Valentina Vannicola – Storie di uomini isole e nebbie
In mostra una piccola antologica della produzione dell’artista, che collabora da tempo con il MAXXI in Roma e con importanti istituzioni museali internazionali
Comunicato stampa
Valentina Vannicola è una delle principali rappresentanti in Italia della staged photography, la fotografia della "messa in scena": presenta come reali scene costruite secondo le dinamiche proprie del cinema. Traduce spesso in immagini opere letterarie e racconti che ha messo in scena in tableaux vivants.
Ciascuna sua immagine è il frutto di un meticoloso lavoro preparatorio: bozzetti, ricerca degli oggetti e dei costumi di scena, individuazione delle location sono le tappe per arrivare alla creazione di un'immagine finale. Protagonisti delle sue opere sono attori non professionisti che vengono coinvolti nei diversi contesti.
In mostra i suoi primi progetti (Nel Paese delle meraviglie, La principessa sul pisello, Living Layers), in bilico tra ironia e surrealtà, sino ai più recenti: Riviere, ispirato all’incredibile storia dell’Isola delle Rose, e Eravamo terraferma, ambientato nella ex Jugoslavia sfondo delle guerre etniche degli anni Novanta. Due serie in cui viene proposto un viaggio nell'atmosfera ovattata e immaginifica di due isole adriatiche, mentre il velo che separa la realtà dalla finzione si fa più sottile.
In questa panoramica visiva e temporale, vengono messe in luce le costanti del suo lavoro: la messa in scena, il rapporto con il testo letterario e la narrazione più in generale, l'importanza della relazione con i luoghi e i loro abitanti.
Nel Paese delle meraviglie, per la prima volta l'autrice sceglie di coinvolgere nella messa in scena di un testo letterario (Alice nel paese delle meraviglie, Lewis Carroll, 1865) i suoi famigliari e alcuni abitanti del suo paese natale, Tolfa, nella Maremma laziale a nord di Roma. Il risultato è una serie di cinque scatti in cui la fisicità dei personaggi, i costumi e gli oggetti di scena sono lontani dall’incanto fiabesco del testo e ne sottolineano invece quello più ironico e grottesco.
Ne La principessa sul pisello, un riadattamento della fiaba di Hans Christian Andersen, lo sguardo di Valentina Vannicola si fa dissacrante con l’utilizzo di attori non professionisti, la scelta delle location nel contesto naturale a lei noto, senza alterazione luministica, e l’utilizzo di materiali poveri, domestici, per le installazioni di alcuni scatti.
Nel 2012 Vannicola lavora per una committenza su un quartiere della città di Roma: nasce così Living Layers dove viene messa in scena una città apparentemente priva di riferimenti temporali e spaziali specifici. I personaggi, gli abitanti del quartiere del VI Municipio, vengono isolati all’interno di spazi simbolici che portano il segno storico e sociale di quel territorio.
Infine con Riviere (2014) e Eravamo terraferma (2017) viene mantenuto e talvolta esasperato il rapporto con il testo e le fonti, mentre i luoghi divengono ancora una volta portatori di senso. In Riviere , il territorio di indagine è la Riviera Romagnola dove viene ambientata una storia composta dall'autrice, ispirata dai racconti di viaggio dei suoi nonni paterni e dall'Isola delle Rose: una piattaforma costruita in mezzo al mare, dichiarata indipendente e infine bombardata dallo Stato italiano nel 1969. Con Eravamo terraferma, invece, ci spostiamo nelle acque un tempo jugoslave ed oggi croate, in un'isola con una storia completamente diversa, costruita su fonti storiche e fatti realmente accaduti: il racconto di una storia “possibile” ma mai realmente accaduta che guarda al di là dell’Adriatico, alla ex Jugoslavia del maresciallo Tito.