Tomas Rajlich – Make it new!

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA VILLA CROCE
Via Jacopo Ruffini 3, Genova, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

giovedì dalle 15 alle 19; venerdì-sabato e domenica dalle 11 alle 19. Solo nella prima settimana apertura anche martedì 4/5 e mercoled5/5 dalle 15 alle 19.

Vernissage
03/05/2021

su invito, ore 12.00 a Villa Croce (Via J. Ruffini,3) nel rispetto delle normative Covid; diretta streaming sulle pagine Facebook Genoa Municipality e Musei di Genova

Biglietti

biglietto intero: € 5; biglietto ridotto: € 3 (disabili, ultra 65 anni cittadini UE); ingresso gratuito: tutte le domeniche riservato ai residenti del Comune di Genova, bambini e ragazzi fino a 18 anni non compiuti, accompagnatori disabili È consigliato l’acquisto online del biglietto sul circuito Ticketone (inserire logo con link cliccabile) https://www.ticketone.it/artist/arte-contemporanea-villa-croce/ oppure telefonando al numero +39 010 580069 (giovedì e venerdì, dalle 15 alle 19)

Patrocini

Sponsor: ABC-ARTE, Galleria d’arte contemporanea - Genova

Sponsor tecnici: Boero Colori, Genova e Pitto P-zeta, Genova

Media Partner: Rai Cultura

Patrocini: Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi

Artisti
Tomas Rajlich
Curatori
Cesare Biasini Selvaggi, Flaminio Gualdoni
Generi
arte contemporanea, personale

Il Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce dedica un’ampia retrospettiva a un grande interprete internazionale dell’astrattismo (arte non oggettiva), l’artista ceco naturalizzato olandese Tomas Rajlich, in dialogo con alcune opere chiave della collezione museale.

Comunicato stampa

Il Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce dedica un’ampia retrospettiva a un grande interprete internazionale dell’astrattismo (arte non oggettiva), l’artista ceco naturalizzato olandese Tomas Rajlich, in dialogo con alcune opere chiave della collezione museale (dall’astrattismo del secondo Dopoguerra alle ricerche percettiviste e preconcettuali degli anni Sessanta, fino all’arte Optical e alla Nuova Pittura - Pittura analitica - dagli anni Settanta e Ottanta).

La mostra, a cura di Cesare Biasini Selvaggi e Flaminio Gualdoni con la collaborazione di Martin Dostál, presenta attraverso oltre ottanta opere una panoramica inedita del peculiare percorso artistico e della vitalità espressi dalla pittura aniconica.

La mostra è prodotta dal Comune di Genova, realizzata in collaborazione con ABC-ARTE Galleria d’arte contemporanea di Genova, con il Patrocinio dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi. Media Partner è Rai Cultura.

«Era per me doveroso fare in modo che la proposta di una mostra così solida dal punto di vista curatoriale e così importante per il Museo d’arte contemporanea di Genova venisse accolta e valorizzata al massimo» afferma Anna Orlando, Advisor per Arte e patrimonio Culturale del Comune «perché oltre alla qualità e alla bellezza dell’arte di Tomas Rajlich è un onore per noi che un artista di tale livello e fama internazionale abbia scelto personalmente le opere della collezione permanente del museo per istaurare un dialogo visivo e concettuale con le proprie. È un’occasione unica e preziosa per il nostro pubblico con cui dialogare attraverso il suo astrattismo magico, delicatissimo e magnetico».

La mostra

Dopo la grande stagione astratta degli anni Trenta, all’apice del modernismo, negli anni Sessanta e Settanta, gli artisti ne stressarono le qualità sia di forma che di contenuto. Si può dibattere se l’enfasi di allora sul minimalismo, sulle potenzialità del concettuale e sull’estetica della riduzione non abbia forse provocato un allontanamento tra gli artisti e il loro pubblico. Però è altresì chiaro che questa fase rappresentò non solo una necessità, ma anche un periodo alla cui eredità (ancora oggi vitale) l’arte contemporanea torna a rivolgersi senza soluzione di continuità. Non solo per un’esigenza di ricognizione storico-critica, ma per la riscoperta sorprendente della sua efficacia, delle sue qualità, della sua genialità concettuale e della sua espressività astratta. Una vera e propria miniera di spunti e stimoli a cui attingere per condurre anche oggi una ricerca attuale e vibrante.

E qui non siamo lontani dal titolo della mostra MAKE IT NEW!, ovvero un focus dall’approccio originale sull’inesauribile carica innovativa della pittura aniconica, che ha solcato il XX secolo fino ad approdare ai nostri giorni.

Il percorso espositivo delle opere di Tomas Rajlich, che documentano oltre mezzo secolo di ricerca, parte dagli esordi nella scultura degli ultimi anni Sessanta, per concludersi con i suoi lavori più recenti, con le loro variazioni sull’intensità, la luminosità e la consistenza della pittura stessa, attraverso sensibilissime texture di materia-colore.

Un avvicendarsi di lavori di sala in sala, a confronto e in dialogo con una selezione di preziose opere appositamente allestite di maestri italiani dell’astrattismo, provenienti in gran parte dalla collezione del Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce: Getulio Alviani, Rodolfo Aricò, Agostino Bonalumi, Enzo Cacciola, Antonio Calderara, Nicola Carrino, Gianni Colombo, Pietro Consagra, Dadamaino, Piero Dorazio, Lucio Fontana, Marco Gastini, Giorgio Griffa, Riccardo Guarneri, Paolo Icaro, Osvaldo Licini, Piero Manzoni, Fausto Melotti, Bruno Munari, Martino Oberto, Claudio Olivieri, Arnaldo Pomodoro, Mauro Reggiani, Antonio Scaccabarozzi, Paolo Scheggi, Turi Simeti, Atanasio Soldati, Giuseppe Uncini, Nanni Valentini, Claudio Verna, Gianfranco Zappettini.

Attende il visitatore una successione di dipinti, disegni, sculture non convenzionale come la stessa estetica dell’artista ceco. Il focus sulla ricerca aniconica italiana è stato deciso dallo stesso Rajlich, in relazione agli spazi espositivi di Villa Croce e a quegli artisti che, dagli anni Cinquanta, hanno lavorato in modo più radicale sull’astrazione e sull’uso minimalista del colore. Capiterà così al pubblico di imbattersi, tra gli altri, in lavori come Achrome (1958) di Piero Manzoni, Cementarmato (1960) di Giuseppe Uncini, Bianco (1967) di Agostino Bonalumi, Tema II e 7 variazioni (1969-70) di Fausto Melotti, Concetto spaziale, Attese (1963) di Lucio Fontana.