Il mio cuore è vuoto come uno specchio, a Istanbul l’installazione di Gian Maria Tosatti
Dopo aver fatto tappa a Odessa, l’artista italiano – da anni impegnato a indagare il concetto di democrazia nell’età contemporanea attraverso l’analisi di diverse città del mondo – è giunto a Istanbul, dove ha realizzato una installazione che riflette sul processo di gentrificazione che la città turca sta vivendo negli ultimi anni
Si conclude a Istanbul Dittico del Trauma, progetto dell’artista Gian Maria Tosatti (Roma, 1980) la cui prima parte – o per meglio dire “episodio” – ha visto protagonista la città diOdessa, in un percorso volto a indagare “quali sono i punti critici che stiamo vivendo in questo momento contraddistinto dalla crisi della democrazia occidentale nata nell’Atene di Pericle e che da sempre è stata il faro dell’evoluzione della nostra civiltà”, come ci spiegava lo scorso dicembre l’artista durante la sua permanenza nella città Ucraina. Dittico del Trauma è una delle sezioni di cui consta il più complesso progetto Il mio cuore è vuoto come uno specchio – viaggio che negli ultimi anni ha portato Tosatti a toccare le città Catania, Riga, Cape Town, Odessa e Istanbul, territori in cui l’artista ha vissuto e riflettuto sui cambiamenti della società contemporanea – è realizzato con il sostegno dell’Italian Council (7. Edizione, 2019).
LA MOSTRA DI GIAN MARIA TOSATTI A ISTANBUL
Per l’episodio di Istanbul (a cura di Devrim Kadirbeyoğlu e Antonello Tolve, e organizzato da The Blank Contemporary Art di Bergamo e Depo, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura a Istanbul), Tosatti ha realizzato un’installazione – all’interno di un edificio liberty nel cuore del quartiere curdo di Tarlabaşı – che riflette sul processo di gentrificazione che la città di Istanbul tra vivendo negli ultimi anni, tra tensione verso il nuovo e la conseguente cancellazione del passato. La speculazione edilizia sta portando la città a espandersi e alla costruzione di nuovi fabbricati, facendo perdere l’identità del centro storico e obbligando le persone meno abbienti a spostarsi verso le periferie. “Vivere questi mesi a Tarlabaşı, per me e per il mio team, è un’esperienza potente e dolorosa”, spiega l’artista che sta preparando la mostra più importante della sua vita: il Padiglione Italia alla prossima Biennale d’Arte del 2022 a Venezia. “È come osservare una stella morente. Essere esposti ai suoi ultimi bagliori, dall’osservatorio privilegiato del palazzo in cui stiamo costruendo l’opera. Un’opera che si oppone, con la disperata vitalità della poesia, all’avanzare del deserto”. Suggestioni, queste, restituite dall’artista attraverso un’installazione che vede protagonista, all’interno di un appartamento semivuoto, una ragazza sorda, che quindi non sente provenire dalle finestre il frastuono proveniente dall’esterno, ma lo avverte attraverso le vibrazioni sugli oggetti di vetro presenti nel palazzo. Accanto a una finestra c’è un vecchio grammofono, la cui voce, costituita da armoniche vibrazioni, è una sorta di preghiera utilizzata dalla ragazza per placare il caos proveniente dall’esterno. Ecco le immagini dell’installazione.
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– Desirée Maida
Istanbul // fino al 4 giugno 2021 Gian Maria Tosatti – Il mio cuore è vuoto come uno specchio – Episodio di Istanbul Ömer Hayyam cd. 11 www.myheartisavoid.com
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Desirée Maida
Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…