VICERÈ DI NAPOLI
A darne la notizia, per prima, è stata la storica dell’arte varesina Cristina Terzaghi (docente dell’Università RomaTre), che ha viaggiato ai primi di aprile a Madrid proprio per ammirare da vicino il quadro dipinto a Napoli nel 1606-1607 e uscito dall’Italia cinquant’anni dopo, al seguito del viceré spagnolo García Avellaneda y Haro, secondo Conte de Castrillo, come risulta dall’inventario dei suoi beni del 1659. Grazie all’intervento del Museo del Prado, l’opera è stata segnalata all’amministrazione pubblica competente, la Comunidad de Madrid, che ha avviato le pratiche per dichiararla Bene di interesse culturale e proibirne l’esportazione. Il mistero intorno all’attribuzione critica e alle vicende storiche del dipinto si è però infittito, soprattutto a causa dell’anonimato dei proprietari e delle inspiegabili ragioni di un prezzo base d’asta così basso per un’opera antica.
I PROPRIETARI DI OGGI EREDI DI UN POLITICO DELL’OTTOCENTO
Tra tante supposizioni, come le tessere di puzzle stanno affiorando a poco a poco dettagli significativi di questa appassionante storia. Dopo lunghe reticenze, finalmente è stato reso noto il nome degli attuali proprietari del quadro. Si tratta di una famiglia residente a Madrid, i Pérez de Castro, conosciuti per un avo materno che fu l’architetto del Valle de Los Caídos (Diego Méndez) e diretti discendenti di una personalità di spicco della Spagna del XIX secolo, il politico Evaristo Pérez de Castro. Spirito liberista, fra i fautori della prima costituzione spagnola di Cadice del 1812, fu amico e sostenitore di Goya (che gli fece tra l’altro un bellissimo ritratto, oggi al Louvre), oltre che collezionista raffinato e amante della pittura naturalista. Il cognome dei proprietari è il primo tassello di una serie di nuove scoperte e supposizioni.
STORIA DI UNA PERMUTA CON L’ACCADEMIA DI SAN FERNANDO
“Quando ho saputo che si trattava dei Pérez de Castro”, ci racconta Itziar Araña, coordinatrice del Centro Studi I+D+I dell’Accademia di Belle Arti di San Fernando, con un dottorato all’Università di Padova, “ho subito ricollegato l’opera a uno studio che feci qualche anno fa, riguardante uno scambio insolito avvenuto tra due quadri. Dai nostri archivi risulta infatti che, nel 1823, proprio Evaristo Pérez de Castro, accademico d’onore, chiese alla corporazione di realizzare una permuta con un’opera di sua proprietà, un San Giovanni Battista attribuito allora ad Alonso Cano”. “La curiosità”, prosegue Itziar, “è che lo stesso Evaristo stilò una lista di quattro dipinti che desiderava ricevere in cambio. Nell’ordine: Loth e le sue figlie, del pittore italiano Francesco Furini (oggi al Prado); una Maddalena di Murillo (esposta tuttora all’Accademia); un Cristo che raccoglie le sue vesti di Alonso Cano (anch’esso parte della nostra collezione); e, per ultimo, un Ecce homo con dos saiones de Carabaggio, numero 155 dell’inventario del 1821. Fu la giunta ordinaria del 16 febbraio 1823”, conclude Itziar, “ad approvare tale scambio proprio con il quadro di Caravaggio, fatto che restò debitamente documentato negli archivi dell’Accademia”. La scoperta è senz’altro significativa. L’Accademia di Belle Arti di San Fernando di Madrid è un’istituzione antica ed autorevole, sorta nella seconda metà del Settecento e che già all’epoca possedeva una galleria di pittura e una di scultura. Si trova in un elegante palazzo in calle Alcalá, a due passi da Puerta del Sol, ed ospita uno dei musei più belli e forse meno noti di Madrid, con una straordinaria collezione di pittura spagnola, meravigliosi Goya e l’unico Arcimboldo esposto in Spagna. Attraverso la propria pagina Facebook, la direzione dell’Accademia ha comunicato l’esito delle recenti indagini riguardanti l’Ecce Homo di cui tutti parlano. Escludendo però, a priori e con eleganza, qualsiasi pretesa di richiesta dell’opera per il proprio museo.
UN CARAVAGGIO NEL SEQUESTRO DEI BENI DI MANUEL GODOY
“La permuta in sé è senz’altro un fatto eccezionale”, spiega Alfredo Pérez de Armiñan, ex presidente di Patrimonio Nazionale, oggi vicedirettore dell’Accademia di San Fernando e fra le personalità più stimate nel mondo dell’arte in Spagna. “In passato l’Accademia, soprattutto nei primi anni dell’Ottocento, ha ceduto spesso opere, tutte con regolari transazioni. È curioso, invece, che nell’inventario del 1824 quel San Giovanni Battista appartenuto a Pérez de Castro cambi già attribuzione: da Alonso Cano al suo discepolo Pedro Attanasio Boccanegra”. “È merito invece dell’accademico Josè Maria Luzón(archeologo noto in Italia per gli studi intorno agli scavi di Castellamare di Stabia, nonché ex direttore del Museo del Prado ndr.) aver segnalato in questi giorni che nell’inventario del 1824 è contenuta l’informazione secondo la quale il Caravaggio oggetto della permuta dell’anno precedente, ovvero l’Ecce Homo, provenisse dal gruppo di beni sequestrati a Manuel Godoy nel 1808, per ordine di re Fernando VII”.Manuel Godoy fu l’onnipotente e discusso ministro del re Carlo IV, ma anche mecenate e proprietario di una delle più ricche collezioni d’arte di Spagna, tra cui Las Majas di Goya e alcuni Velázquez. Goya lo ritrasse nel 1801 in una grande tela esposta oggi proprio a San Fernando.
IL DIPINTO RESTERÀ PER SEMPRE IN SPAGNA
È una certezza, infine, che il presunto Caravaggio resterà per sempre in Spagna, dove è stato ritrovato. In base alla Legge di Patrimonio del 1985, un Bene di interesse culturale non può infatti espatriare, se non per ragioni espositive temporanee. “In caso di vendita – chiarisce infine Pérez de Armiñan, fra gli autori della suddetta legge – il proprietario ha l’obbligo di comunicarlo allo Stato, che può esercitare il diritto preferente di acquisto. Nel caso di un collezionista o di una fondazione privata stranieri, invece, l’acquirente è costretto a custodire il bene entro i confini dello Stato spagnolo. La legge, però, non stabilisce l’obbligo di depositare l’opera in un museo pubblico”. L’ultima notizia trapelata a Madrid è che la famiglia Pérez de Castro ha coinvolto nella vicenda Jorge Coll, mercante d’arte catalano, già titolare della galleria madrilena Coll & Cortés, dal 2015 partner e Ceo della prestigiosa e antichissima firma antiquaria Colnaghi, con sede a New York, Londra, Venezia e Madrid. Spetterebbe dunque a Coll ora ottemperare alle eventuali richieste dell’amministrazione pubblica in materia di studio, conservazione e disponibilità dell’opera a fini espositivi. Durante la delicata fase di attribuzione, che si presume lunga, qualunque expertise o intervento di restauro deve essere infatti previamente autorizzato dall’autorità competente della Comunidad di Madrid.
-Federica Lonati
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