A tre anni dal graphic novel Luna del mattino, vincitore dei premi Micheluzzi e Romics come miglior libro, Francesco Cattani (Bologna, 1980) torna in libreria con un nuovo fumetto. Un’antologia di storie taglienti che conferma il talento di uno dei più grandi autori italiani in circolazione.
Cosa vuol dire per te essere fumettista?
Da piccolo facevo l’attore, poi ho fatto il facchino ma volevo fare lo scultore. Ho iniziato a fare i fumetti per caso, credo sia colpa di un mio compagno di classe che stava in fissa con Dragon Ball. Ti devo dire che a quei tempi fare il fumettista non era così figo come ora, però mi sembrava la forma d’arte più nuova e potente in quel momento.
Da qualche mese sei in libreria con Notte Rosa: una raccolta di vecchie storie popolate da personaggi grotteschi, riferimenti alla cultura pop, alla società consumista e al mito. Me lo racconti?
In queste storie il mondo razionale e l’inconscio sono mescolati seguendo una logica apparentemente illogica, un’intuizione di pancia. Un individuo può essere ispirato contemporaneamente da Goya, Walt Disney, Bach e Fabri Fibra? È come quando ti svegli e hai fatto un sogno incredibile, luminoso, e poi hai l’appuntamento dal commercialista!
IL NUOVO LIBRO DI FRANCESCO CATTANI
L’illustrazione che hai pensato per Artribune è tratta dal libro, giusto?
Mi faceva ridere l’idea di un personaggio mitologico, tipo divinità con testa di animale, che usa i gesti della cultura pop contemporanea. È il caos. È lo stesso discorso di prima: mondi primordiali si mescolano con argomenti super attuali. Questo del pollice alzato, però, forse è un gesto da boomer…
A tre anni da Luna del mattino (vincitore del premio Micheluzzi come miglior libro), dov’è nato il bisogno di ripescare dai cassetti questi fumetti, e a quando risalgono esattamente?
Sono fumetti nati per delle riviste uscite in edicola intorno agli Anni Dieci. Un anno fa sfogliavo quelle tavole con il mio amico Alessio Trabacchini e con Ratigher, e abbiamo capito che serviva pubblicarle tutte insieme. Quando ho disegnato le storie di Notte Rosa vivevo immerso nel magma, ero incazzato, accecato, era tutto molto potente e molto precario. Non ero lucido ma era tutto chiaro. Notte Rosa è il reportage di uno stato di furia interiore.
IL CONFRONTO CON IL PASSATO
Il libro è una sorta di grande déjà-vu, e non solo per la carica onirica che prevale. Nelle storie sembrano comparire, seppure in maniera assai primordiale, accenni a temi e personaggi che avresti ritrovato nei tuoi libri successivi. Mi riferisco, ad esempio, al tema della maschera, al bambino gigante, al contatto con l’aldilà.
Sì è vero, maschere e mostri sono i modi in cui visivamente ho interpretato alcune esperienze traumatiche. Ad esempio la sensazione di non avere il controllo della vettura in cui ti trovi durante un incidente l’ho immaginata come un bambino gigante, divino, che gioca con le automobiline, con la vita delle persone. In passato mi sono capitati incidenti grotteschi che mi hanno portato a vedere da vicino la morte e quando tocchi la morte, si dice, diventi pazzo. Il disegno per me è una sorta di terapia. Molto spesso, quando sono confuso, metto la penna sul foglio e lascio che le figure si susseguano: alla fine mi trovo a decifrare la mia vita cercando un senso in quelle composizioni. A volte un po’ spaventa, ma è il canale più sincero con quello che ho dentro.
In quasi venti anni di cose ne sono cambiate. Dal punto di vista professionale quant’è stato utile il dialogo con il Francesco Cattani dell’epoca? E, più in generale, cosa innesca un tipo di confronto di questo genere, in cui si è chiamati a osservare con distacco la strada percorsa dall’adolescenza alla maturità?
Generalmente non rileggo le mie cose ma sono contento di aver fatto quei disegni, è stato bello rivederli da spettatore. Crescendo le attitudini e i punti di vista si evolvono, è normale, ma ho dentro ancora tantissimi mostri e non vedo l’ora di disegnarli!
‒ Alex Urso
Francesco Cattani – Notte Rosa
Coconino Press, Roma 2020
Pagg. 160, € 22
ISBN 9788876184611
www.coconinopress.it
Versione integrale dell’articolo pubblicato su Artribune Magazine #59-60
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